Liste d’attesa infinite e agende chiuse, ecco quanto tempo ci vuole per prenotare un esame medico

BRINDISI- ( di Lucia Pezzuto) Liste d’attesa infinite e agende chiuse, i servizi di assistenza sanitaria a Brindisi sono oramai una scommessa per molti cittadini che hanno bisogno di visite ed esami diagnostici. Guai ad aver bisogno di un esame medico perché prenotare una prestazione attraverso il servizio sanitario pubblico è diventato pressoché impossibile. Ne sanno qualcosa le decine di persone che ogni giorno si recano nelle farmacie o presso gli uffici del CUP nella speranza di poter avere una data, seppur ipotetica per usufruire di servizi che normalmente dovrebbero essere garantiti dal servizio pubblico sanitario. Agende chiuse per risonanze magnetiche, tac, visite ortopediche, visite oculistiche, visite diabetologiche, visite endocrinologiche ed ecografie in generale, per tutte queste, ma l’elenco potrebbe anche essere più lungo , non vi sono date disponibili, neppure ipotetiche. A confermarlo sono gli stessi farmacisti che con grande rammarico quotidianamente devono respingere le innumerevoli richieste che arrivano. “L’ultima elettromiografia che sono riuscita a prenotare ad una anziana porta la data di marzo 2024- dice la dottoressa Antonella Lacorte della Farmacia Minnuta di Brindisi- è mortificante non poter dare una risposta a chi, evidentemente, ha problemi di salute e chiede di poter fare un esame diagnostico. Non capisco cosa stia accadendo al nostro sistema sanitario. Questa situazione si trascina già dallo scorso  anno e con il nuovo sembra peggiorata”. Le prenotazioni per usufruire del servizio pubblico sanitario necessitano di una impegnativa del medico di base  che per essere completa deve riportare oltre ai dati anagrafici del paziente anche il codice di priorità, il quesito diagnostico e l’indicazione se prima visita o successiva. Normalmente per prenotare ci si può recare in farmacia  oppure tramite CUP che dopo aver inserito i dati nel sistema riferiscono quelli che sono i tempi di attesa, dove per tempo di attesa si intende il numero di giorni che intercorre tra la data di prenotazione e la data di erogazione delle prestazioni sanitarie. Il dato che viene fornito ai cittadini è la prima data disponibile per effettuare la prestazione richiesta. Nell’impegnativa, come dicevamo,  sono riportate quattro possibili classi di priorità che il medico curante può assegnare alla richiesta, a seconda di quanto precoce deve essere, a suo avviso, l’esecuzione della prestazione. Le classi di priorità sono indicate con alcune lettere maiuscole: U = Urgente, ovvero da garantire entro 72 ore dalla presentazione e quindi da riservare ai casi gravi in cui vi può essere un reale rischio per il paziente;  B = Breve attesa, ovvero può aspettare fino ad un massimo di 10 giorni dalla prenotazione; D = Differita, per le prestazioni che possono attendere fino a 30 giorni dalla prenotazione per le visite e 60 per gli accertamenti diagnostici; P = Programmabile, ovvero riferita a problemi che richiedono approfondimenti ma che non necessitano di risposta in tempi rapidi; queste prestazioni sono comunque da garantire entro un massimo di 120 giorni dalla prenotazione secondo indicazione del medico prescrittore. Se nella ricetta non sono indicati il sospetto diagnostico o la classe di priorità, la richiesta è collocata in classe P. I tempi indicati sono garantiti solo per le prime visite o prime prestazioni (ovvero la prima volta che il paziente viene visto per quel problema), e non per i controlli o gli approfondimenti successivi – per le visite Fisiatriche, la classe D è prevista entro 20 giorni va precisato che viene garantita la prestazione, ma non la sede e tanto meno uno specifico medico; pertanto, al cittadino che richiede una prestazione al CUP verrà offerta la prima data disponibile presso uno degli erogatori pubblici o privati convenzionati (pre-accreditati); il cittadino può non accettare la proposta e scegliere un altro tra gli erogatori disponibili, ma in tal caso perde il diritto al tempo massimo garantito. Il regolamento è piuttosto chiaro peccato che non lo siano i tempi di attesa. “ Il primo febbraio un nostro cliente, 70 anni,  ha presentato una ricetta medica con la quale si chiedeva una Tac addome e torace- spiegano dalla Farmacia Doria del quartiere Sant’Angelo di Brindisi- normalmente è una prestazione da eseguire nell’arco di tempo di 30 giorni. E’ trascorso un mese e quando inseriamo i dati della prescrizione nel sistema la risposta è sempre quella: non esistono agende che offrono disponibilità di appuntamenti per le prestazioni selezionate. Tutto questo nonostante ci sia una diagnosi che parla di noduli polmonari. La gravità di questa situazione è che se il servizio sanitario pubblico non può garantire queste prestazioni il cittadino dovrebbe affrontarle privatamente ma non tutti hanno le possibilità economiche per farlo. Oggi se un anziano vuol sottoporsi ad un intervento alla Cataratta non ci sono agende aperte e privatamente costa in media 800 euro. Ora immaginate se un pensionato può affrontare una spesa simile. E’ evidente che almeno nella maggior parte dei casi non si può”. Quindi il risultato è molto semplice : anche la salute ha un costo e non tutti possono permetterselo. “Non solo, c’è un altro gap  di base- spiega il farmacista- nella lettura della prescrizione il sistema recepisce solo i dati di urgenza non quelli diagnostici. Questo vuol dire che se c’è un minimo sospetto legato alla diagnosi medica che potrebbe avere degli esiti preoccupanti il sistema non ne tiene conto. Durante la pandemia era facile rispondere alla gente che c’era il Covid e non era possibile evadere le richieste. Il virus in qualche modo era un alibi. Ora che l’emergenza è sotto controllo non si possono giustificare le agende chiuse. Facendo una media noi riusciamo si e no a rispondere al 10 per cento delle richieste , a volte anche meno”.  Agende chiuse e tempi di attesa emergono attraverso i portali delle farmacie e del CUP, tutto questo a dispetto del sito regionale, basta consultare il “cruscotto dei tempi di attesa”, che fornisce ben altri dati. Ricapitolando, quindi, nessuna data disponibile per visite oculistiche, risonanze magnetiche, visite diabetologiche, ecografie alla tiroide e visite endocrinologiche, risonanza magnetica nucleare del cervello e del tronco encefalico senza e con contrasto e interventi per la cataratta. Tra i dodici e i venti mesi di attesa per eco doppler. Dai cinque a dodici mesi di attesa per altre prestazioni, quali: visita reumatologica, visita urologia, angiografia con fluoresceina o Angioscopia oculare, visita infettivologica, visita Chirurgia vascolare, visita gastroenterologia, visita neurologica, visita diabetologia. Nessun problema, invece, per gli esami di laboratorio, quelli possono essere prenotati ed eseguiti con grande celerità.

