INTERVENTO/Il sindaco Decaro, Bari, pochi giorni fa: “all’interno del molo di San Cataldo di Bari sarà realizzato un porto turistico per un valore complessivo di 36 milioni di euro finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che riqualifica una serie di aree già esistenti che serviranno alla nautica da diporto e al potenziamento delle strutture a servizio della Guardia costiera.
Per Bari avere un porto turistico significa ampliare l’offerta di servizi e infrastrutture per accogliere un nuovo segmento di turismo che potrà approdare in città e generare nuove economie per le nostre attività.”
Invece a Brindisi? A Brindisi si vuole riqualificare il porto con la vasca di colmata di Fiume Grande, cioè una discarica dei dragaggi dei porti di mezza Italia, sostanze altamente inquinate. E poi un bel deposito GNL di Edison all’imbocco di Costa Morena, con un gran traffico di navi metaniere. E poi la ciliegina sulla torta: una piattaforma mobile, un rigassificatore davanti al porto, che insieme al petrolchimico di ENI Versalis e la ciminiera della centrale a carbone di Cerano a pieno regime, formeranno lo skyline turistico della costa brindisina per chi arriva dal mare in crociera o barca.
E un sedicente comitato spontaneo, ribattezzato Asap (Azione per lo sviluppo e attività del porto) che spera che questo traffico di navi con marinai bengalesi e indonesiani che vivono sulle metaniere vanno poi a farsi una pizza biologica con grano saraceno accompagnata da una bottiglia di vino biologico e fanno così sviluppare Brindisi…
I marinai delle metaniere non sono i diportisti delle barche e yacht del nuovo porto turistico di Bari, che invece escono e spendono.
E mentre Bari attira turismo di un certo livello con il nuovo porto turistico, e ha già negli ultimi decenni tolto al porto di Brindisi il traffico dei traghetti verso Albania e Grecia, poi il traffico aereo dell’aeroporto e parte delle crociere, ora si prepara a dare il colpo di grazia: Brindisi sarà sacrificata al carbone e al gas e alla diversificazione delle fonti energetiche per salvare l’Italia dal gas russo.
Brindisi ha già dato, C’è la guerra in Ucraina, serve una fonte di approvvigionamento alternativo al gas russo: il gas GNL è molto più costoso, è sempre metano, ma molto più inquinante, portato dall’altra parte del mondo a -162 gradi, poi rigassificato a Brindisi per essere immesso nella rete gas insieme al gas di TAP. Ma non c’è nessuna interconnessione con la Rete Adriatica SNAM per portare il gas al nord o in Europa: manca il gasdotto Matagiola – Massafra. Un progetto inutile, costoso e dannoso.
E mentre Bari costruisce porti tutistici di yacht e diporto per il suo sviluppo, a Brindisi speriamo nelle cene dei marinai delle metaniere per svilupparci….
Movimento No TAP/SNAM di Brindisi
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