BRINDISI – Sono state presentate oggi, in una conferenza stampa, le richieste che Brindisi Bene Comune formalizzerà durante le riunioni del consiglio comunale dei prossimi 24 e 31 gennaio. Le sedute avranno un solo argomento all’ordine del giorno e tutte le discussioni ruoteranno intorno al teme dell’energia. La proposta di Bbc è articolata sulle varie criticità che il territori brindisino presenta. Durante l’incontro, i rappresentanti di Bbc hanno esposto, caso per caso, la storia e i problemi legati a ogni realtà energetica presente in città, scendendo, dati alla mano, finanche alle emissioni di sostanze macro e microinquinanti che ogni impianto riverserebbe nell’ambiente stando ai rilevamenti fatti da scienziati o riviste del settore.
«Riteniamo che negli ultimi 50 anni alla comunità brindisina sia stato imposto un modello di sviluppo che ha provocato danni enormi alla salute e all’ambiente come certificato dall’essere sito di interesse nazionale per le bonifiche, ovvero un territorio in cui una gran parte delle falde acquifere e dei terreni sono compromessi da sostanze inquinanti e quindi non riutilizzabili senza un processo di bonifica. Abbiamo un territorio che ha pagato quindi un prezzo altissimo all’interesse nazionale, con l’industria chimica prima e con quella dell’energia poi. Un modello che oggi non crea più alcuno sviluppo economico tanto che la nostra città ha oggi un tasso di disoccupazione elevatissimo». Con questa premessa, Bbc ha messo nero su bianco quello che chiederà nelle riunioni del 24 e 31 gennaio. «Per l’Edipower chiediamo di esprimere parere negativo al progetto per la riconversione della centrale Brindisi Nord nei procedimenti di Aia e Via aperti presso il ministero dell’ambiente; di confermare nel nuovo piano urbanistico generale quanto previsto nel documento preliminare circa l’incompatibilità della presenza della centrale nel porto; di attivarsi per ottenere subito le bonifiche dei gruppi 1 e 2 della centrale attualmente dismessi e un piano di dismissione dell’intero impianto e la bonifica del sito; di vincolare insieme all’autorità portuale il sito oggi occupato dalla centrale allo sviluppo della retroportualità, per sostenere un progetto di valorizzazione del porto, un bene che deve rappresentare il volàno di sviluppo del nostro territorio; di chiedere al governo e alla Regione l’apertura di un tavolo per salvaguardare i lavoratori della centrale anche riprendendo quanto previsto nelle precedenti convenzioni con il passaggio dei lavoratori della Brindisi Nord alla centrale Enel di Cerano».
Da Brindisi Nord, Bbc passa all’Enel di Cerano. «Per quanto riguarda l’Enel, chiediamo l’mmediata riapertura dell’Aia e che la centrale sia sottoposta a Via per valutare il danno sanitario, la capacità produttiva e la quantità di carbone massima da utilizzare, rispettosa degli impegni della convenzione del 1996, ovvero 2,5 milioni di tonnellate di carbone, gli effetti dei differenti combustibili; l’istituzione di una commissione tecnico-scientifica composta da medici e tecnici in grado di formulare indicazioni, prescrizioni e osservazioni in termini di scelta del combustibile, capacità produttiva, riduzione dei consumi di combustibili e riduzione di emissione di inquinanti, tecnologie da adottare; successivamente ai lavori della commissione tecnico-scientifica, la convocazione di un tavolo con Enel per nuove convenzioni, al fine di recepire quanto indicato dalla commissione».
