Il giorno dell’Energia, Pd: “Meno carbone, chiudere Edipower e controlli ambientali”

BRINDISI- A poche ore al consiglio comunale monotematico sull’Energia, che si terrà questo pomeriggio a Brindisi a partire dalle 15, la direzione provinciale del Pd rende nota la sua posizione in merito all’insediamenti industriali presente nel capoluogo messapico.  In sintesi: riduzione del carbone per ridurre le emissioni in atmosfera, ambientalizzazione degli impianti, chiusura e bonifica del sito della centrale Edipower, protocollo intesa con le aziende per maggiori opportunità sul territorio, e l’attuazione di un sistema di monitoraggio ambientale.

Vi proponiamo integralmente l’intervento del Partito democratico

“La città di Brindisi, la cui area industriale è stata definita ad alto rischio ambientale e, con la legge 426/1998, Sito di bonifica di interesse nazionale (SIN), ospita storicamente il più imponente insediamento industriale energetico d’Europa grazie alla presenza, in particolare: della centrale termoelettrica ENEL “Federico II” alimentata a carbone con una capacità totale di 2640 MW installati, tra le più grandi in Europa; la centrale Edipower con 2 gruppi convenzionali alimentati a carbone per un potenza complessiva di 640 MW; la centrale Enipower, all’interno del Petrolchimico, a ciclo combinato con una potenza di 1170 MW, a cui si é aggiunta da alcuni anni, all’interno della raffineria SFIR, un nuovo impianto di produzione energetica da biomassa di circa 35 MW. A ciò si aggiunga che il territorio della città di Brindisi ospita, altresì, circa 200 MW di impianti fotovoltaici per una occupazione di terreni agricoli pari a circa 400 ettari

La situazione energetica complessiva del Paese, l’esigenza di diversificare le fonti per la produzione di energia, la mutata situazione di approvvigionamento di energia elettrica con il forte aumento di produzione da fonti rinnovabili, i progressi in atto nella tecnologia rispetto all’abbattimento delle emissioni e l’esigenza globale di porre sotto controllo le emissioni di CO2, rendono necessario una complessiva rivisitazione del complesso del polo energetico brindisino. Tale obiettivo va perseguito rinnovando gli stessi rapporti negoziali tra aziende energetiche e istituzioni locali e soprattutto istituzioni nazionali. Non perseguendo la redazione di convenzioni, ormai non più attuali, ma piuttosto attraverso la capacità di avanzare specifiche richieste nella fase cruciale dei procedimenti istruttori ufficiali degli strumenti autorizzativi in corso (AIA), specie in relazione alle ricadute di carattere ambientale ed alla riduzione del carbone, movimento e inviato a combustione.

Il PD ritiene fondamentale che il rapporto con le grandi industrie sia oggetto, in modo continuo e trasparente, del pieno coinvolgimento delle istituzioni locali e delle forze sociali della città e dell’intero territorio, come opportunamente avviato nel corso nel Consiglio Comunale di Brindisi svoltosi nelle scorse settimane.

Tale obiettivo deve essere perseguito promuovendo la più efficace e avanzata sintesi tra i princìpi di tutela e salvaguardia della salute e dell’ambiente con la necessità di garantire le condizioni di un moderno e sostenibile sviluppo socio-economico del territorio.

Per tali ragioni appare preliminare il rafforzamento delle tecnologie di monitoraggio ambientale da fondare sull’adozione di un moderno, trasparente, continuo ed integrato sistema di controllo delle emissioni inquinanti – attraverso un  potenziamento del modello attualmente adottato dall’ARPA.

In particolare si ritiene imprescindibile dare vita a quel sistema di Monitoraggio Integrato Globale (già previsto per Brindisi, ma mai completamente attuato) per aria, acque, suolo e sottosuolo, capace di tenere sotto controllo quotidiano e in continuo i limiti massici globali delle emissioni e delle immissioni, in tutta l’area a rischio di crisi ambientale del territorio  brindisino.

Questo consentirebbe con esattezza di rilevare con esattezza gli effetti prodotti dall’inquinamento sulla salute e sull’ambiente. Il sistema di controllo deve essere ancora più accessibile e verificabile, rispetto ad oggi, da parte delle Istituzioni interessate e leggibile da parte di tutti.

