BRINDISI – ( di Lucia Portolano per il 7 Magazine) Aumentare e liberare l’estrazione di gas nei mari italiani, e prevedere nuove autorizzazione per la ricerca di idrocarburi. Lo prevede il governo Meloni in un emendamento all’attuale decreto Aiuti. Un’accelerata del nuovo governo sul tema delle trivellazioni in mare per aumentare l’autonomia energetica dell’Italia, e dipendere meno dagli altri paesi. Nel testo dell’emendamento approvato dal governo si prevede inoltre il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in zone di mare poste fra le 9 e le 12 miglia dalle linee di costa e dal perimetro esterno delle aree marine protette. Quindi si accorciano le distanze per autorizzare le ricerche e l’estrazione.
I giacimenti di gas naturale in Italia si troverebbero in particolar modo nel Mar Adriatico. La maggior parte delle piattaforme autorizzate si concentrano al nord e centro Italia. Ma nel mirino dell’emendamento anche il mare pugliese. Dove al momento esiste un’unica piattaforma di estrazione autorizzata, anche se ferma e non erogante, e si trova a 50 chilometri da Brindisi. Davanti a questo provvedimento la piattaforma di estrazione di Eni, a largo della costa brindisina, potrebbe rientrare in funzione. Si tratta di campo Aquila, una piattaforma risalente al 1995, gestita da Eni che ha ottenuto la concessione per la coltivazione (estrazione) di olio greggio. Rientra nella tipologia “testa pozzo sottomarina”. È un pozzo produttivo, ma non erogante. Eni, nella stessa zona gestisce anche 2 pozzi per l’estrazione di olio greggio, non allacciati e non eroganti, ma comunque produttivi. Sino ad oggi è l’unica società che la concessione per l’attività di estrazione.
La Regione Puglia in merito alle trivellazioni in mare si è sempre opposta, impugnando anche in tribunale le autorizzazioni ottenute da alcune società per l’attività di ricerca. L’attività di estrazione in mare potrebbe entrare in conflitto con i progetti di eolico off shore previsti a Brindisi e nel Salento. Proprio nel mare brindisino è prevista la realizzazione di un parco eolico off shore. Il progetto è stato presentato dalla società Falk renewables. La questione è stata evidenziata dallo stesso presidente Michele Emiliano. <Stiamo verificando perchè c’è un problema di interferenza molto grave tra quel decreto e diversi parchi eolici che sono stati considerati dal governo strategici – dice il governatore della Puglia – Quindi il governo ci deve dire se quelle aree sono destinate alla prospezione, quindi alla ricerca di nuovi pozzi e giacimenti, oppure se bisogna fare i parchi eolici>
<Se noi – continua – dovessimo estrarre tutto il petrolio disponibile nell’Adriatico, per esempio, avremmo la possibilità di soddisfare, tra molti anni, non più del cinque-sei per cento del fabbisogno nazionale, con danni sia all’energia alternativa, ai parchi eolici, sia al fondale marino molto gravi. Non so se il gioco vale la candela>. Intanto dal Pd di Brindisi parte la richiesta ai parlamentari locali e ai consiglieri regionali a ribadire la posizione contraria alle trivellazioni in mare. <Un possibile rinnovo di autorizzazioni a trivellare la costa brindisina alla ricerca di gas – affermano il consigliere regionale Maurizio Bruno, e il segretario cittadino Francesco Cannalire – rischia di compromettere un percorso di sviluppo ecosostenibile avviato mediante la realizzazione di impianti eolici offshore, proprio al largo di Brindisi e su cui si è scelto di puntare. Dopo anni in cui questo territorio è stato devastato dall’utilizzo di fonti fossili per la produzione di energia a sostegno di tutto il Paese, la possibilità di cospicui investimenti per una riconversione con fonti di energia rinnovabile e la realizzazione della rispettiva filiera rappresenterebbe una scelta obbligata e condivisa per lo sviluppo economico futuro. Con la scelta del Governo Meloni – aggiungono – si rischia di tornare indietro e di cancellare un percorso che, al netto delle pastoie burocratiche, stava iniziando a dare i primi frutti. Per questo autorizzare nuove prospezioni alla ricerca di gas finirebbe per bloccare questi investimenti green a vantaggio delle solite lobby sempre pronte a fare profitti sulla testa dei cittadini>. Intanto in Puglia secondo l’attuale situazione pre emendamento, a parte la piattaforma Eni a largo di Brindisi, sono stati rilasciati 4 permessi di ricerca: due nel mare Adriatico e due nel mar Ionio. Le attività di ricerca nell’Adriatico sono di Northern Petroleum, mentre Global Med ha i permessi nello Ionio. Le istanze di ricerca presentate, che non hanno ancora ricevuto l’autorizzazione, sono invece cinque: quattro nel mare Adriatico, e uno nel Golfo di Taranto. In Adriatico l’operatore è Global Petroleum, nel Golfo di Taranto è Aleanna Italia.
Tuttavia questa regione sta già fornendo un grande apporto all’Italia contro la crisi energetica attraverso il gasdotto Tap, che approda sulla spiaggia di Melendugno a San Foca, e attraverso la rete Snam arriva in contrada Matagiola, tra Brindisi e Mesagne, dove avviene l’immissione nella rete nazionale. Dopo il conflitto in Ucraina il trasporto di gas da parte di Tap è aumentato. La società prevede di chiudere il 2022 con 2miliardi e mezzo di metri cubi in più rispetto alla scorso anno, quando il gas trasportato è stato di 7miliardi di metri cubi. In base all’andamento di un market test (incrocio tra domanda e offerta) che è stato avviato nel 2021 Tap deciderà se ampliare l’infrastruttura. E visto l’attuale andamento è molto probabile che si procederà verso questa politica. L’ampliamento non prevede la realizzazione di una nuova tubazione, ma l’aumento della capacità di compressione del gas all’interno dello stesso tubo, che ora può trasportare al massimo 10 miliardi di metri cubi all’anno. Se si dovesse realizzare il famoso raddoppio, caldeggiato da una parte della politica, questo comporterebbe la costruzione di due centrali di compressione, uno in Grecia, e l’altro in Albania, che si aggiungerebbero alle due già esistenti nella stessa zona. In Italia a Melendugno non sono previste nuove costruzioni, le modifiche si concentrerebbero nello stesso attuale perimetro dell’impianto, dove sarebbero realizzati degli adattamento all’attuale terminale che dovrebbe aumentare la sua capacità per accogliere nuovi volumi di gas. Inoltre al gas si aggiunge il carbone. La centrale termoelettrica dell’Enel a Cerano è ritornata a produrre a pieno regime. Da gennaio tutti e tre i gruppi saranno pienamente funzionanti. L’attività della movimentazione del carbone si è triplicata rispetto agli ultimi anni in cui si stava procedendo verso la decarbonizzazione.
Commenta per primo