BRINDISI – ( Da Il7 Magazine) “Avevo 11 anni, frequentavo la prima media, e indossavo ancora i pantaloncini corti, quando ho cominciato a lavorare nell’ospedale Di Summa. Sono partito dal bar poi sono finito in portineria. Oggi, dopo, 51 anni di servizio vado in pensione”. A parlare, con la voce pregna di emozione, è Premio Romanelli, un personaggio storico dell’ex Ospedale di Summa di Brindisi, una di quelle persone che, attraverso il suo lavoro, la città l’ha vissuta ed l’ha vista cambiare nell’arco degli anni. Premio Romanelli, 61 anni, nonno di due bambini, lascerà il suo posto di lavoro il prossimo 30 aprile. “A novembre scorso ho firmato il foglio di pensionamento, è stata un’emozione. Sono qui da 51 anni, in pratica sono cresciuto qui dentro. Avevo otto anni quando ho detto a mia madre che volevo lavorare ed ero stanco di essere trasferito da un collegio ad un altro”. Premio ha perso il papà quando era molto piccolo, la sua mamma con quattro figli a carico non aveva grandi opportunità economiche ed all’epoca decise di affidare i suoi figli ai collegi della provincia di Brindisi. “Mia madre lavorava e non riusciva a seguire me e i miei fratelli- racconta Premio- così mi sono ritrovato in un collegio a Fasano, dove ci sono rimasto per due anni. Poi sono stato a Ceglie Messapica e ad Ostuni. Ero piccolo, avevo 8 anni ma ogni volta che mi facevano uscire per andare a scuola io scappavo via. Ad un certo punto mia madre mi chiese che cosa volessi fare ed io risposi che preferivo andare a lavorare piuttosto che essere rinchiuso in quei posti. E’ così che tutto è cominciato”. La mamma di Premio lavorava nell’ex ospedale Di Summa di Brindisi presso le suore e lì un giorno chiese al proprietario del piccolo bar che si trovava nel complesso ospedaliero, Benito Pagliara, di prendere a servizio suo figlio Premio, un ragazzino. Era il 1972, Benito aveva aperto quel piccolo bar nel 1954 ricavato da uno stanzino, all’epoca era poco più che uno spaccio per le necessità degli ammalati e dei dipendenti ospedalieri. “La mattina andavo a scuola ed il pomeriggio lavoravo nel bar- dice Premio- finalmente ero sereno, stavo bene. Poi ero un tipo che si faceva voler bene, qui cominciai a crescere e a fare tante conoscenze. All’epoca non c’erano i direttori generali ma c’erano i presidenti. Mi ricordo che quando lavoravo ancora al bar mi trovai con il senatore Perrino, poi mi prese in simpatia anche il presidente Domenico Gioia che poi morì per una malattia. Ad un certo punto decisi di fare l’ultimo concorso che venne fatto qua come ausiliario. Così entrai in graduatoria”. Era il primo maggio del 1981, Premio Romanelli non aveva ancora compiuto 20 anni quando lascia il bar e viene assunto dalla Asl di Brindisi come ausiliario all’interno del complesso ospedaliero del Di Summa. “All’inizio lavoravo in giro per i reparti- racconta- era un bell’ambiente, mi trovavo davvero bene. Si respirava un clima famigliare, ci si conosceva tutti e ci si dava una mano. Non si facevano distinzioni tra medici, infermieri, ausiliari perché tutti collaboravano. Io sono stato impiegato per 15 anni nel Reparto di Geriatria, è stata una bella esperienza anche se all’epoca si diceva che era anti camera della morte. Non era così perché la cura e l’amore per i pazienti era uguale ovunque. Io, mi ricordo, lavoravo con il professor Piliego e la sua equipe e posso garantire che si lavorava benissimo. C’era una grande armonia, in quel reparto c’erano 70 ammalati . Gli anziani ti trasmettono le loro esperienze vita nel bene e nel male . Erano persone che avevano affrontato la guerra ed avevano tanto da raccontare. Queste sono cose che ti fanno crescere”. Premio è orgoglioso del suo percorso di vita anche se non sono mancate le difficoltà. “Ad un certo punto ho avuto problemi di salute- spiega- un problema con la spalla e per questo motivo mi hanno trasferito in portineria. Sono 20 anni che lavoro qui, c’è una grande collaborazione con tutti”. Ora i tempi sono cambiati, il Di Summa dal 2002, con la nascita dell’ospedale Perrino, è stato destinato a servizi sanitari diversi, ed ora fa parte del Presidio di Brindisi “Di Summa-Perrino”. Il cambiamento è stato percepito tutto, soprattutto da chi , come Premio, ci ha trascorso una vita intera tra quei reparti. “ Quando era ospedale Di Summa l’ambiente era più accogliente, più famigliare- dice- I tempi sono cambiati. Qua c’erano 1000 posti letto mentre al Perrino ce ne sono 600. Poi c’erano i presidenti e non i direttori generali. Sono entrato che c’era Russa, Santoro, Pennetta. Persone con le quali ho sempre avuto buon rapporto”. In questi 51 anni Premio Romanelli ha visto e vissuto tante esperienze all’interno di questo vecchio ospedale e tra quelle che ricorda con maggiore trasporto vi è l’arrivo dei profughi albanesi. “Quando arrivarono gli albanesi furono portati qui- ricorda- con lo sbarco erano arrivate tante persone che avevano bisogno di cure, di mangiare, di vestiario. Ci mettemmo tutti a disposizione, nessuno escluso. Era gente disperata. Dopo aver prestato i primi soccorsi venivano subito dimessi ma qualche anziano fu ricoverato. Sono cose che ti segnano e di cui non ti puoi dimenticare”. Oggi Premio è pronto per andare in pensione, lo scorso novembre ha firmato le sue dimissioni e tra circa un mese potrà godersi la sua nuova vita. “Ho due figli, un maschio di 38 anni e una femmina di 34 anni- dice- ho anche due nipoti. Farò il nonno a tempo pieno. Inoltre sono una persona che sa darsi da fare anche in casa: lavo stiro e cucino. Sinceramente ora sto contando i giorni, 51 anni di lavoro sono tanti. Ora mi voglio godere la vecchiaia. Ho 61 anni, mi piace lo sport, il basket, per la pallacanestro ho girato l’Italia. Mi piace fare footing e poi mi devo occupare dei nipoti. Insomma sono preparato a fare il mio percorso da pensionato. Ai miei colleghi voglio solo dare un consiglio: non sappiamo che cosa porta la gente con sé quando viene qui, a volte basta solo un sorriso per migliorare la loro giornata”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
La vita di volta dove ci si doveva arrangiare per sopravvivere.