Rapporto tra  ISTITUZIONI ed ENEL

In riferimento alla centrale Enel “Federico II” di Cerano si ritiene necessario proseguire lungo l’attività di investimenti in materia di ambientalizzazione della produzione e, pertanto, nell’ambito della procedura di verifica ed aggiornamento dell’AIA, già avviata, vanno definiti nuovi limiti emissivi ancora più stingenti rispetto ai risultati già conseguiti, sia in riferimento agli inquinanti quali polveri, SO2, NOx, sia in relazione alle emissioni climalteranti quale la CO2, da perseguire con ulteriori interventi  di ambientalizzazione,  mediante l’utilizzo delle più avanzate tecnologie  disponibili, ma soprattutto attraverso la riduzione del carbone movimentato e inviato a combustione. Tale richiesta va avanzata in sede AIA ed in ogni altra sede ritenuta opportuna. A tal proposito va garantita una informazione più puntuale sulla quantità di carbone bruciato attualmente e sull’attuazione concreta della prescrizioni previste dall’ultima AIA concessa.

Va, inoltre, accuratamente approfondita la vicenda relativa agli sforamenti di PM10 del Comune di Torchiarolo, aggiornando rilevamenti e approfondendo le analisi effettuate come da richiesta dello stesso Comune.

Vanno definiti contenuti, risorse e strumenti per il rilancio e consolidamento del Centro Ricerche Enel di Brindisi, in particolare con riferimento alle nuove tecnologie di abbattimento delle emissioni, di salvaguardia ambientale e di risparmio ed efficienza energetica.

Un nuovo Protocollo d’intesa tra istituzioni locali, forze sociali e aziende deve, inoltre, rappresentare lo strumento utile per valorizzare il coinvolgimento delle imprese locali nell’accesso alle commesse e per garantire la manodopera locale sia nei livelli occupazionali che in termini di sicurezza.

         Circa l’ipotesi di sostituire una quota di carbone bruciato con il CDR e/o CSS si ribadisce che questa soluzione risulta del tutto irricevibile.

IL POLO ENERGETICO NON E’ SOLO ENEL

Circa la centrale EDIPOWER, alla luce della rinuncia dell’azienda negli anni scorsi alla conversione della centrale a ciclo combinato e in presenza di un progetto di ulteriore produzione a carbone integrato dal CSS, il PD giudica negativamente tale volontà e ribadisce che è insostenibile il funzionamento a carbone di un impianto adiacente all’insediamento urbano, il quale risulta obsoleto sul piano tecnologico e pertanto di notevole impatto ambientale. Ne consegue la necessità – perdurando tali programmi – di un confronto tra Governo, Enti locali, forze sociali e azienda per programmare la chiusura dell’impianto. L’impegno del Governo è fondamentale anche allo scopo di non determinare difficoltà per i lavoratori diretti ed indiretti. Peraltro, con la dismissione della centrale verrebbero a crearsi degli spazi importanti per lo sviluppo dell’intera area portuale, oltre a produrre nell’immediato attività significative finalizzate alla realizzazione di opere di smantellamento degli impianti e di bonifica del sito.

Va  peraltro, avviato il confronto con la società ENIPOWER, che pur in presenza di emissioni molto basse, non può essere estranea ad una valutazione complessiva della bolla di emissioni, così come con tutti gli altri insediamenti industriali che concorrono alla formazione della stessa.

UN NUOVO RAPPORTO TRA TERRITORIO

E PRODUZIONE  ENERGETICA DA FONTI RINNOVABILI

In relazione ai notevoli risultati raggiunti in Puglia e nella provincia di Brindisi nello sviluppo di impianti alimentati da fonti rinnovabili, in alcuni territori con una presenza addirittura eccessiva su terreni agricoli, come nel brindisino, si ritiene necessario porre un freno ad ulteriori simili installazioni, in particolare quando questi riguardano centrali di grande produzione ad alto impatto ambientale, come nel caso di parchi eolici off-shore. Al contrario, è opportuno promuovere solo la realizzazione di impianti su immobili, sia pubblici che privati destinati prevalentemente autoconsumo.

L’IMPATTO SANITARIO

Per il Partito Democratico è fondamentale considerare, in ogni fase della valutazione circa la sostenibilità degli impianti industriali del SIN di Brindisi ed in particolare delle aziende energetiche, la dimensione dell’impatto sulla salute della popolazione prodotto dalle emissioni ed immissioni inquinanti determinato dal polo industriale nel suo complesso e dalle singole aziende. Ciò in considerazione del fatto che, come lo stesso Direttore di Arpa Puglia ha ufficialmente dichiarato, i limiti emissivi previsti dalle normative per l’esercizio dei singoli impianti non sono “health based”, ossia basati su dati epidemiologici sì da garantire che tali emissioni non abbiano un impatto negativo sulla salute della popolazione.

L’area a elevato rischio di crisi ambientale di Brindisi, infatti, vive la situazione apparentemente paradossale di una crescita di effetti sanitari “fuori norma”, pur mantenendo ogni impianto mediamente (ma solo mediamente) limiti emissivi d’inquinamento “nella norma”. Questo paradosso lo evidenziano numerosissimi studi scientifici ed epidemiologici, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le stesse indagini epidemiologiche condotte in questi anni dai Ministeri della salute e dell’ambiente, la recentissima e pregevole indagine sulle malattie neonatali, che testimoniano di un danno sanitario attuale, in corso.

