CAROVIGNO- Novembre sarà il mese della sostenibilità ambientale per eccellenza a Torre Guaceto. Per 30 giorni, infatti, i pescatori autorizzati all’attività nel Parco non praticheranno né entro i suoi confini, né fuori e sarà bloccata anche la pratica ricreativa. Obbiettivo: aumentare i livelli di tutela.
Già a partire dall’uno novembre, il Consorzio di Gestione dell’area protetta ha dato il via al fermo pesca che rimarrà attivo fino all’ultimo giorno del mese. Resi partecipi del processo decisionale sin dai primi step, i pescatori artigianali che operano a Torre Guaceto hanno appoggiato l’adesione dell’ente gestore all’iniziativa lanciata dalla Regione Puglia che, con una call aperta a tutte le Aree Marine Protette pugliesi, riconoscerà ristori economici ai pescatori che si fermeranno.
Così, gli artigiani di Brindisi e Carovigno, i territori di pertinenza dell’area protetta e quindi gli unici a poter lavorare nel Parco, hanno consegnato la propria licenza di pesca e per un mese non praticheranno in nessuno specchio marino. In questo modo, la fauna ittica sarà maggiormente tutelata sia in riserva, sia oltre i suoi confini.
Ancora una volta, i pescatori di Torre Guaceto abbracciano il concetto di sostenibilità ambientale del Consorzio di Gestione e si schierano al suo fianco.
Dopo il fermo pesca di 5 anni, attuato dall’ente nel 2000 al momento della sua istituzione, al fine di studiare lo stato di salute dell’Amp fino a quel momento martoriata dalla pesca indiscriminata, gli stessi pescatori che in un primo momento non avevano accettato di buon grado le nuove regole, hanno poi sposato in toto il progetto di sostenibilità del Consorzio quando hanno toccato con mano i risultati prodotti dalle scelte prese.
Grazie al fermo e al regolamento che nel frattempo l’ente aveva ideato insieme agli Istituti di ricerca, i pescatori hanno potuto contare su rese di pesca inimmaginabili sino a quel momento e sulla possibilità di svolgere l’attività senza dover competere con un numero di indefinito di “colleghi”.
A Torre Guaceto, infatti, possono operare solo nell’area più esterna della riserva, la zona C, i soli pescatori dei comuni competenti territorialmente, Brindisi e Carovigno, una volta a settimana previa autorizzazione dell’ente, e con reti da posta a maglia larga, per non catturare i pesci giovani.
Il modello di pesca sostenibile della riserva ha funzionato per quasi 20 anni, da qui il fatto che la necessità di proteggere la fauna ittica è ormai sentire comune e trasversale.
“Ringraziamo la Regione Puglia per aver deciso di sostenere le Amp mettendo a disposizione i fondi del bilancio regionale che andranno a ristorare i pescatori – ha commentato il presidente del Consorzio, Rocky Malatesta -, e gli stessi pescatori sempre al fianco della riserva. Puntiamo ad aumentare gli standard di tutela di Torre Guaceto e metteremo in campo tutte le iniziative necessarie per raggiungere l’obbiettivo”.
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