MESAGNE – Attendono lo stipendio da 4 mesi. Non che prima fosse diverso e, per far sentire la loro voce, quindi, occupano periodicamente e simbolicamente le istituzioni. È un appuntamento che sta diventando ciclicamente fisso, quello che si danno le lavoratrici delle due cooperative che hanno in gestione il servizio dell’assistenza domiciliare integrata ai malati, l’Adi, nell’ambito territoriale BR4. Luogo d’incontro, la sala consiliare di Mesagne.
«Veniamo qui – spiegano le lavoratrici delle cooperative Accaparlante e Alba – perché Mesagne è il Comune capofila dell’ambito». Sono in presidio da ieri mattina e non hanno intenzione di smobilitare. «Staremo qui anche stanotte – spiegano – La situazione non è più sostenibile. Attendiamo di essere pagate da luglio. I nostri stipendi, poi, sono già stati dimezzati a causa della riduzione delle ore del servizio di assistenza che portiamo a casa dei malati. Ma non ci danno neanche quelle due lire».
A fianco delle operatrici, oltre al segretario provinciale della Cgil Funzione Pubblica, Antonio Macchia, c’erano anche alcuni parenti di pazienti che godono dell’assistenza fornita dalle cooperative, in ansia per le sorti delle lavoratrici e per le ripercussioni che il loro disagio potrebbe portare ai propri cari. «In alcuni paesi, come San Donaci, il servizio è stato sospeso e l’assistenza è stata assegnata ad alcune vincitrici di borse lavoro. Queste ragazze vengono pagate la miseria di 250 euro al mese per fare quello che facciamo noi ma, essendo il salario davvero basso, si rifiutano di lavorare, lasciando i malati al proprio destino».
È una scena già vista, questa, con le lavoratrici che protestano con e nelle istituzioni. Il Comune ospitante, Mesagne, in realtà, è quello che ha risposto per primo ogni volta che le operatrici hanno lamentato i ritardi nei pagamenti. Anche stavolta il sindaco Franco Scoditti si è impegnato a trovare immediatamente le risorse per saldare il dovuto e a contattare gli altri sindaci dell’ambito affinché facciano lo stesso. Anche nel giugno scorso le cose andarono esattamente così: per un parte di Comuni che conciliava, un’altra prometteva certo e veniva meno sicuro. Con quello che si è raccolto le altre volte si è potuto pagare un solo stipendio per ritornare, poi, alla “normalità” dell’inadempienza nei confronti delle lavoratrici.
«La prossima settimana – annuncia Macchia – ci sposteremo davanti alla Prefettura, a Brindisi, per portare al prefetto, Nicola Prete, le ragioni della nostra protesta. Ma non ci fermeremo qui: faremo tappa in tutti i Comuni che non hanno rispettato la parola data. Continueremo finché le garanzie per queste lavoratrici non saranno tali da consentire di farle tornare a lavorare con tranquillità».
Maurizio Distante
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