Il camper di Matteo Renzi ha appena lasciato la nostra città tra molti consensi e qualche contestazione. Se uno degli scopi della sua politica è quello di far avvicinare al PD chi aveva fin’ora votato Berlusconi crediamo che almeno nella nostra città, il risultato sia stato pienamente conseguito. Numerosi infatti i sostenitori del centro-destra di un recentissimo passato seduti ad ascoltarlo ed ad applaudirlo con convinzione. Il personaggio ha un’indiscutibile spontanea simpatia ed un eloquio piacevole. Tutt’altro che improvvisata è inoltre la macchina organizzativa che lo sostiene che ha un sapore più di “Convention americana” che di “Festa dell’Unità”. Ne si può dire che il sindaco fiorentino manchi di un programma politico. Quello che Renzi propone al partito e non da adesso è di iniziare a dimezzare i parlamentari e le loro indennità. Di eliminare le Province e di accorpare i comuni più piccoli anche se ciò genererà molti mugugni. Ridurre a solo due mandati l’eleggibilità nelle cariche pubbliche per non creare la casta dei “politici di professione”. Abolire il finanziamento dei partiti da parte della fiscalità collettiva. Gestire il denaro pubblico “cercando di avere non solo la diligenza del buon padre di famiglia (come prescrive il codice civile) ma anche la saggezza del nonno e la pignoleria della suocera” ed allontanare immediatamente e con ignominìa chi viene colto a rubare. Cercare di essere sempre in prima fila nella difesa e nella tutela dell’ambiente ma non inseguire a tutti i costi i fondamentalisti alla Pecoraro Scanio. Battersi per una giustizia efficiente e rapida anche con proposte di riforma che puniscano le liti temerarie ed i rinvii continui delle udienze modificando codicilli e commi di borbonica memoria. Rimettere in moto l’economia semplificando l’iter per la costruzione di opere pubbliche troppo lento e farraginoso ed esposto a mille veti. Difendere il lavoro contrastando la pratica infelice della delocalizzazione all’estero anche al costo, in casi estremi, di rinunciare a qualche diritto acquisito in epoca di vacche grasse perché perdendo il lavoro si delocalizzano anche le speranze dei lavoratori. Attaccare il centro-destra per quello che aveva promesso e non ha fatto in tema di semplificazione, di fisco, di lotta alla burocrazia ed alla corruzione. Combattere l’evasione fiscale con la tracciabilità dei pagamenti e proporre con chiarezza una tassa patrimoniale che sposti con raziocinio le risorse da coloro che più hanno a coloro che più necessitano. Se il 10% dei cittadini possiede il 60% della ricchezza è certamente li che è andata a finire una grossa fetta dei 1900 miliardi del debito di tutti. Accettare di andare in pensione più tardi ma andarci tutti. Accanto a questi concetti largamente condivisibili si associano di tanto in tanto delle note stonate quali la “possibilità di licenziare senza tabù” o “la privatizzazione estesa anche all’acqua” che devono offrire uno spunto dialettico al confronto delle idee e non rappresentare un pretesto per emarginare una delle poche teste pensanti in seno al partito. E’ anche giusto ribadire che quello che conta per valutare la qualità del politico non sia l’età anagrafica ma le idee che propone e la coerenza che dimostra nel realizzarle. Quest’uomo però, pur con qualche limite caratteriale ed alcune sbavature propositive, le idee le ha e non ci sembrano assolutamente quelle di uno fricchettone snob degli anni ’80 ma quelle di un personaggio più vicino al sentire della gente comune di una leadership che annovera ancora tra le sue file molti gerontocrati con qualche ragnatela tra i capelli.
Salvatore Valentino, consigliere comunale Pd
Presidente associazione politico culturale “Brindisi democratica”
“Brindisi Democratica”
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