BRINDISI- Niente più discariche né inceneritori. La soluzione per la chiusura del ciclo dei rifiuti verrebbe dagli israeliani, che sostenuti in Italia dall’Anta, Associazione nazionale tutela ambientale, hanno presentato un proposta anche al Comune di Brindisi. L’ArrowBio Italia, che vede come referente nel sud d’Italia il brindisino Rino Tramacere, circa due mesi fa ha consegnato presso l’ufficio dell’assessorato all’Ambiente del Comune di Brindisi un progetto per smaltire i rifiuti solidi urbani e riutilizzare la differenziata, attraverso l’acqua in un processo definito anaerobico. Il brevetto è di un gruppo di Israele, che ha creato una sede a Roma. Attualmente l’impianto è operante a Tel Aviv (Israele) da 40.000 t/anno, mentre sono in fase di completamento quelli di Falkirk (Scozia) da 70.000 t, Pachuca (Messico) da 180.000 t e Sidney (Australia) da 90.000 t.
La proposta oltre che a Brindisi è stata presentata anche a Civitavecchia.
Il procedimento. I camion con il rifiuto indifferenziato viene svuotato in una grande vasca piena d’acqua. Per gravità avviene la prima grande separazione: i materiali inorganici (metalli, vetro e altri inerti) vanno a fondo. Le plastiche e i materiali organici biodegradabili, invece, tendono a galleggiare o a rimanere in sospensione.
I materiali inorganici verrebbero inviati ad una linea del processo che attraverso una calamita si occupa dell’ulteriore separazione in materiali ferrosi, metalli non ferrosi e vetro.
Le plastiche e i materiali organici biodegradabili vengono a loro volta separati, alcuni per dimensioni, altri manualmente e, quelli molto leggeri come le buste di plastica, mediante separatori ad aria. Tutto il rimanente è composto quasi esclusivamente da materiale organico biodegradabile, pertanto viene triturato, frantumato idraulicamente e filtrato. La terriccio che ne risulta viene immerso nuovamente in acqua per separare ancora una volta le componenti metalliche e vetrose rimanenti (pesanti) da quelle biologiche (leggere).
La soluzione organica acquosa ottenuta viene così inviata a due successivi contenitori che, tramite processi naturali di fermentazione anaerobica (acetogenico e metanogenico) a temperatura ambiente producono biogas e fango biologico.
Il biogas sarebbe utilizzato per la produzione di energia elettrica e calore, mentre il fango biologico sarebbe venduto come concime. E’ qui che ci sarebbe il guadagno. Una nuova produzione di energia elettrica, questa volta bio.
Solo il 20 per cento dei rifiuti, cioè i residui di tutto questo processo, sarebbero inviati a discarica.
La società chiede al Comune di Brindisi un luogo e le autorizzazioni per realizzare questo progetto, gli impianti non sono però stati ancora riconosciuti a livello regionale.
Secondo gli esperti del progetto, in termini ambientali porterebbe solo vantaggi, senza alcun impatto sull’ambiente. Per questo ha ottenuto il sostegno dell’Anta.
Per realizzare gli impianti sarebbero necessari circa 8 mesi. Una volta a regime darebbero occupazione a 30 lavoratori, che la società ha già assicurato, sarebbero attinti dal territorio.
Lucia Portolano
Perchè questa tecnologia isdrailiana non viene proposta a livello nazionale e fare in modo che la stampa ne parli.