Nuovo focolaio Covid all’interno dell’ospedale Perrino, la FP CGIL: “E’ caos organizzativo”

BRINDISI- Nuovo focolaio Covid all’interno dell’ospedale Perrino di Brindisi, la FP CGIL: “E’ caos organizzativo”. E’ scoppiato un nuovo focolaio Covid all’ospedale Perrino di Brindisi che ha coinvolto pazienti e utenti, la direzione Sanitaria ha disposto attivazione di “ stanze bolla” . “Si consideri che il SARS-cov-2 è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto (< 1 metro) con una persona infetta e che la via primaria di contagio è costituita dalle goccioline del respiro (droplets) delle persone infette- dice la Fp CGIL- Secondo i dati attualmente disponibili, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus. Tuttavia, le più aggiornate evidenze suggeriscono che la trasmissione possa avvenire anche da soggetti paucisintomatici o anche del tutto asintomatici. Si evidenzia che alcune procedure mediche (ventilazione polmonare non invasiva ed invasiva, broncoscopia ecc…) possono produrre goccioline droplets molto piccole (chiamate nuclei di goccioline  aerosolizzate o aerosol) che sono in grado  di rimanere a lungo sospese nell’aria e possono potenzialmente essere causa di trasmissione dell’infezione. La trasmissione indiretta può avvenire anche attraverso oggetti o superfici contaminati. Il virus può sopravvivere da alcune ore fino a diversi giorni sulle superfici”. Da qui la convinzione del sindacato che la situazione possa peggiorare velocemente. “La scelta fatta dalla Direzione Medica del P.O. Perrino di individuare “stanze bolla” all’interno delle unità operative appare paradossale- aggiunge il sindacato-  Nella nota 94628 la Direzione sanitaria ha intimato ai dirigenti delle U.O. del nosocomio brindisino, l’individuazione e l’attivazione delle “stanze Bolla”, atte ad ospitare i pazienti positivi al Covid e asintomatici. La nota presenta alcune criticità a nostro avviso molto importanti che potrebbero avere un effetto rebound sulla salute dei pazienti stessi e degli operatori sanitari. In primis le “stanze bolla” individuate nella maggior parte delle U.O. coincidono quasi sistematicamente con le vie di fuga previste dal decreto legislativo 81 del 2008 e pertanto i contenitori e i tavolini, nonchè il semplice passaggio ostruiscono di fatto la via principale di emergenza: “Le vie e le uscite di emergenza devono rimanere sgombre e consentire di raggiungere il più rapidamente possibile un luogo sicuro”. In secondo luogo le “stanze bolla” rischiano di diventare “untori” poichè la “separazione funzionale, posta nei corridoi a separare la zona pulita da quella infetta, non sempre è possibile. Mancano i presupposti per poter gestire i pazienti Covid positivi dentro i reparti a cominciare dalle caratteristiche delle stanze, la commistione di percorsi e transito di operatori, gli spazi necessari per la vestizione e svestizione, l’igienizzazione di percorsi e ascensori, l’uso esclusivo delle apparecchiature elettromedicali. Quanto disposto dalla DS non tiene conto dei processi organizzativi e del maggiore impegno a carico della U.O.La gestione dei letti Covid è a carico dell’organico infermieristico e operatori socio sanitari presente in reparto già notevolmente ridimensionato rispetto a gli standard assistenziali ordinari, considerato, che il contagio si sta diffondendo in maniera considerevole tra gli operatori e queste condizioni lavorative potrebbero potenzialmente accentuarlo. Con l’organico così ridotto la sostituzione del collega malato ricade su chi rimane in servizio, saltando i turni di riposo, sommando a straordinari orari aggiuntivi in una forma di organizzazione del lavoro che risulta ingestibile e insostenibile. Ancora più importante è che nella nota non c’è alcun riferimento ai percorsi interni all’Ospedale. Si parla di pazienti asintomatici, ma se si aggravano? Cosa succede se i reparti COVID non hanno posti?”.

BrindisiOggi

 

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