OSTUNI- Votano per togliere il crocefisso dall’aula consigliare di Ostuni e il loro partito li espelle. L’udc ha espulso Fabrizo Putignano e Angela Matarrese consiglieri comunali di Ostuni per aver votato contro l’esposizione del crocefisso nella sala del consiglio, un atto ritenuto dalla segreteria provinciale dello scudo crociato contro gli ideali del partito. “Questa questione- afferma Ciro Argese, segretario provinciale dell’Udc- ha suscitato incredulità e sgomento negli organismi dirigenti provinciali e regionali. Il fatto che un iscritto al nostro partito abbia votato con la maggioranza che ha deciso di togliere uno dei piu’ grandi simboli della nostra religione dall’aula Istituzionale più rappresentativa del Comune di Ostuni ha creato in noi forte delusione verso chi, invece, ritenevamo vicino agli ideali del partito”. Non solo, Argese rimanda la decisione al collegio regionale dei probiviri affinchè si faccia chiarezza sulla vicenda, e fa riferimento all’articolo 85 dello statuto del partito. Putignano aveva già spiegato il perché del suo voto. “La fede va vissuta ogni giorno- aveva detto-mentre la simbologia religiosa non è attinente con i luoghi dell’Amministrazione e della politica”. Ma questo al partito di Casini non basta, e non convince. Gli ideali e i principi si rispettano, almeno in tema di crocifisso.
Lu.Po.
Se all’UDC va bene difendere e candidare inquisiti e condannati a livello nazionale o l’ultimo episodio in Sicilia a livello regionale e poi espellere due consiglieri per questo voto…. non resta che all’elettore trarre le dovute conclusioni…..
Trovo sconcertante la decisione di espellere Angela Mataresse dall’UDC. Più assurda che la motivazione sia quella del aver votato un ordine del giorno si toglie il crocifisso dall’aula consigliare di Ostuni. Nemmeno all’epoca della DC sarebbe accaduta una cosa simile. Inoltre al novello inquisitore gli consigliamo di informarsi bene infatti l’espulsione ai sensi dell’art. 90 dello statuto dell’UDC indica che è la direzione provinciale in apposita seduta che deliberare la misura disciplinare per gravissimi motivi morali e politici.