BRINDISI – Questa volta non avremo alibi. Non potremo dire che noi non c’eravamo, che è stata colpa dei nostri genitori e dei nostri nonni. Questa volta noi ci siamo. Quando tra qualche anno in spiaggia con i nostri figli vedremo spuntare sulla costa un nuova torcia, l’ennesima, questa di 45 metri, non potremo prendercela con nessuno. Una torcia a servizio del nuovo deposito costiero di gnl (gas naturale liquefatto) che Edison starebbe per realizzare su una delle banchine di Costa Morena, nel porto di Brindisi. Una torcia necessaria per smaltire del Bog , Boil Off gas, la frazione di gnl che spontaneamente si trasforma da liquido a gassoso non utilizzato, ed a volte in emergenza anche il gnl. In torcia verranno smaltite tutte le miscela di Bog e azoto provenienti dalle operazioni che accompagnano le operazioni di carico e scarico del gas. Le miscele – ci dicono gli esperti – verranno scaricate in atmosfera con emissioni gassose inquinanti e climalteranti.
Il progetto di Edison ha ottenuto il via libera dei ministeri e dalla giunta regionale. L’Autorità portuale di sistema del Mare Adriatico meridionale ha rilasciato la concessione delle aree portuali all’impianto per 30 anni. Da qualche giorno sull’albo pretorio del Comune di Brindisi è pubblicato il progetto definitivo con il “Rapporto preliminare di sicurezza per la fase di nulla osta di fattibilità (Nof)”. Chiunque può visionarlo e presentare delle osservazioni entro il limite previsto.
La pubblicazione è avvenuta qualche giorno dopo che la nuova amministrazione comunale, a guida Giuseppe Marchionna, ha ritirato il ricorso che l’amministrazione Rossi aveva presentato contro l’autorizzazione ad Edison. Questa amministrazione sostiene il progetto e non ne ha mai fatto mistero in campagna elettorale. Nello stesso tempo Edison ha ottenuto anche uno sconto sul costo della concessione della banchina che da 900.000 euro si è ridotto a 700.000 euro in cambio di opere strutturali che la società dovrebbe realizzare. Ancora non si conoscono bene tali opere e impegni. Vorrei ricordare che Brindisi ha ancora un conto aperto con Edison per i veleni di Micorosa (ma questa è un’altra storia).
Il progetto, che nel porto di Napoli, ha ottenuto parere negativo, è stato in parte modificato rispetto a quell’originario del 2019. Si tratta di un deposito di gas per alimentare mezzi su gomma e navi. Avrà una capacità di stoccaggio di 16.500 tonnellate, a differenza delle 19.950 tonnellate previste nel primo progetto. Sotto alle 20mila tonnellate non è necessaria la Via (valutazione di impatto ambientale).
Il progetto prevede inoltre la realizzazione di interventi infrastrutturali e impiantistici necessari a consentire: l’attracco di navi metaniere per lo scarico del gnl al deposito; l’attracco di navi metaniere (bettoline) per il carico di gnl dal deposito; e il trasferimento del prodotto liquido (gnl) dalle navi gasiere al serbatoio di stoccaggio, e da quest’ ultimo alle bettoline (“terminal to ship”), attraverso bracci di carico. L’investimento per la realizzazione dell’opera è di circa 100 milioni di euro. “La manodopera prevista a regime di circa 30 dipendenti e poco più”, ha fatto sapere l’ex presidente del consiglio comunale Giuseppe Cellie.
Per chi non lo sapesse il deposito e la torcia sorgeranno nell’area Sin (sito di interesse nazionale) che ospita 11 impianti ad alto rischio di incidente rilevante.
Oltre ai dubbi ambientali ci chiediamo se mai il deposito e le sue attività possano essere compatibili con gli altri traffici marittimi che realmente potrebbero dare impulso economico e occupazionale al porto. Quei traffici tanto annunciati dall’Autorità portuale. Non vorremmo che dopo anni di asservimento al carbone si passi a quello del gas. Questa città merita molto più. Ed è stata già svenduta troppe volte, per avere in cambio inquinamento, disoccupazione e povertà. E mentre gli altri capoluoghi pugliesi cercano strade e vie diverse di sviluppo, qui ci progettiamo una nuova torcia.
Così che arrivando dal mare in porto ci verrà in mente sempre la solita frase “Sei meravigliosa, peccato che…”. Ma questa volta sarà stata colpa nostra.
Lucia Portolano
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