Fumo passivo in carcere, parte il primo processo per risarcimento danni

ROMA- E’ uno di quei casi destinati a creare un precedente, unico in Italia e che fa già discutere. Il tribunale di Roma celebrerà la prima udienza  con la richiesta di risarcimento dei danni per un poliziotto penitenziario di Lecce  morto a 42 anni di tumore ai polmoni, lasciando moglie e due figli, benchè non avesse mai fumato in vita sua, ma che era costretto a lavorare  otto ore al giorno a contatto con il fumo passivo rilasciato dalle sigarette dei detenuti fumatori.  In Italia il fumo nelle carceri non è vietato ma dopo questo caso qualcuno potrebbe cominciare a cambiare idea così come è successo in Gran Bretagna dove si deciso di vietare l’uso delle sigarette nelle carceri per evitare  migliaia di cause per il risarcimento dei danni provocati a lavoratori e detenuti non fumatori. Ogni giorno, racconta il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria,   decine di migliaia di persone sono costrette nelle carceri italiane a vivere e lavorare inalando il fumo passivo rilasciato dalle sigarette dei detenuti che possono tranquillamente acquistarle e fumarle.

“E’ una condanna a morte poiché il fumo a differenza  del gas si insinua nel corpo e lo distrugge”- dice Federico Pilagatti, segretario nazionale SAPPE- “Ora basta, se non sentiranno la nostre ragione inviteremo tutti i poliziotti a richiedere di non lavorare  nelle sezioni detentive fino a quando non verranno messe a norma, nonché inonderemo con  decine di migliaia di ricorsi tribunali e tar, con la richiesta di risarcimento dei danni provocati dal fumo passivo”.

 BrindisiOggi

 

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