BRINDISI- Fine della gara d’appalto, 14 lavoratori a casa e chiusura del centro di aggregazione giovanile del Paradiso, quello nato all’interno della casa confiscata ad un boss del contrabbando brindisino. Sino a questo momento il centro di recupero dei giovani era stato finanziato grazie ai fondi del Pon sicurezza stanziati dal Ministero dell’Interno, ma a fine settembre è scaduto l’appalto e non ci sono più soldi. Né tanto meno sono stati previsti nel bilancio di previsione redatto durante l’Amministrazione commissariale. Il risultato è il licenziamento di 14 dipendenti, tutti per la maggior parte giovani laureati assunti a part time e un dipendente a tempo pieno. Nell’ultimo periodo il centro di aggregazione giovanile veniva gestito da un’ Ati, composta da tre cooperative: Amani, Ferrante Aporti e Solidarietà e rinnovamento. In questa struttura venivano ospitati per laboratori e altre attività bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni. Ma svolgevano attività di recupero anche minorenni con precedenti penali. Il rischio è che la struttura venga chiusa. Questa mattina il sindacato Cobas, che rappresenta alcuni dei 14 lavoratori licenziati ha incontrato il sindaco Consales e l’assessore ai Servizi sociali Marika Rollo. L’amministrazione comunale non ha risorse sufficienti a mantenere questo servizio, in bilancio non è previsto un euro, e i mancati trasferimenti da parte del governo agli enti locali non aiuta i servizi sociali. Il sindaco ha mostrato comunque disponibilità ad affrontare la questione, anche se non ha negato le difficoltà. “ Intanto Consales ha previsto la proroga di affidamento del servizio per un altro mese- spiega Bobo Aprile, segretario provinciale Cobas- si stanno cercando i soldi per mantenere il servizio sino a dicembre recuperando le risorse dall’Imu. Ma per il prossimo anno il rischio c’è. E c’è per tutti i servizi che riguardano il sociale”.
Lu.Po.
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