INTERVENTO/ Da sempre fiore all’occhiello dell’ASLBR, fattore decisivo per molte donne gravide nella scelta dell’ostetricia del Perrino (nonostante l’assenza di un servizio di partoanalgesia), scuola (anche di vita) per medici pediatri dell’ASLBR, l’UTIN di Brindisi, stante la gravissima carenza di organico medico specializzato in pediatria ed ultra-specializzato in neonatologia, è stata depotenziata, circa un anno fa in attesa di tempi migliori, riducendo sia le indicazioni all’attivazione della terapia intensiva ai neonati con almeno 34 settimane di vita gestazionale sia l’apertura di ambulatori specialistici. Un depotenziamento che, di fatto, era una chiusura sostanziale di una struttura dotata di personale in grado di salvare anche immaturi e prematuri financo di 25/26 settimane! A questa chiusura, naturalmente, non è conseguito altro che mobilità passiva verso altre ASL, fenomeni di rinuncia ed autoesclusione dalle cure, soprattutto tra coloro che non possono permettersi la migrazione sanitaria, o il ricorso al sempre pronto privato.
Quale sentimento possono provare, ora, lavoratori ed utenti di quella struttura di fronte alla imminente chiusura definitiva dell’UTIN ed il declassamento della UOC di Neonatologia a Punto nascita di primo livello (che comunque sarà sotto organico ed a sua volta a rischio di chiusura definitiva) a causa dell’ulteriormente peggiorata carenza di organico medico – a causa del prossimo collocamento in quiescenza del direttore e del recesso volontario di altra unità di personale medico cui recentemente era stato conferito un incarico dirigenziale gestionale-?
In pratica, attualmente, nonostante le procedure le procedure concorsuali del 2020 e del 2023, sono rimasti in servizio attivo soltanto quattro unità di personale dirigente (di cui un’unità esonerata dal lavoro notturno). Quattro sole unità di personale dirigente dove, invece, per garantire la piena esigibilità del diritto alla salute in condizioni di sicurezza, l’ASLBR, con la pianificazione del servizio di guardia notturna e festiva, dovrebbe prevedere la presenza complessiva, nei giorni feriali[1], di almeno tre dirigenti durante fascia oraria antimeridiana, almeno due unità durante la fascia oraria pomeridiana ed almeno una unità di guardia notturna e festiva, cioè una dotazione organica minima di almeno dieci dirigenti, con l’esclusione della/del dirigente con incarico di direzione (o della persona incaricata della sua sostituzione[2]), senza limitazioni di alcuna natura.
Una situazione paradossale per cui i lavoratori non possono che obtorto collo andare via perché, certo, non ambiscono ad un posto di lavoro dove vengono inibiti la gratificazione personale ed il senso di appartenenza e, contemporaneamente, viene aumentato il rischio clinico e i rischi professionali tra cui l’esposizione agli infortuni, alle patologie stress-lavoro correlato, allo straining, al burnout nonché alle aggressioni ed al contenzioso medico-legale, due patologie del conflitto sociale generato ed aggravato anche dalle disuguaglianze di salute nella provincia brindisina!
Come può essere salvata questa struttura? A parere di questa OS, per quanto complesso possa sembrare, obiettivo minimo e prioritario di codesta amministrazione è innescare un circolo virtuoso che ne recuperi attrattività e sicurezza e da lì procedere, un passo alla volta.
Ma occorre essere chiari che questo innesco non può essere, ancora ed ancora, il lavoro forzato di alcune unità e, magari anche, gratuito o a scapito dei periodi di riposo previsti dalla normativa (europea, italiana, regionale ed anche contrattuale). Codesta amministrazione sta vigilando sull’accumulo di credito orario dei dirigenti e sulla corretta pianificazione delle attività quotidiane del reparto?
Contemporaneamente, il ricorso all’acquisto di prestazioni aggiuntive, alla convenzione con la neonatologia del Policlinico ed agli ordini di servizio di medici ed operatori sanitari (provenienti da reparti a loro volta già in carenze di organico per cui conseguirebbero difficoltà nell’erogazione dei LEA nonché aumento delle liste di attesa), sono soltanto strategie di “rinforzo temporaneo”, misure troppo limitate che mostrano la corda nei mesi estivi durante i quali tutte/i le/i lavoratori hanno diritto ad un periodo di ferie! A costo di risultare una cassandra, questa OS ritiene che questa strategia potrebbe azzerare, nel breve periodo, la dotazione organica della neonatologia PS e ridurre ai minimi termini quella delle pediatrie ospedaliere coinvolte nella rotazione del personale medico nella neonatologia stessa del Perrino.
Innanzitutto, l’espletamento rapido di procedure concorsuali per acquisire forza lavoro è sicuramente un segno di attenzione da parte dell’amministrazione nei confronti di questa struttura.
Se è vero, poi, che la salute di lavoratori ed utenti dell’ASL è frutto della conoscenza, codesta amministrazione dovrebbe, inoltre, favorire e garantire percorsi di formazione continua, l’acquisizione e consolidamento di specifiche competenze in neonatologia (anche e soprattutto per dirigenti medici pediatre/i delle UOC di Pediatria dell’ASLBR) con strumenti che vanno dall’istituzione e funzionamento di gruppi di lavoro e studio, dall’adeguamento del piano formativo annuale alla formazione obbligatoria, al sostegno della formazione universitaria post-laurea, etc. Lavorare nell’UTIN del Perrino deve divenire interessante in quanto momento di in cui si apprende, non deve essere un momento in cui le persone vengono consumate.
In ultimo, nel merito delle motivazioni economiche e di progressivo riconoscimento di competenze e carriere, l’ASLBR potrebbe prestare maggiore attenzione e velocità nella ricostruzione delle carriere e nell’attribuzione degli scatti salariali dei dirigenti e, così, conferire e valorizzare incarichi di alta specializzazione ed elevatissima professionalità e non limitarsi al conferimento di incarichi gestionali (come se fossero il non plus ultra della carriera dei dirigenti di Area sanità)! Senza menzionare, sempre nell’ambito delle motivazioni economiche, il fatto che l’ASLBR potrebbe aumentare l’indennità variabile aziendale e rimodulare la distribuzione della retribuzione di risultato.
C. Luca Ghezzani FP CGIL |
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