BRINDISI- Smaltiti e tombati a due passi dai frutteti e uliveti nelle campagne tra Brindisi e Mesagne, ma anche in una cava in contrada Mascava a San Vito dei Normanni. Quasi 70 mila metri quadrati di terreno che custodivano “illecitamente” i fanghi del fondale del porto di Taranto miscelato con rifiuti di diverso tipo. I carabinieri del Noe di Lecce, coordinati dal maggiore Nicola Candido, ricostruiscono il viaggio dei tir dalla città dei due mari a Mesagne. I militari questa mattina hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip Maurizio Saso su richiesta del pm della Procura di Brindisi Giuseppe De Nozza, di un impianto di recupero di rifiuti che si trova nella zona Pip di Mesagne, intestata a Vincenzo Montanaro, 51 anni mesagnese. Contestualmente sono stati notificati 13 avvisi di garanzia, indagate 9 persone e 4 società, oltre a quella di Mesagne, nel mirino aziende di autotrasporti di San Vito dei Normanni, Massafra e Taranto. Sequestrati 17 autotreni con i quali sarebbero stati trasportati i fanghi.
Nel registro degli indagati sono finite quattro aziende: quella di Montanaro di Mesagne, la società autotrasporti Carlucci di San Vito dei Normanni, l’impresa Del Prete Salvatore di Taranto, quella di Capriulo Gianfranco di Massafra. A queste si aggiungono i proprietari dei terreni agricoli, Francesco e Massimiliano Vinci e Fabrizio Distante, Anthony Gatti autotrasportatore e degli imprenditori Vincenzo Montanaro, Salvatore Del Prete, Gianfranco Carlucci e Maurizio Carlucci.
Inoltre è stata disposta l’interdizione per 6 mesi dell’attività di gestione dei rifiuti dell’impianto di Mesagne. La legge prevede che i fanghi possano essere trattati in appositi impianti per essere recuperati e poi smaltiti in siti autorizzati nelle zone industriali, in terreni che abbiano una falda acquifera già salinizzata. Ma secondo gli inquirenti da queste parti la storia andava diversamente. Una volta giunti a Mesagne i fanghi venivano miscelati con altri rifiuti speciali e non, come plastica, cemento, mattoni, ferro e poi smaltiti in alcune campagne vicino la Cittadella della Ricerca e in una cava sulla strada che collega Brindisi a San Vito dei Normanni, circa sette ettari, aree sottoposte anche a vincolo paesaggistico.
Una serie di appostamenti da parte dei carabinieri anche nelle ore più disparate hanno permesso di documentare l’attività dei camion.
Dalle indagine dei Noe partite a marzo 2013 è emerso che 13mila tonnellate di fanghi provenienti dal dragaggio del porto di Taranto, ex area Belleli, zona inserita nei confini del sito di bonifica di interesse nazionale del capoluogo ionico, venivano portati nell’impianto mesagnese e poi distribuiti a sui campi. Insomma si bonificava il porto di Taranto e si inquinavano i terreni di Brindisi.
Gli indagati devono rispondere a vario titolo e in concorso di esercizio di discarica abusiva e gestione illecita dei rifiuti, e alle quattro società è stato contestato l’illecito amministrativo per non aver attuato un modello di organizzazione di gestione idoneo a prevenire i reati ambientali. Indagati anche i proprietari dei fondi sui quali sono stati smaltiti i rifiuti.
Il dubbio che il terreno possa essere stato contaminato resta tutto. La spazzatura del porto a stretto contatto con la frutta che è arrivata sulle nostre tavole.
Le indagini continuano, partite grazie alla telefonata anonima giunta ai carabinieri del Noe da un cittadino, titolare di un fondo attiguo a quello sequestrato. “Siamo convinti- ha spiegato il procuratore capo Marco Dinapoli-che l’attività sarebbe andata avanti, le 13mila tonnellate di rifiuti scoperti dai Noe fanno parte delle 135mila tonnellate di fanghi del dragaggio che attendono ancora di essere smaltite e sono stoccate nell’area portuale di Taranto” .
Lucia Portolano
Solo disprezzo e vergogna per questi personaggi, ma ci interesserebbe sapere se ancora operano… nel loro operato, però. Non gli hanno sequestrato tutto e fatto pagare una provvisionale a ristoro del fatto che ci hanno impegato 13 mesi a beccarli con le mani nel sacco? ops! nella spazzatura!
Bisogna tenere un riflettore acceso su questi personaggi! Sempre! Che notizie ci sono riguardo al processo? E soprattutto sulla bonifica dei luoghi!? Hanno pagato?E abbiamo informazioni su chi eventualmente si è ammalato? Pure in provincia di Brindisi!? E cosa peggiore che hanno preso un giro dei vecchi! Non lamentiamoci poi troppo tardi!
Vergogna! non la vostra a quanto pare, dato che si campano di questo, la verità però viene sempre a galla ed è pure oggettiva, resta l’interrogativo su quanta gente è stata avvelenata, per squallidi interessi rientranti in un paio di case al massimo.
Da più parti si pensa che chi a Mesagne si è prodigato in certa stampa “cretina” per far passare questo luogo come un posto dove nulla accade dovrebbe VERGOGNARSI.
Ma se non lo ha fatto ed ha fatto ALTRO magari oggi ha un altro buon motivo per rimanesre in silenzio, SPERANDO di non vederli ritornare alla carica, così coem è già successo in occasioni simili.
Ciao Blogger…
Questi dovrebbero essere trattati come CRIMINI CONTRO L’UMANITA’! UNA VOLTA PER TUTTE ANCHE A MESAGNE! non derubricati chissà come LO SVERSAMENTO CONTINUO nella falda chissà quanti di noi ha fatto ammalare E QUANTI ALTRI ANCORA NE VERRANNO! quell’acqua e quei cibi ce li siamo già mangiati!
solo un comune si costituisce parte civile? non mi pare sufficiente, dovrebbe crearsi anche un’ consorzio per controllare che tutti i processi di disinquinamento siano portati a termine, ma ci rendiamo conto di cosa è stato fatto o no?
Poi fanno le blogger… termine già antiquato, dato che fuori dalla televisione ci sono arrivati con 10 anni di ritardo al meno.
ne faremmo volentieri a meno di vedere puntati i diti sui punti buoi dell’illegalità degli altri, nel frattempo si fa passsare MeSagne come un posto dove nulla accade, appunto c’è sempre un motivo perchè uno non si guardi prima in casa.
… capisco che bisogna costruire una serie di prove con appostamenti e lunghe indagini … ma bisognava proprio aspettare che scaricassero 13.000 tonnellate di rifiuti ed inquinassero i frutteti e si spera non anche le falde acquifere prima di intervenire ! ?