Per questo riteniamo fondamentale e necessario completare immediatamente ogni studio ed approfondimento epidemiologico (in particolare quanto previsto dallo studio SENTIERI per il SIN di Brindisi), così come peraltro previsto dalla legge appena approvata dal Parlamento, la cosiddetta “Terra dei fuochi”. Ciò al fine di evidenziare lo stato di salute della popolazione in relazione all’inquinamento prodotto dal polo industriale. Tale principio, peraltro è stato già accolto e normato dalla Regione Puglia con la l.r. 21/2012 che sia per Taranto che per Brindisi prevede la Valutazione di Danno Sanitario. Ma anche portare a regime e rendere realmente funzionanti tutti quegli strumenti utili al monitoraggio della salute in rapporto con l’ambiente (registri tumori, malformazioni congenite etc…).

CONCLUSIONI

Per concludere, il Partito Democratico ribadisce la necessità di considerare l’inquinamento prodotto nel territorio brindisino nella sua globalità, cioè dall’insieme dell’apparato industriale inquinante: “…non limitando l’analisi agli impatti diretti dei singoli insediamenti industriali, ma considerando anche impatti cumulativi ed indiretti determinati da una pressione sull’ambiente e sul territorio costante e combinata da parte del polo industriale nel suo complesso.”

Poiché siamo convinti che si debba superare la logica del semplice rispetto dei limiti normativi applicabili ai singoli punti di emissione per proporre uno schema di risanamento complessivo del benessere del nostro territorio che tenga conto della intensità della pressione complessiva sull’ambiente dell’area a rischio e dei rischi congiunti connessi alla particolarità dello stesso

Per questa ragione di fondo, ed anche in riferimento alle pressoché totali competenze dello Stato in materia energetica, riteniamo fondamentale che tutti i nostri rappresentati istituzionali, ad ogni livello compreso quello comunale della città di Brindisi, si facciano portavoce della richiesta di:

–         Un tavolo nazionale inter-istituzionale sulla situazione industriale, ambientale e sanitaria brindisina (MISE, MATTM, Min. SALUTE, REGIONE, PROV, COMUNI, ARPA, ISPRA, ISS) che abbia come obbiettivo:

1)    la definizione dei limiti di emissioni massiche sopportabili dal territorio e dai suoi abitanti  al fine di azzerare ogni rischio sanitario;

2)    la strutturazione di un sistema di monitoraggio integrato ambientale globale (SIMAGE) completo, efficiente e fruibile capace di tenere sotto controllo quotidiano e in continuo i limiti massici globali delle emissioni e delle immissioni, in tutta l’area a rischio di crisi ambientale del territorio  brindisino.

3)    la gestione delle vertenze aperte;

4)    l’avvio della riconversione in chiave eco-sostenibile dell’apparato industriale brindisino attraverso progetti ed investimenti mirati alla riconversione, bonifica e reindustrializzazione con la concorrenza ed il coinvolgimento dei grandi gruppi industriali presenti sul territorio;

Ad ogni livello istituzionale poi devono essere assunte:

–         immediate iniziative di coordinamento, individuati finanziamenti ed economie utili alla ripresa, prosecuzione, approfondimento di ogni indagine epidemiologica già prevista dagli organi competenti (ARPA; ASL; ISS) o che si renda utile per una valutazione completa del rischio sanitario del SIN di Brindisi;

–         motivato parere negativo, da esprimere ufficialmente in tutte le fasi ed i procedimenti istruttori in riferimento al Progetto industriale per la Centrale Brindisi NORD, EDIPOWER A2A,  in particolare impegnando in tal senso Comune di Brindisi e Regione Puglia.

–         ribadire il proprio NO alla realizzazione della TAP nelle aree della stessa provincia, o comunque nei comuni ricadenti nell’area a elevato rischio di crisi ambientale (nonché di incidente rilevante) in considerazione della elevata complessità della situazione brindisina sul piano ambientale, industriale e sanitario,

 –         ribadire il netto dissenso su qualunque ipotesi di avvio di ricerche di petrolio nei fondali antistanti località ad alto interesse ambientale e turistico che rappresentano un importante realtà di sviluppo della nostra provincia e dell’intera  Regione, contribuendo in modo significativo alla rinascita turistica del Mezzogiorno.

La Direzione provinciale, con questo documento impegna tutte le sue rappresentanze politiche ed Istituzionali impegnati ai vari livelli a costruire tutte le iniziative politiche e istituzionali utili al raggiungimento degli obiettivi nello stesso contenuti.”

BrindisiOggi

 

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