BRINDISI – Dalla sua incoronazione, Giovanni Licchello, Mister Gay Italia 2013, non ha mai smesso di portare avanti la sua battaglia di civiltà, confrontandosi e dialogando con chiunque avesse voglia di parlare con lui. L’argomento principe, è facile intuirlo, sono i diritti civili e la lotta all’omofobia. La sua voce è arrivata, martedì scorso, addirittura tra i ragazzi dell’istituto alberghiero “Sandro Pertini” di Brindisi. «L’arma migliore contro l’omofobia è la scuola». Così Licchello si è rivolto ai tantissimi studenti che hanno partecipato all’incontro.
«Ho trovato stimolante la chiacchierata sostenuta coi ragazzi – dichiara Licchello – Abbiamo spaziato negli argomenti, andando a toccare i massimi sistemi come le mie esperienze personali, il bagaglio che mi porto appresso e che cerco, nel mio piccolo, di condividere con gli altri, per cercare di combattere lo stigma dell’omofobia». Dalla sua proclamazione, Licchello non ha mai smesso di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della discriminazione sessuale, facendone quasi una missione, volontaria e mai imposta, ci tiene a precisare. Lui, ex calciatore professionista, fresco insignito del titolo di mister, ragazzo qualunque e lavoratore, può rappresentare e descrivere al meglio le contraddizioni che la nostra società vive quando deve rapportarsi con l’omosessualità.
«Coi ragazzi dell’alberghiero abbiamo parlato di calcio e di come si vive l’omosessualità in quell’ambiente. Ma abbiamo toccato altri punti, tutti molto profondi, delicati e importati: abbiamo parlato di diritti». Sono i diritti civili, infatti, il reale pallino di Licchello: la possibilità di poter condividere con la persona amata i momenti difficili di una vita, ad esempio. «Con la mia testimonianza – racconta – cerco di spiegare la normalità del desiderio di poter assistere il proprio compagno o la propria compagna nella malattia o, viceversa, di voler avere vicino la persona amata quando non si sta bene. Finché saremo percepiti, o vorremo farci percepire, come “diversi”, non otterremo niente di tutto ciò».
Un sassolino, neanche tanto piccolo, Licchello se l’è tolto nei confronti di alcune associazioni della comunità Lgbt che lo accuserebbero di non avere i “numeri” per parlare di omofobia ai ragazzi. «Non tutte le associazioni si sono mostrare ostili o mi hanno snobbato, tengo a precisarlo: ci sono alcuni gruppi composti da gente seria e davvero disponibili al dialogo e al confronto. Altri, purtroppo, hanno creato, da 20 anni a questa parte, una lobby che ha innalzato un recinto, separandoci dal resto della società. Affermando ogni giorno la nostra presunta “diversità” non facciamo altro che renderci davvero “diversi”, non solo per l’orientamento sessuale ma come esseri umani e questo non deve più accadere. Dobbiamo parlare di fatti concreti, dei diritti che ancora non abbiamo e che vorremo, realisticamente, ottenere nei prossimi anni».
Licchello è determinato a proseguire per la sua strada, forte anche dell’appoggio proveniente dalle tante persone conosciute in questi mesi in cui è stato Giovanni Licchello/Mister Gay. «Sono venuto a contatto con tantissime realtà e dappertutto ho dato e ricevuto stima. Tanta gente comune, omo o etero, non fa differenza, mi segue, mi rispetta, vuol parlare con me. Ho conosciuto anche personalità del mondo Lgbt che condividono il mio approccio alle problematiche del nostro mondo: penso ad Alessandro Cecchi Paone o a Vladimir Luxuria».
L’incontro coi ragazzi dell’alberghiero, al netto di quel che pensano alcune associazioni, è stato un successo. «Sicuramente un’esperienza da ripetere. Nell’istituzione scolastica, come ho detto prima, si trovano le armi per combattere ogni tipo di fobia: la scuola è la culla della conoscenza, della cultura e della diversità, i più grandi nemici della paura».
Maurizio Distante
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