BRINDISI- Una vita dedicata agli altri, tra le fila del volontariato, aiutando chi più ne aveva bisogno, diviso tra l’oratorio e la famiglia, un ragazzo amato e conosciuto per il suo altruismo, ecco chi era Andrea Santorsola, il 32nne di Oria che ha perso la vita per le ferite riportate a seguito di un incidente sul lavoro. Andrea lavorava come elettricista per una ditta di Mesagne che negli ultimi tempi era impegnata nella realizzazione di una villetta nelle campagne di Mesagne. La tragedia si è consumata martedì mattina, 14 marzo, in contrada Palmitella, alle porte di Mesagne. Il ragazzo , stando ad una prima ricostruzione sarebbe scivolato da una scale rovinando al suolo. Nell’impatto Andrea avrebbe urtato con violenza la testa. Immediati i soccorsi dapprima dei colleghi poi da parte dei medici del 118 che con l’ambulanza lo hanno trasportato presso l’ospedale Perrino di Brindisi. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi. Trauma cranico con estesa emorragia celebrale, questa è stata la prima diagnosi. Il 32enne è stato ricoverato prima nel reparto di Neurochirurgia e poi trasferito in Rianimazione dove nelle ultime ore le sue condizioni sono ulteriormente peggiorate tanto che i medici non hanno potuto fare altro che dichiararne la morte celebrale. Andrea dopo la fatale caduta non ha più riaperto gli occhi. Inutili i tentativi da parte dei sanitari di strapparlo alla morte. Nel frattempo sul cantiere sono intervenuti gli agenti della Polizia Locale di Mesagne, gli ispettori dello Spesal della Asl di Brindisi per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente ed eventuali responsabilità.
Andrea Santorsola era un operaio così come il padre. Cresciuto in una famiglia umile che aveva insegnato lui i valori dell’amore e del donarsi agli altri. Sin dall’età di 14 anni era entrato a far parte dell’Oratorio SING Don Bosco di Oria . Qui era cresciuto ed aveva sviluppato quel senso di amore verso il prossimo per il quale dedicava gran parte della sua giornata. Andrea era uno dei volontari più attivi tanto da diventare il vice presidente dell’Oratorio. Si occupava dell’assistenza dei minori e degli anziani e durante tutto il periodo della pandemia e del lockdown era stato tra quelli che quotidianamente si recava preso le abitazioni per distribuire i pasti o aiutare chi era solo. Lo avevano soprannominato “Carletto”, come il personaggio dei cartoni tv “Carletto , il principe dei mostri”, per quella sua espressione buffa e per quel sorriso che mai mancava dal suo volto. Un giovane sempre allegro e propositivo. Tra le ultime iniziative a cui si era dedicato vi era stata quella della “Quaremma” , una tradizione antica di Oria, per la quale si usa appendere per le vie della città dei fantocci simili ad una vecchia in lutto, che rappresentano la moglie di Carnevale. Un rito che viene fatto quando inizia la Quaresima. Andrea aveva voluto occuparsene personalmente e di “Quaremme” per le vie di Oria ne aveva appese cinque. Aveva scelto lui di salire sulla scala e raggiungere i fili per posizionare i fantocci, quella stessa scala che martedì lo ha tradito. “Ti accompagno in questo ultimo viaggio amico mio. Ci hai tenuto a me tantissimo e di questo te ne sarò grato per sempre, perché mi hai accolto nella tua vita come un amico di vecchia data, come un fratello, come un padre- scrive Don Fernando Dellomonaco, suo carissimo amico, conosciuto da piccolo proprio nell’Oratorio- ci siamo conosciuti mentre vivevo un momento di particolare desolazione nella mia vita e la tua spensieratezza, la tua allegria, il tuo sorriso, la tua grinta mi hanno dato tanta forza per non mollare. mi hai fatto sentire “a casa” ogni volta che ci siamo incontrati e avermi confidato che volevi che fossi io a celebrare il tuo matrimonio con Sabrina mi aveva reso non felice, di più… io ancora ho fiducia che Dio un bel regalo ce lo farà, riportandoti tra noi. Ma se non sarà così (sia fatta la sua Santa Volontà), ricordati di me, di Robertone, di Federica e soprattutto di Sabrina e della tua famiglia, dell’Oratorio e di tutti i ragazzi e i giovani quando sarai di fronte a Dio. Ti voglio bene amico mi…ciao Carlè”. Don Fernando come i più cari amici sono stati in ospedale al capezzale di Andrea, piangendo e pregando per lui, nella speranza di un miracolo.
“Andrea che è entrato a 14 anni ed era un pischello, Andrea tuttofare, Andrea aggiustatutto, Andrea ansia, Andrea che amava l’oratorio, Andrea che ha lottato per l’oratorio, Andrea che amava il SING, Andrea vicepresidente, Andrea colonna storica- scrivono di lui- Andrea che ha trovato l’amore in oratorio, Andrea che voleva fare la proposta di matrimonio sul palco di Don Bosco, Andrea che a festa finita iniziava a programmare quella dell’anno dopo, Andrea che ho cresciuto, Andrea vicepresidente, Andrea che manca alla mia anima. Ciao fratellino mio”. Increduli sino alla fine per la perdita di Andrea che era pronto a sposarsi, ad avere una famiglia tutta sua, a realizzare i suoi sogni. “I ruoli sono previsti per statuto, ma tra noi non vi era differenza alcuna. Eravamo e siamo un gruppo, eravamo e siamo una famiglia- dicono gli amici del SING- Siamo cresciuti assieme in oratorio ed oggi ci sentiamo deprivati di un fratello, di un amico. Ringraziamo tutti per la grande vicinanza, tutti i nostri ex oratoriani che ci sono stati vicini, tutte le associazioni che hanno dimostrato affetto e vicinanza. Andrea vive”. Ed è vero, Andrea vivrà ancora perché la sua famiglia , nonostante la tragedia, ha voluto dare un senso alla vita di questo ragazzo che in 32 anni si era sempre dedicato agli altri autorizzando il prelievo degli organi, Andrea sino all’ultimo sarà quella mano tesa pronta ad aiutare chi ne ha più bisogno.
Lucia Pezzuto per Il7Magazine
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