Estorsioni, tante storie di “pizzo” ma poche denunce. Antiracket: “Eppure ci sono i Fondi Solidarietà”

BRINDISI- (Lucia Pezzuto per Il 7Magazine) Aveva tre ettari di terreno, circa 150 alberi di ulivo, non ha voluto pagare il “pizzo” e la mafia con una tanica di benzina gli ha distrutto tutto. Succede in terra di Brindisi, è una delle tante storie di racket, quelle vere, vissute sulla pelle  di chi in qualche modo ha tentato di ribellarsi ma non è sopravvissuto. E’ la storia di Vito, il nome è di fantasia,  che a 56 anni  ha perso tutto. Il fenomeno delle estorsioni torna in primo piano dopo i 13 arresti messi a segno dalla Squadra Mobile di Brindisi che ha smantellato l’ennesima organizzazione criminale dedita a rapine, estorsioni e traffico di droga. Un fenomeno mai debellato che porta dei numeri che la dicono lunga sul potere di questi sodalizi, a fronte di tante indagini ed arresti le denunce sono pochissime. L’ultimo report pubblicato da Sole 24 ore denominato “Indice della criminalità” racconta che nel 2022 nella provincia di Brindisi ci sono state solo  51 denunce, 13,4 ogni 100mila abitanti, a differenza della vicina Lecce dove sono state  134 ,  17,4 ogni 100mila abitanti, Taranto 98, 17,6 ogni 100mila abitanti e Bari 254,  20,7 ogni 100mila abitanti. Nonostante anche la relazione della DIA parli della persistenza della Sacra Corona Unita in gran parte del territorio brindisino e quindi della ragionevole e provata presenza di fenomeni come estorsione e usura, le vittime continuano ad avere paura e non denunciare perché non si sentono tutelate.  Il caso di Vito è lampante, agricoltore da quarant’anni ha perso tutto ciò che aveva solo per aver provato a dire no al “pizzo”. La sua storia la racconta il cugino che lavorava con lui nella raccolta delle olive, anche lui, ancora oggi,  ha paura. “Vennero in campagna mentre stavamo battendo gli alberi per far cadere le olive- dice- presero a girare intorno e poi dissero che avevano bisogno di olio, tanto olio ma che doveva essere un regalo. Non volevano pagare”. Vito non si piegò a quella richiesta e dopo una settimana tre ettari del suo terreno, circa 150 ulivi furono divorati dalle fiamme. Il cugino ammette che dopo quell’incendio non ci fu una denuncia ma che Vito oramai aveva rinunciato e nessuno lo ha mai risarcito.  Le campagne, ma anche i cantieri edilizi, i ristoranti ed i bar, come si evince dall’ultima operazione di Polizia, cambiano i bersagli , gli importi ma il fenomeno c’è.

“A seconda dei periodi colpiscono gli esercizi commerciali, i cantieri edili, le campagne con il cavallo di ritorno. Le forme estorsive sono molteplici, come  gli importi- sottolinea Fabio Marini coordinatore regionale delle Associazioni antiracket e antiusura della Puglia- Ma purtroppo non abbiamo molti dati, tutto quello che conosciamo è frutto della nostra rete sui territori. E’ tristemente noto che le denunce sono poche, lo si dice sempre sia nelle relazioni semestrali della Dia ma anche nelle inaugurazioni degli anni giudiziari. L’operazione di polizia debella quel gruppo che sta operando a Brindisi piuttosto che a San Vito o che a Mesagne. Ma subito ce ne è sempre un altro pronto a subentrare”. Anche la relazione del Ministero dell’Interno parla di un fenomeno criminale in significativa ascesa negli ultimi anni, soprattutto in alcune zone ad alta densità mafiosa,  ed il territorio brindisino è considerato ad alta densità mafiosa, che garantisce introiti sicuri e rappresenta un valido strumento di assoggettamento delle popolazioni e di controllo del territorio e delle economie locali.