Le ulteriori proposte di Bbc per la città in materia di energia e sostenibilità arrivano per la tassa di scopo e la medicina del lavoro. «Il modello di sviluppo imposto al territorio ha prodotto danni importanti anche in termini di mancate opportunità di sviluppo rispetto a settori quali il turismo, l’agricoltura, la portualità. È giusto chiedere alle grandi aziende della chimica e dell’energia del territorio un risarcimento per avviare una nuova fase di sviluppo consona invece alle nostre vocazioni. Per tale motivo chiediamo l’introduzione di una tassa di scopo. Per legge, i Comuni possono introdurre una tassa di scopo, la Iscop, basata sull’imponibile Imu con un aliquota fino al 5 per mille di tale imponibile, per una durata di dieci anni. Chiediamo, quindi, l’introduzione della tassa di scopo per gli opifici di categoria D1 nei settori della chimica, farmaceutica ed energia, con impianti superiori ai 50 Kw, includendo quindi anche gli impianti fotovoltaici ed eolici. Dai dati in nostro possesso, con tale tassa, è possibile avere un gettito annuo superiore ai 5 milioni di euro. Tale gettito nei dieci anni potrà essere superiore ai 50 milioni di euro e dovrà essere vincolato a un piano di opere pubbliche e di iniziative a supporto delle nuove imprese di giovani e per favorire l’ingresso di disoccupati ed inoccupati nel mondo del lavoro. È per noi uno strumento importante con il quale avviare il nuovo modello di sviluppo che possa nel prossimo decennio dare un nuovo volto alla città di Brindisi. È inaccettabile, poi, che a Brindisi, una delle città maggiormente industrializzate, sia stata dimessa la medicina del lavoro: un presidio assolutamente indispensabile per tutelare i lavoratori esposti a sostanze dannose per la loro salute. Chiediamo, quindi, che il sindaco e le istituzioni si attivino per la riapertura del reparto di medicina del lavoro».
BrindisiOggi
Ok, questo tono mi pare già più apprezzabile. Parliamo un linguaggio diverso, forse, ma infondo vogliamo la stessa cosa: salute e lavoro, e possibilmente che chi ce l’ ha, e non sono tanti purtroppo, non lo perda per inseguire chimere. Tutto qui. Stammi bene
Condivido l ultima parte del tuo discorso. Io non ho voluto commentare l accusa che tu hai fatto a BBC che parla di salute per ottenere voti. Visto che sei sprezzante del pensiero altrui, l ho trovata ingiusta e ho evitato di iniziare una probabile polemica inutile. Neanche io voglio la tua approvazione, qui si discute. Tornando al tuo ultimo post, che come ho detto prima condivido in buona parte ti dico che il problema è proprio quello che le aziende che ci sono ( vedi eni e enel ) investono molto poco, in rapporto ai danni che hanno provocato, e non intendono cambiare combustibile per far meno male alla popolazione. La solita legge del profitto. Hai letto il quotidiano di ieri? ( domenica ) possiamo subire sempre il solito ricatto occupazionale senza progettare un futuro diverso? Nessuno pensa che il cambiamento possa avvenire da oggi a domani e nessuno pensa che questo territorio possa fare a meno di queste aziende. Leggile tutte le proposte di BBC e vedrai che troverai qualcosa che troverai ragionevole. Buona settimana
Classica risposta del solito idealista coi piedi sulle nuvole e peraltro molto presuntuoso. Visto che affermi che il mio pezzo non merita risposta, rispondo: 1 – Chi se ne frega, non cerco certo la tua approvazione, perchè della TUA risposta non sò proprio cosa farmene, visto che è intrisa di preconcetti e carente di fatti; 2 – Nessuno, io prima di tutto, afferma che non si possa e non si debba valorizzare un percorso che miri a dare importanza a settori tipo il turismo, ma prima di affermare castronerie del tipo che il turismo è morto per fare posto all’ industria, fatti uno storico, un report in testa e vai a vedere in quale epoca siamo stati città turistica? Guarda che uno degli scempi e dei fallimenti che contraddistinguono Brindisi è sempre stata la mancata valorizzazione della costa nord della città, decine di km di costa tenuta alla meno peggio, scarse attività balneari, assenza totale di villaggi turistici, di esercizi ricettivi, di attrazioni che richiamino l’ interesse di turisti italiani e stranieri che vengono e sono sempre venuti a Brindisi solo e soltanto per raggiungere il basso leccese, o il nord brindisino. Fa male ammetterlo ma è la verità, noi non siamo un popolo che sà ospitare, o per lo meno non ne abbiamo la propensione; a meno che non si tratti di slanci di solidarietà e generosità tipo lo sbarco storico degli albanesi del 1991. Il fatto che a Brindisi transitassero migliaia di persone dirette in Grecia non fà di noi certo una mèta turistica, ma un luogo obbligato di passaggio. Certo, meglio