BRINDISI – Sul tavolo dell’ufficio di Stefano Rossi, direttore amministrativo dell’azienda sanitari locale di Brindisi, al quarto piano della sede dell’Asl di via Napoli, c’è un pesante faldone rosa. A chiare lettere, sulla copertina, c’è scritto “Ascensori”. All’interno, tutto il materiale riguardante la più grande delle emergenze dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi che da quasi due mesi sta facendo dannare l’utenza e il personale della struttura. «Solo al Perrino. Non abbiamo altre situazioni simili in tutti gli altri ospedali dell’Asl: Ostuni, Fasano, Francavilla Fontana. Nessun impianto dà problemi simili, eppure anche questi edifici hanno la loro età».
Dunque, dottor Rossi, è sabotaggio?
«La circostanza che ha visto il contemporaneo guasto di tutti e dieci le colonne di ascensori nel fine settimana a cavallo del cambio di consegne tra le due ditte, quella cui scadeva l’appalto, la Brindisi Elevatori, e quella che subentrava, la Manutencoop, è un fatto e lascia, quantomeno, perplessi. Se a questo aggiungiamo che i nostri tecnici, nel corso di queste difficili settimane, hanno riscontrato evidenti manomissioni in giro per le cabine, i sospetti che qualcosa non stia andando come dovrebbe aumentano. Giovedì scorso, la Kone, la ditta che si è assicurata il subappaltato della gestione del sistema dalla Manutencoop, ha denunciato il ritrovamento di nastro isolante su tutte le fotocellule delle cabine, così da renderle inservibili. Per questo ci siamo rivolti alla Procura della Repubblica – afferma Rossi – Ora, le carte sono state acquisite e, sicuramente, la magistratura starà facendo il suo lavoro. Noi ci siamo limitati a registrare quello che accade e a segnalarlo all’autorità giudiziaria».
Intanto, però, l’emergenza continua. Cosa si sta facendo per superarla?
«Abbiamo disposto, come comunicato dalla direzione nei giorni scorsi, una ricognizione degli interventi necessari per ripristinare globalmente il servizio. La ditta, finora, ci ha presentato un preventivo parziale di spesa di circa 630mila euro. La somma, quasi sicuramente, aumenterà, poiché non è ancora stato completato lo screening di tutto l’impianto. Al momento, abbiamo reso esecutiva la riparazione dell’ascensore D3, quello che dal pronto soccorso porta direttamente al blocco operatorio del quinto piano. Per il resto degli interventi, bisogna avere la cautela necessaria che si usa quando si ha a che fare con cifre così ingenti. Un altro motivo che suggerisce di muoversi con calma è che, se di dolo dovesse trattarsi, rischieremmo di trovarci punto e daccapo in brevissimo tempo e con una grossa somma spesa senza aver risolto il problema».
Quello del quinto piano è un nervo ancora scoperto, dopo che, lo scorso 7 gennaio, una donna dovette raggiungere la sala operatoria, per essere sottoposta a un cesareo, passando da un corridoio scoperto, a causa di un ascensore fuori servizio. La signora perse il bambino, per cause in corso d’accertamento, e le polemiche a riguardo non sono ancora sopite. State pensando a un qualche intervento affinché una simile circostanza non si verifichi più?
«Quel corridoio serve a bypassare la terapia intensiva che non è attraversabile. Con la riparazione del D3, le cose dovrebbero migliorare ma, comunque, a brevissimo, sarà installata una pannellatura in cartongesso per chiudere il passaggio con le porte d’emergenza in entrata e uscita, in modo che, in caso di guasto del D2 e del D3, la sala operatoria sia raggiungibile in sicurezza anche dal D0 e dal D1, senza uscire fuori dall’edificio. L’intervento è già esecutivo e, salvo intoppi – fa sapere il direttore – in pochi giorni la struttura sarà ultimata».
In molti, tra pazienti e utenti, chiedono maggiore vigilanza nei pressi delle cabine. Vedremo dei presidi fissi alle porte degli ascensori?
«È impensabile una militarizzazione di alcune aree dell’ospedale. La sola richiesta di una simile misura restituisce la cifra del decadimento morale dalla società: serve davvero avere un guardiano come deterrente? I controlli ci sono già, dovrebbero bastare quelli, anche perché, altrimenti, dovremmo interrogarci tutti come cittadini».
Nella galassia del Perrino, però, non ci sono solo gli ascensori. Infiltrazioni di acqua nella risonanza magnetica, barelle poche e sgangherate, porte automatiche inservibili. Perché non si riescono ad arginare, almeno in parte, queste criticità?
«Gran parte dei problemi di manutenzione registrati in questi ultimi tempi sono dovuti alla mancanza di funzionari nell’area tecnica (quella colpita dallo scandalo degli appalti truccati, ndr): abbiamo stipulato una convenzione con l’Asl di Taranto e un loro ingegnere è a nostra disposizione per 10 ore a settimana. Il professionista ha visionato, ad esempio, i solai dei locali che ospitano la risonanza magnetica e ha previsto l’applicazione di una resina bicomponente per sigillare le perdite. Stessa cosa vale per la porta dell’area calda del pronto soccorso: anche in questo caso, la faccenda si sarebbe risolta prima se l’area gestione tecnica non avesse subito questo terremoto. In ultimo, le barelle: abbiamo indetto la gara per l’acquisto di un nuovo stock. A breve saranno consegnate».
Maurizio Distante
Nel mentre il Sig. stefano Rossi è impegnato a registrare quello che accade e segnalarlo all’autorità giudiziaria,mi chiedo:qual’è la posta in gioco che spinge i sabotatori?