Il 22 dicembre scorso la Regione Puglia ha  approvato la variazione del bilancio di previsione destinando 15milioni di euro per abbattere le liste d’attesa.  Risorse che si aggiungono ai 15 milioni stanziati nella legge regionale di assestamento e di variazione al bilancio di previsione 2022. Ad ammettere la difficile situazione è l’assessore regionale alla Salute Rocco Palese, che indica come causa il periodo post pandemia. “Dopo il Covid è esplosa una enorme richiesta di prestazioni sanitarie – spiega Palese- da una parte si tratta degli interventi differiti per la pandemia, ma anche il long Covid ha lasciato il segnato con l’impennata di alcune patologie come crisi d’ansia, depressioni, disturbi alimentari. E sono aumentate anche le richieste per neuropatie, pericarditi, controlli cardiologici. Siamo stati travolti da questa nuova domanda”. Palese, così come tutte le regioni, chiede al nuovo governo uno stanziamento di risorse vincolato per le liste d’attesa. Ma basteranno le nuove risorse a dare le giuste risposte a quella che ormai è un’emergenza?  “Oltre ai soldi – aggiunge l’assessore – serve che il governo nazionali cambi le norme contrattuali degli operatori sanitari, superando per i medici le 100 ore all’anno di straordinario, bisogna liberare le prestazioni aggiuntive, ed avere la possibilità di rivolgersi ai privati accreditati”. Intanto il prossimo 10 marzo l’assessore Palese incontrerà i sindacati per definire una strategia mirata alla risoluzione del problema delle liste d’attesa.

Da Il7Magazine

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