BRINDISI- Fast fashion, le limitazioni dell’Unione Europea per combattere sprechi e inquinamento della moda. pugno duro dell’Unione Europea contro la fast fashion che alimenta il consumismo del mondo della moda. Il Parlamento ha infatti approvato una serie di norme e manovre volte a garantire “una produzione circolare e sostenibile dei tessuti“, inaugurando dopo una votazione unanime quella che potrebbe rivelarsi una vera e propria rivoluzione per il fashion system. In particolare è stato stabilita l’ introduzione di un passaporto elettronico per tutti i prodotti di origine tessile. “Grazie al passaporto elettronico dei prodotti, sarà possibile per il consumatore sapere se questi arrivano da Paesi che sfruttano i lavoratori, dando la possibilità di prediligere i prodotti che non fanno concorrenza sleale sui diritti e sulla sostenibilità- ha detto- l’eurodeputata Alessandra Moretti- Basta alla concorrenza di chi, come Cina e Bangladesh, inquina e sfrutta i lavoratori, aiutiamo i consumatori a scegliere eticamente, e così facendo rilanceremo il Made in Europe”. In questa battaglia anche Greenpeace . “L’industria della moda continua a sfruttare i lavoratori e a generare enormi impatti ambientali”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Oggi proliferano sul mercato vestiti che le stesse aziende del fast fashion etichettano come eco, green, sostenibili, giusti, ma il più delle volte è solo greenwashing”.
Luca D’Orta
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