BRINDISI- (di Lucia Pezzuto ) “Giancarlo Cafiero è stato un’amante dell’arte, della musica e delle antichità, un uomo intellettualmente vivace ma anche un uomo profondamente spirituale” così a tre giorni dalla sua scomparsa lo descrive il suo amico fraterno Galiano Lombardi che con lui per ben 40 anni ha gestito il negozio di antiquariato “La valigia delle Indie” a due passi dal Duomo di Brindisi. Giancarlo si è spento lunedì scorso, 20 febbraio, in una stanza dell’ospedale Perrino, dopo una lunga malattia. Oggi Galiano lo ricorda con grande commozione ed affetto e parla di lui al presente come se fosse ancora lì a sorseggiare il caffè seduti ad un tavolino del bar. La famiglia di Giancarlo non era di origine brindisina bensì arrivava da Sorrento. “Giancarlo Cafiero rappresentava l’ultima generazione di naviganti sorrentini, arrivati ai primi dell’800 a Brindisi- racconta Galiano- La famiglia aveva dei bastimenti e trasportavano merci. All’epoca tutti i bastimenti arrivavano a Brindisi e si fermavano, magari facevano famiglia perché conoscevano le donne locali e si sposavano”. Tra Giancarlo e Galiano c’erano dieci anni di differenza ma nonostante questo sin da subito tra di loro è nata una bellissima amicizia. “Lui era nato nel 1942 ed io l’ho conosciuto alla fine degli anni 60 perché lui lavorava per una casa discografica- dice Galiano- Era stato a Milano e lui si era mosso anche negli ambienti musicali, quelli anche frequentati da Celentano così aveva avuto la rappresentanza dalla casa discografica e vendeva i dischi . Io ero un ragazzino che frequentava i negozi di dischi di Brindisi. In particolare lui riforniva il negozio di Mimino Calia , “Sette note”. Giancarlo agli occhi dei ragazzi più piccoli diventa un mito, una persona da imitare e prendere ad esempio. “ Lui arrivava con la sua macchina già grandicello mentre noi avevamo 17, 18 anni e stavamo lì ad ascoltare la musica e così che lo conosco. Lui era più grande ma faceva parte di quei giovani brindisini che avevano a che fare con le turiste , all’epoca la città era piena di turisti- racconta Galiano-Lui era simile ad uno di quei play boy della città. Le generazioni più giovani come la mia, dieci anni di differenza, tendevano ad imitarlo. Io l’ho frequentato anche se era più grande. Poi ci sono stati percorsi diversi ma negli anni ’80 ci siamo ritrovati”. Ed è proprio all’inizio degli anni ’80 che comincia l’avventura de “La Valigia delle Indie”. Insieme condividono la passione per le cose antiche, ma anche per l’arte e per la storia che li porta a raccogliere un piccolo tesoro, testimonianze di un tempo passato che ancora oggi, nonostante il negozio sia stato chiuso, restano custodite tra quattro mura di via Tarantini in attesa di essere recuperate. “ Io avevo in mente di aprire questo negozio perché mi piacevano le antichità e lui all’epoca non stava facendo più il rappresentante di dischi ed allora gli proposi di aprire “La Valigia delle Indie”- dice Galiano- Così cominciò la nostra avventura durata dall’82 fino a due anni fa , poco prima dell’inizio della pandemia quando abbiamo chiuso. E’ stata un’esperienza eccezionale, nel cuore del centro storico. Ci siamo dedicati oltre al piccolo commercio di oggetti del passato , anche a raccogliere documenti, carte che parlavano della città . E’ stata una cosa intensa sino a quando non è arrivata la crisi economica con la nascita di internet , i mercatini domenicali, i posti di conto vendita. Le vendite così sono cominciate a calare e siamo stati costretti a chiudere”. Il negozio di antichità non è stata la sola passione di Giancarlo, lui era un uomo dai molteplici interessi. “Lui era appassionato di poesia e arte. Aveva partecipato alla scuola di Silvio D’Amico di Roma , perché da giovane voleva fare l’attore- racconta- Poi qui a Brindisi è diventato il fine dicitore delle poesie di Ennio Masiello che era una bellissima penna. Ha passato gli anni a fare il dicitore delle poesie e poi anche a fare una trasmissione su Puglia tv , “Brindisi-Brindisi” trattava immagini del passato e del presente, si faceva un raffronto, insegnava a chi guardava il programma cosa avrebbe visto se fosse vissuto 50 o 70 anni prima. Negli ultimi tempi, poi, lui aveva una passione legata alla spiritualità perché aveva avuto una conversione, era molto spirituale, frequentatore della chiesa. Forse quando si diventa grandi ci si avvicina di più a queste cose. Lui non aveva più parenti, non si è mai sposato, però abbiamo fatto una società che è durata quasi 40 anni, in genere le società durano sei mesi, un anno. Non si è mai fatto mancare niente, appassionato della Juventus , amava il mare, il porto, la storia della città. Era di una certa vitalità culturale”. Giancarlo ora non c’è più e Galiano ancora stenta a credere di aver perso la sua spalla, il suo compagno di vita. “Alla fine degli ’70 , non eravamo ancora soci, avevo passato un periodo molto problematico della mia vita e lui è stranamente è stato presente, non i miei coetanei ma lui si accorse di questo momento che stavo attraversando e lui mi fu vicino. E’ una cosa di cui gli sarò sempre grato- dice Galiano alla fine- Era sempre disponibile con le persone, certo poi con la vecchiaia si diventa un po’ scorbutici ma siccome noi ci rispettavamo, ognuno aveva il suo spazio e la sua privacy si andava bene avanti. Da quando si era chiuso il negozio si era un po’ chiuso anche lui però ci vedevamo, nell’arco della settimana almeno un paio di volte. Però lui non chiedeva, anche se non stava in una situazione non molto buona, non chiedeva”.
Da Il7Magazine
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