Ispettori del lavoro senza benzina: una parte della provincia non viene controllata

BRINDISI- Tagli del 50 per cento delle risorse destinate al personale ispettivo del Ministero del Lavoro. A Brindisi gli ispettori del lavoro non hanno più soldi per la benzina. I provvedimenti del governo hanno portato ad un taglio della spesa nel primo semestre del 30 per cento e  nel secondo  semestre di un ulteriore 20 per cento. L’allarme è stato lanciato dalla Funzione pubblica Cgil  che denuncia nella provincia di Brindisi la difficoltà degli ispettori di poter svolgere i loro controlli. Non ci sono soldi per rimborsare la benzina.  I dirigenti hanno disposto le  uscite per i controlli nelle aziende e sui cantieri  un solo giorno alla settimana. “Le zone a nord della provincia  rimangono scoperte- spiega la segretaria provinciale Fp Cgil Patrizia Stella- fuori dai controlli Francavilla Fontana, ma anche i comuni più a nord come Fasano. Così non si possono garantire i diritti ai lavoratori”.

Gli ispettori del lavoro infatti utilizzano le proprie vetture, i soldi del carburante vengono poi rimborsati. Ma le uscite sarebbero ormai limitate. E anche le poche risorse stanziate, fanno sapere del sindacato, non sono ancora arrivate.

“Questo è già un momento difficile per il mondo del lavoro dove le aziende cercano di risparmiare- continua Stella- è aumentato il lavoro nero, e non c’è controllo sulla sicurezza sui posti di lavoro. Più che è mai è necessario un lavoro ispettivo. Ma che in questo momento, in questa provincia non può essere garantito”.

Il settore pubblico fa sentire la propria voce. Non se la passano meglio i lavoratori dell’Inps che domani mattina si riuniranno in un sit in in piazza della Vittoria a Brindisi alla presenza dei segretari di Cgil, Cisl, Uil e Cisal. Il loro contratto è ormai fermo da anni. A questo si aggiunge i tagli sul salario accessorio, una diminuzione che varia da 3 a 4cento euro a testa.  ” Lavoratori con carichi di lavoro insopportabili, che operano con organici ridotti e con un blocco del contratto ormai quadriennale. Piuttosto che intervenire in modo incisivo- affermano i sindacati– su spese improduttive, appalti, consulenze, affitti e commesse inutili, si preferisce continuare a prelevare sempre e solo dalle tasche dei lavoratori”.

Il comparto pubblico in protesta. I tagli colpiscono le famiglie, ledono la qualità dei servizi, e i diritti non vengono garantiti.

Lucia Portolano

 

 

 

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