Lavoratori della Piattaforma Polifunzionale: “Senza lavoro non possiamo più vivere”

BRINDISI- Tornano sul piede di guerra i lavoratori della Piattaforma Polifunzionale , dopo cinque anni di attesa restano ancora nell’incertezza occupazionale e decidono di lanciare un nuovo appello.

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto”.

Così recita l’ art. 4 della nostra Costituzione; e il verbo recita non è usato per caso perchè tale diritto ci viene di nuovo e ripetutamente negato, in una successione di eventi che ai nostri occhi inizia ad avere sembianze di un’ opera teatrale, non una commedia ma una tragedia in più atti. La tragedia è la nostra ovviamente, di noi lavoratori e padri di famiglia; l’ ultimo atto è il licenziamento.

L’ escalation di mortificazioni parte da lontano, da quell’ Aprile del 2009 in cui, con la dipartita di Veolia da gestore della Piattaforma Polifunzionale, inizia la nostra assenza dal mondo del lavoro, obbligati a tirare la baracca con un ammortizzatore in deroga insperabilmente conquistato dal Sindacato e che si è protratto fino a Febbraio 2012, data in cui Termomeccanica Ecologia, vincendo la gara pubblica indetta dall’ ASI, diventa gestore dell’ impianto ridando linfa alle nostre speranze. Trattasi di una gara sollecitata a gran voce dal Sig. Prefetto di Brindisi (Dr Cuttaia), in un accordo firmato il 31 Marzo 2009 oltre che da lui, anche da Provincia, Regione, ASI, Sindacati e Confederazioni; il territorio tutto si impegnava a salvare un bene pubblico e trenta lavoratori, questo era l’ obiettivo”.

Questo accadeva qualche anno fa, oggi lo scenario non sembra cambiato.

“Senza lavoro, senza stipendio, senza ammortizzatore, col nostro carico di drammi personali e sociali e con l’ angosciosa consapevolezza di non poter ritrovare l’ occupazione.

Non sappiamo se serva o meno elencare colpe o responsabilità in questa vicenda, ma è sicuro che di errori, e gravi, ne sono stati commessi. E tali errori li scontiamo noi. E il quesito è sempre lo stesso: colpa della burocrazia, cancro della nostra società, o c’ è dell’ altro?”.

Qui i lavoratori puntano il dito contro le istituzioni ree di non aver fatto abbastanza

“L’ atteggiamento ambiguo dell’ Ufficio Ecologia della Provincia, ad esempio, un ufficio tipicamente all’ “italiana”, il quale butta via un tempo infinito, per noi preziosissimo, per convincersi ad aprire il procedimento amministrativo per il progetto di TM.E. (la pratica gli spettava d’ ufficio come sentenziato dal TAR di Lecce a cui l’ ASI è dovuto ricorrere!) per il rilascio dell’ autorizzazione, per poi vincolare tale autorizzazione a prescrizioni più che discutibili. Così come appare inspiegabile da parte del Presidente della Conferenza chiedere un documento importante come la Valutazione del Danno Sanitario solo poche settimane prima della chiusura del procedimento, cosciente del fatto che tale carta (a cura di ARPA, ASL e AReS) richiede per la stesura un tempo notevolmente superiore e che per tale motivo non è stata realizzata, rappresentando uno degli elementi ostativi al parere favorevole per il progetto.

La posizione non chiara dei tecnici del Comune (ente socio dell’ ASI insieme alla Provincia), i quali prima approvano il bilancio triennale dell’ ASI nel cui piano economico erano inseriti i lavori della Piattaforma da parte di TM.E., per poi affermare la loro posizione contraria tramite un parere in Conferenza dei Servizi che ai più è apparso come volontà politica anzichè come disamina tecnica.

L’ atteggiamento di buona parte della politica, ahi noi incapace di dare risposte, ma al contrario foriera di strategie errate, che non difende quel poco che il territorio ancora offre in termini di lavoro, continuando a perdere occasioni di sviluppo e ignorando i progressi della tecnologia impiantistica specie per l’ abbattimento degli inquinanti”.

 I 19 ex  dipendenti restano così al palo e dicono

“Guardando la Piattaforma Polifunzionale, è deprimente e nondimeno irritante sapere di avere un lavoro fra le mani e non poterlo avviare per indecisioni di altri”.

“Non auspichiamo – concludono- che un altro bene pubblico (costato all’ epoca varie decine di miliardi di lire ai cittadini) diventi materia di contenziosi, di sanzioni; ci piacerebbe rivederlo in servizio per ridare supporto alla comunità tutta, alle imprese locali, per la messa in funzione del depuratore di reflui industriali (di fondamentale importanza), per dare spinta al nostro tessuto industriale e occupazione ai tanti brindisini specializzati e non.

Vorremmo che anche solo per una settimana le parti si invertano, che chi sta bene provi il disagio di essere inoccupato per colpe altrui, che chi decide stando seduto su una poltrona capisca cosa significhi e quanto sia facile ammalarsi di non-lavoro. Per dare credito a quel detto che recita che “per ammazzare un uomo non serve togliergli la vita, basta togliergli il lavoro”.

BrindisiOggi

4 Commenti

  1. Concordo con te Giuseppe. Mi chiedo ogni maledetto giorno come mai la legge del “se rendi rimani senò vai via” debba esistere solo nel privato, degli enti pubblici purtroppo si può solo dire il brutto (tranne rari casi). E intanto, in mezzo a tante chiacchiere, i cittadini di trent anni fà pagarono un mucchio di soldi per vedere una struttura pubblica andare in malora. Complimentoni a quest Italia dei Don Abbondio!

  2. io di certo come ex operaio ho perso la fiducia di tutti questi politici o dirigenti come si fanno chiamare loro di certo mi hanno fatto perdere la dignità di padre di famiglia!!!loro non sanno cosa vuol dire la fame

  3. E’ il problema di sempre, specialmente qui al Sud: le strutture che servono(scuole,carceri, ferrovie, ecc.) non sono realizzate,i lavori già avviati sono sospesi e definitivamente interrotti (basterebbe guardare ogni sera alcune trasmissioni satiriche in TV per comprendere),le strutture da tempo costruite non vengono autorizzare ad entrare in esercizio (è il caso appunto della Piattaforma Polifunzionale di Brindisi). Quando tanti, che sono ben pagati per assumersi responsabilità, risponderanno dei loro errori? e saranno costretti a cercarsi un nuovo lavoro … ? Capirebbero cosa significa !

  4. Enti pubblici che chiudono un impianto di loro proprietà, politica immobile e disinteresata alla cosa pubblica, istituzioni che se ne fregano di chi lavora e a causa loro il lavoro lo perde. Ma quand’ è che faremo una rivoluzione e finiremo di essere vittime di sti esseri immondi?!

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