BRINDISI- Una donna insanguinata con un vassoio in mano che grida «È mio figlio! È mio figlio! Aborto! Aborto!». La scena paratasi davanti agli occhi dei soccorritori e del personale medico del pronto soccorso dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, ieri pomeriggio, intorno alle 19, è stata choccante anche per chi, ogni giorno, ne vede di tutti i colori. Mentre i sanitari erano intenti a occuparsi di un paziente appena giunto in ambulanza, dall’ingresso pedonale una figura femminile dall’andamento incerto, con in mano qualcosa simile a un vassoio con dei contenitori capovolti poggiati sopra, si avvicinava al pronto soccorso. Una volta che la donna è entrata nella visuale dei presenti, questi si sono accorti che era sporca di sangue e chiedeva aiuto.
I soccorsi sono stati immediati. L’hanno fatta entrare in pronto soccorso e le hanno prestato le prime cure. Mentre infermieri e sanitari la pulivano e la medicavano si è capito che la donna non era italiana. Quando qualcuno le ha chiesto cosa portasse su quello strano vassoio, l’orrore si è palesato crudo e impressionante: in quei contenitori capovolti c’era un feto di non più di due, tre mesi. «È mio figlio! È mio figlio! Aborto! Aborto!». Ha urlato la donna disperata in un italiano stentato.
Chi le era accanto ha rischiato un mancamento di fronte a una scena tanto terribile ma tutti, con grande professionalità, non si sono tirati indietro, aiutando quella che poi si è capito essere un’argentina tra i 35 e i 40 anni, come il suo passaporto dimostrava. Non si è capito ancora da dove venisse. La signora ha raccontato di essere stata lasciata da un taxi all’ingresso pedonale dell’ospedale. Non è chiaro se si tratti di una turista o di altro.
Un particolare, però, è stato notato da alcuni soccorritori: la donna aveva con sé quei flaconcini che si usano in aeroporto per il trasposto dei liquidi, cosa che può far pensare a un arrivo recente qui a Brindisi. Molti, comunque, restano i particolari da chiarire in questa terribile storia. Ora la donna è ricoverata al Perrino dove, sicuramente, le forze dell’ordine le faranno le domande utili a ricostruire le sue ultime ore. Sicuramente, le più difficili della sua vita.
Maurizio Distante
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