Primi atti del direttore generale della Asl, pioggia di critiche dei sindacati: “Ci sono ben altre criticità”

 BRINDISI- A poche settimane dall’insediamento del nuovo direttore generale della Asl di Brindisi i rappresentanti sindacali dei medici scrivono una lettera aperta indirizzata proprio al dg De Nuccio in cui si ribadiscono le criticità del sistema sanitario brindisino e la delusione per l’indirizzo adottato da De Nuccio.

“Da poco si è insediato in via Napoli a Brindisi il nuovo Direttore Generale, dr De Nuccio insieme ai Direttori Amministrativo e Sanitario, a cui le OO.SS. scriventi fanno le più sentite congratulazioni e augurano una lunga permanenza, fitta dei traguardi di cui la ASL ha necessità e bisogno- scrivono- Queste righe che ci apprestiamo a scrivere sono però dettate dall’urgenza di una situazione drammatica che sta virando pericolosamente verso l’insostenibilità dell’intero Sistema Sanitario Provinciale. Se da una parte ci ha fatto piacere ricevere la comunicazione ufficiale di insediamento, dopo il breve ma intenso periodo di commissariamento, dall’altra nutrivamo ben altre aspettative sul modus operandi dell’intera sovrastruttura dirigenziale di nuova nomina. Siamo stati, purtroppo e con enorme disappunto, smentiti” . “Il primo atto deliberativo emanato dalla terna dirigenziale è stato il ripristino dei “Gruppi di Lavoro”, iniziativa già presa dall’ex Direttore Roseto con la delibera dell’11 Maggio 2022 e aspramente criticata dalle scriventi OO.SS., perché, con le sue quattro pagine di gruppi di lavoro, fu ritenuta un ridondante e paludoso meccanismo votato solo ad accumulare parole laddove invece servono fatti. Esistono già organi definiti contrattualmente e deputati giustappunto alla ricerca tramite confronto di soluzioni unitarie ai problemi che affliggono la ASL Brindisi- spiegano CIMO, FESMED-ANPO-ASCOTI-CIMOP ma anche ANAAO-ASSOMED e AAROI-EMAC- Non si ravvede alcuna necessità di mettere in piedi un altro organo consultivo e propositivo. Avremmo invece gradito un approccio più fattivo, da parte Direttore De Nuccio e suoi collaboratori. Ci pare invece che sia in atto un ennesimo tentativo di disintermediazione, mettendo in scena quanti più attori possibile, quasi per diluire la portata dei problemi e dilazionare ogni tentativo di soluzione. La sorpresa di fronte a un tale inizio mandato è stata enorme se si considera quanto sia in sofferenza (per usare un eufemismo) la ASL Brindisi. Per fare qualche esempio, il P.O. Perrino sta vivendo un periodo drammatico: il reparto di Neonatologia e l’UTIN quasi del tutto smantellate con tutte le conseguenze che coinvolgono il personale e soprattutto l’utenza, donne gravide costrette a viaggiare nonostante tutto per veder nascere il proprio figlio in sicurezza. Le comunicazioni più o meno disperate fatte dagli anestesisti, ob torto collo coinvolti nella valanga che sta travolgendo la sanità brindisina sono cadute nel vuoto siderale senza lasciare traccia. A questo si aggiunge la problematica atavica dell’Angiografia e la mancanza insostenibile di angiografisti, che costringe i pazienti in gravi condizioni cliniche, spesso a rischio della vita, a viaggiare verso altre sedi per essere sottoposti a un trattamento che sarebbe fattibile in loco.Se si sposta l’attenzione verso i presidi ospedalieri minori, la situazione è altrettanto sconvolgente. L’ospedale di Francavilla Fontana sta perdendo reparti e personale di giorno in giorno, a discapito dei cittadini, fino a situazioni paradossali e assurde come dover partorire in auto. A Ostuni, il Presidio Ospedaliero è diventato di pertinenza esclusivamente internistica, perdendo de facto anche l’etichetta di Ospedale di Base.E l’elenco potrebbe continuare a lungo, ma già questo dovrebbe bastare per mostrare quanto oscuro sia l’orizzonte che si profila: forse è venuto il momento di mettere da parte le parole, di non moltiplicare i momenti discorsivi, e di rimboccarsi le maniche per fare qualcosa di concreto che dia il segnale che l’Azienda è attiva e pronta a combattere contro la tempesta che si sta abbattendo sul tutto il sistema sanitario.All’utenza e al personale serve un segnale che questa volta si farà di tutto per far cambiare le cose. E non si raggiunge questo traguardo solo con le parole. Abbiamo, tutti noi, bisogno di fatti, di qualcosa che sia misurabile, che abbia quel solido valore concreto che lascia il segno.Per questo non possiamo accettare che il primo atto deliberativo sia quello che ci siamo trovati di fronte. Non abbiamo bisogno di gruppi di lavoro ulteriori, ma di costruire una roadmap per uscire (o almeno tentare) da questo campo minato che è diventata la Sanità. E ne abbiamo bisogno adesso. E finora, non vediamo niente che ci faccia ben pensare”.

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