BRINDISI- ( Da Il7 Magazine ) Vent’anni, sola e con un bimbo di quattro mesi occupò una casa popolare al rione Sant’Elia di Brindisi, denunciata e rinviata a giudizio, il giudice l’assolve perché agì “in stato di necessità impellente”. La ragazza: “E’ sbagliato, ma per mio figlio lo rifarei”. E’ questa la storia di una giovane mamma che pur di dare un riparo al suo bimbo si è introdotta in un alloggio popolare, vuoto, subendo una denuncia e un procedimento penale per occupazione abusiva. Questa ragazza, che per motivi di privacy chiamiamo Elisa, ha solo vent’anni e la vita l’ha già messa di fronte a grandi responsabilità e scelte che alla sua età forse molte giovani, al suo posto, non avrebbero fatto.
“Sono rimasta incinta due anni fa e quando la mia famiglia lo ha saputo si è dimostrata subito contraria alla nascita di questo bambino-racconta- I miei genitori non erano neppure d’accordo che stessi con il padre di mio figlio. In poco tempo mi sono ritrovata sola, senza una famiglia e senza un compagno”. E’ il 2020, in piena pandemia, Elisa si ritrova praticamente per strada con un bambino in arrivo. “Per un po’ -dice- mi ha ospitata una amica ma poi quando è nato il bambino sapevo di dover trovare una sistemazione diversa. Mi sono guardata intorno ma non c’erano grosse possibilità” E’ così che alcuni conoscenti segnalano ad Elisa una casa popolare libera in via Boldini al quartiere Sant’Elia di Brindisi.
“Quando sono arrivata praticamente la porta era aperta perché non si chiudeva bene- racconta- All’interno c’era solo un tavolo ed io avevo con me mio figlio di quattro mesi e una borsa con i pannolini e il biberon. Niente altro”.
La ragazza non conosceva nessuno dei suoi vicini di casa ma non appena la gente si accorge della sua presenza e del bimbo si scatena in una gara di solidarietà. “Tutti, ma davvero tutti, in quel palazzo mi hanno offerto il loro aiuto- dice commossa- non me lo aspettavo. A chi più mi ha portato qualcosa per me e il bimbo. Ed anche quando poco dopo sono arrivati i vigili urbani per mandarmi via c’è stato chi mi ha difesa”. In quella casa, però, Elisa ci rimane solo 48 ore, perché poco dopo il suo arrivo, bussano alla porta gli agenti della Polizia Locale. “Quando li ho visti mi sono spaventata- dice- ho capito che avevo fatto qualcosa di grave ed io non ho mai violato la legge prima di quel giorno. Ma ero disperata. Non sapevo più come fare perché avevo mio figlio tra le braccia e dovevo dargli un riparo”.
I vigili urbani comunicano così ad Elisa che ha giusto un paio di settimane di tempo per lasciare l’abitazione ma con il suo avvocato, Francesco Monopoli, la ragazza chiede una proroga in virtù della presenza del minore. In realtà ventiquattro ore dopo Elisa va via.
“Non me la sentivo- racconta- ho preferito chiedere aiuto in giro piuttosto che restare in quella casa abusivamente”. La giovane mamma presa del rimorso di coscienza raccoglie le sue poche cose e lascia l’alloggio in via Boldini.
“Mi hanno accolta alcuni parenti- dice- non avevo molta scelta. Oggi sono pentita di quello che ho fatto ma al tempo stesso, se mi guardo indietro, lo rifarei, non per me ma per il mio bambino. Non potevamo stare in mezzo ad una strada”.
Per quanto la legge sia giusta nella storia di Elisa c’è solo un alibi ed è negli occhi e nel sorriso di un bambino che nonostante le difficoltà continua a crescere circondato dall’amore e dalle attenzioni della sua giovane mamma.
Questo alibi, così come lo straordinario stato di necessità probabilmente hanno toccato la sensibilità del giudice del Tribunale di Brindisi che al termine del procedimento l’ha assolta. “La mia assistita- ha raccontato l’avvocato della donna, Francesco Monopoli- ha agito spinta dalla necessità impellente ma non di natura permanente. Aveva con sé un bimbo di pochissimi mesi e su segnalazione aveva saputo che l’alloggio popolare in via Boldini era libero. Ha tentato di dare un riparo al piccolo. Tra l’altro , così come dimostrato anche nell’istruttoria, non ci sarebbe stata neppure la necessità di forzare l’apertura della porta visto che non si chiudeva bene”. La porta non forzata, la breve permanenza e la presenza del minore, quindi, hanno fatto sì che il giudice si esprimesse a favore della donna che in questo modo è stata assolta dall’accusa. Del resto la giovane mamma spinta dall’estrema necessità aveva cercato una soluzione temporanea e non permanente. La sentenza del tribunale ha inoltre consentito alla donna di non avere elementi di esclusione a suo carico dalle graduatorie per l’assegnazione di un alloggio popolare. In pratica, con regolare richiesta la giovane mamma ha potuto inoltrare la domanda al Comune di Brindisi per una casa, questa volta legittimamente.
Oggi Elisa sta cercando di andare avanti, i problemi con la sua famiglia non sono del tutto risolti ed a soli vent’anni porta con sé la responsabilità di crescere un bimbo da sola. La sua priorità ora è dare casa al suo bambino e trovare un lavoro che le consenta di crescerlo serenamente. Ma, come è comune alle ragazze della sua età, ha ancora tanti sogni nel cassetto. “Ho studiato all’Istituto Tecnico Marconi, ho frequentato sino al quarto anno. Non ho fatto in tempo a diplomarmi- dice- ma ho un sogno, un sogno che forse non potrò più realizzare: avrei tanto voluto diventare una make up artist. Mi sarebbe piaciuto”. Elisa è una ragazza con i piedi per terra e sa molto bene che la vita a volte ti mette davanti a delle scelte difficili. Quelle scelte lei le ha dovute fare suo malgrado, ad eccezione di una: aver messo al mondo il suo bambino, quella è stata una scelta dettata dall’amore.
Lucia Pezzuto
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