“La pandemia ha un po’ alterato i canoni in piena difficoltà, anche le banche hanno chiuso l’accesso al credito e ciò  ha indotto molta gente a rivolgersi agli usurai -prosegue Marini- Noi abbiamo contezza che il fenomeno c’è anche se incostante, incostante a seconda dei periodi e delle persone taglieggiate cambia l’importo perché sui cantieri edili vengono chieste delle cifre, sulle campagne altre. Però abbiamo questo sentore, ecco perché la nostra attività di formazione ed informazione è continua, noi siamo delle associazioni di liberi professionisti ed imprenditori che hanno vissuto questo male delle richieste estorsive e quindi non facciamo che confrontarci l’uno con l’altro ed informare i colleghi che l’associazione serve a questo a non esporre le persone singolarmente e a far capire che l’unico modo per uscirne è la denuncia , non è un’associazione di categoria. Come dice Tano Grasso , nostro presidente onorario nazionale, per sconfiggere il racket non ci vuole la bacchetta magica ma ci vuole la consapevolezza. L’imprenditore e il commerciante non appena raggiunge la consapevolezza che quei soldi frutto del suo guadagno li sta dividendo con l’associazione criminale e quindi sta finanziando inconsapevolmente le azioni criminali, sta armando e fornendo i soldi per traffici illeciti. Se subentra questa consapevolezza , subentra il fatto che deve denunciare. Capisco che non è facile , si ha paura ma oggi le cose sono cambiate e nel nostro territorio non ci sono stati atti dinamitardi come in Campania”.  Lo Stato ha per combattere efficacemente il fenomeno dell’estorsione ha previsto un fondo di solidarietà. Il Fondo di solidarietà viene offerto agli operatori economici, ai commercianti, agli artigiani, ai liberi professionisti vittime di estorsione. L’elargizione è concessa ai soggetti vittime di richieste estorsive: allo scopo di costringerli ad aderire a richieste estorsive o per ritorsione alla mancata adesione in conseguenza di situazioni di intimidazione anche ambientale. In questo modo le vittime di richieste estorsive possono beneficiare del ristoro relativo ai danni a beni mobili o immobili, mancato guadagno e lesioni personali. Ebbene anche a fronte di questa possibilità nel rapporto annuale del Ministero dell’Interno sui fondi per le vittime di estorsione ed usura si legge che in Puglia

 Sono state presentate solo 8 istanze per estorsione e che le somme deliberate 433.960,00 euro, mentre solo 5 istanze per usura  e deliberati 88.245,00 euro. Paradossale è dir poco visto che poi i dati sulla criminalità raccontato tutt’altra storia. Eppure nel caso in cui l’istante  un soggetto abbia aderito alle richieste estorsive, viene ristorato il danno successivo alla denuncia ed a quello relativo a beni mobili o immobili o alla persona verificatisi nei sei mesi precedenti la denuncia gli appartenenti ad associazioni di solidarietà beneficiano del ristoro del danno a beni mobili o immobili ovvero lesioni personali. Se esercenti attività economica anche il danno da mancato guadagno i soggetti non previsti dai due casi sopracitati beneficiano del ristoro del danno per lesioni personali ovvero a beni mobili o immobili per i seguenti soggetti superstiti ( coniuge e figli; genitori; fratelli e sorelle; convivente more uxorio e soggetti, diversi da quelli indicati prima, conviventi nei tre anni precedenti l’evento a carico della persona) vengono applicate le stesse previsioni di cui ai precedenti punti. “Le estorsioni – afferma il coordinatore dell’Ufficio Studi CGIA  Paolo Zabeo  – sono reati spesso compiuti dalle organizzazioni di stampo mafioso nei confronti degli imprenditori. Oltre ad acquisire illecitamente del denaro attraverso soprusi, ritorsioni o minacce, l’obbiettivo di questi malavitosi è di esercitare un forte controllo del territorio”.

BrindisiOggi

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