L’ europarlamentare Chiara Gemma per il convegno UCIIM: “Riscoprire il valore dell’inclusione”

BRINDISI- “Dobbiamo riscoprire il valore dell’inclusione”. Con queste parole l’europarlamentare Chiara Gemma annuncia la sua partecipazione al convegno promosso dalla sezione UCIIM di Brindisi, previsto oggi alle 16.30 al santuario di Jaddico. L’associazione Cattolica Insegnanti Dirigenti Educatori Formatori riprende le attività associative con l’incontro “oltre lo scarto e l’indifferenza, per una cultura dell’inclusione accogliente”. “In queste poche parole – precisa l’eurodeputata – sono enucleati i concetti più importanti alla base del nostro vivere civile nella collettività. Non c’è inclusione senza comunione. Lo scarto e l’indifferenza, tipici di questo tempo, devono cedere il passo al bisogno di essere e sentirsi comunità, se vogliamo far germogliare il sentimento dell’accoglienza che ci proietta all’altro senza pregiudizi “. C’è un filo rosso che lega i termini al centro dell’incontro di oggi? Scarto, indifferenza, inclusione, accoglienza. ” Se per inclusione – chiarisce Chiara Gemma – intendiamo l’appartenenza a qualcosa, l’inserimento stabile e funzionale in vari ambiti, vi è da chiedersi se non sia oggi più corretto parlare più di esclusione da qualche contesto e per qualche motivo. Assistiamo, in modo a volte rassegnato altre volte indifferente, ad una serie di comportamenti che escludono un numero sempre maggiore di persone da determinati diritti e condizioni tanto, appunto, da legittimare maggiormente la parola esclusione. Di contro si registra un’abile “corsa” nell’utilizzo della parola inclusione nei più disparati contesti, a cui corrisponde, tuttavia, una pari abilità nell’eludere quelle azioni che ne garantirebbero il significato più autentico di inclusione”. “L’asse portante dell’agire sociale ed educativo – conclude l’eurodeputata – dovrebbe essere l’inclusione declinata come attenzione verso l’altro. Una attenzione che ci sollecita a pensare in modo collettivo per quel bene comune che fa vivere in modo migliore il nostro prossimo. E così nell’incapacità di praticare la “cultura dell’accoglienza”, per la quale vige l’imperativo morale di non guardare da un’altra parte, si finisce con lo scartare le persone che non sono utili. Ma non solo scartiamo, non siamo più capaci neanche di vivere, esperire relazioni, incontri autentici, con gli altri”.

BrindisiOggi

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