quello che niente, ci mancherebbe. In merito poi al fatto del tuo amico che per raggiungere Corfù si è dovuto imbarcare da Bari, è l’ amara realtà del fatto che siamo scarsamente rappresentati a livello regionale e statale da chi deve farsi sentire e far valere le ragioni del suo paese e in tutto questo cosa cavolo c’ entra l’ industria?? Le persone a Brindisi ci venivano (di passaggio) benissimo anche con le fabbriche! Ultima e forse più importante cosa: ora io non so chi sia tu e cosa faccia nella vita, ma ti invito a capire l’ importanza di difendere la salute senza portare alla rovina e alla fame una famiglia. Perchè infondo il problema principale è questo; il tuo no e quello di BBC a tutto ciò che è industria porterebbe alla fame migliaia di famiglie che già se la passano maluccio e lo sai; quindi o cacciate subito fuori un alternativa concreta di ricollocazione di questi lavoratori (e non parlo solo di Edipower, in ballo ci sono altre realtà che il vostro partito vuole chiudere), abbandonando soluzioni inattuabili tipo Cerano (l’ Enel non verrà mai a fare patti su un accordo che non ha più valore), oppure è il momento che iniziamo a pensare seriamente a come tenerci le nostre industrie e di farle lavorare nel pieno rispetto del territorio, costringendo certamente le aziende a spendere quattrini per rendere gli impianti di ultimissima generazione con impatti che siano quanto più sostenibili dal punto di vista ecologico e ambientale. Questa è la mia modesta opinione, diversa dalla tua, ma non per questo meno valida. Una fabbrica che chiude per me rappresenta sempre una sconfitta, comunque. Saluti
Caro Nando, che l’Edipower debba chiudere non lo dice questo movimento ma fu la trattativa per poter costruire la centrale di Cerano e fu scritta e controfirmata da governo ed Enel anche nelle convenzioni del 96, poi sappiamo tutti come andò a finire ma questa è un altra storia. All’epoca sembrava troppo anche per loro metterci un altra centrale a carbone in città e per di piu’ a poche centinaia di metri dal centro cittadino. Stiamo cmq parlando di una centrale che da lavoro a non oltre 100 persone e che non vale la spesa per l’impresa considerando danni alla salute e al territorio. E poi parliamoci chiaro, ma veramente vogliamo metterci un inceneritore in città? ma atu mpacciutu? Non credo che nessuno abbia mai detto di voler mandare a lavorare tutti nei campi, ma di valorizzare di piu’ una delle nostre vocazioni naturali favorendo le piccole imprese creando così, perché no, anche posti di lavoro. Mi sorprende la tua analisi, perché noi brindisini desideriamo una città diversa, vorremmo un cambiamento ma nello stesso tempo nessuno ha le palle per iniziare. O al massimo si dice e si pensa di iniziare pure toccando però il culo degli altri. Come cittadino mi chiedo se un polo chimico energetico piu’ grande d’Italia può avere al massimo 5mila lavoratori, con il 50% ( sono ottimita ) di lavratori non residenti in città nè in provincia, di fronte a tutti i danni sanitari che ci sono, di fronte a tutti i danni al territorio. Hanno inquinato terreni una volta fertili mentre oggi sono avvelenati, hanno avvelenato le falde acquifere. Di fronte alle condizioni di un porto che una volta era la valigia delle indie mentre oggi serve solo alle industrie limitando qualsiasi tipo di attività portuale ( mi sono scandalizzato quando un mio amico mi ha detto che per andare a Corfu’ si è imbarcato da Bari. Non tantissimi anni fa ce ne stava uno ogni quarto d’ora, comu alla motobarca ). Di fronte a questo sterminio abbiamo piu’ o meno 20mila disoccupati non sviluppando mai l’occupazione. Ecco la mia domanda è questa: Vale la pena iniziare un cambiamento visto che le esperienze passate ci hanno portato nelle condizioni in cui ci troviamo? Io dico che sarebbe un crimine non provarci. Il resto del tuo post non merita risposta. Saluti!
I supporter di questo partito dovrebbero occuparsi di parchi e rieducazione ecologica, lasciassero perdere le cose che riguardano il lavoro e l’ assetto energetico brindisino. Nelle loro mani, questa città farebbe la fine di autoannullarsi. Queste sarebbero delle soluzuioni? Bla bla bla, solita canzone, Edipower chiuda, gli operai li prenda Enel, si riattivi il turismo (come se a Brindisi c’ è mai stato), si finanzi l’ agricoltura (secondo loro posiamo lavorare tutti quanti nei campi, magari..)Ma come si fa dico io a dare fiducia aun movimento che di soluzioni non ne ha e non ne ha mai avute, se non quella di chiudere quelle poche, pochissime realtà industriali che ancora insistono da noi.. Spero che il Comune non si faccia infinocchiare da ste barzellette, a questi l hanno capito tutti che parlare di salute gli fà acquistare solo voti!