“Bonus edilizi e 110%: la frode si verifica alla prima cessione del credito”

INTERVENTO/ Ancora una volta il legislatore rischia di vanificare gli effetti benefici che uno strumento come i Bonus Edilizi sta determinando all’economia del nostro paese. Basti pensare che, come si evince anche da uno studio elaborato dalla Camera dei Deputati, nel solo 2021 gli incentivi concessi attraverso i bonus edilizi hanno determinato una spesa di 51,2 miliardi di euro.

Certo, l’obiettivo di creare condizioni ideali per raggiungere la tracciabilità è assolutamente condivisibile, ma non si ottiene certamente limitando ad un solo passaggio la cessione del credito!

In questo modo, infatti, gli intermediari finanziari sarebbero costretti a limitare l’acquisto soltanto ai crediti necessari alle loro specifiche esigenze, scartando l’ipotesi di poter vendere, anche nel tempo, per intervenuta incapienza, ad altri utilizzatori finali quantità maggiori di credito acquisite sul mercato.

E tutto questo non servirebbe certamente ad evitare le frodi, visto che la vera truffa può avvenire solo nella prima cessione del credito, quando gli istituti di credito accreditati la trasformano in denaro. Da quel momento in poi, infatti, il beneficiario ne fa l’utilizzo che ritiene, sfuggendo a qualsiasi forma di controllo.

Lo strumento più efficace per evitare un utilizzo deviato dei bonus, invece, così come andiamo sostenendo da tempo noi dell’Ance, è quello della qualificazione delle imprese anche nei lavori privati (attestate SOA e certificate ISO 9001) oltre che potenziare i processi di “due diligence” e soprattutto i successivi controlli già dalla prima cessione del credito, mettendo un freno alle frodi e lasciando campo libero alle filiere sane.

Il tutto, a vantaggio della crescita del nostro paese e della definitiva affermazione di strumenti come i bonus che devono essere protratti nel tempo perché contribuiscono ad una riqualificazione complessiva del patrimonio immobiliare nazionale, comportano ritorni certi per le casse dello Stato e rimettono in marcia ampi settori dell’economia nazionale, consentendo la realizzazione di interventi di ristrutturazione anche agli incapienti fiscali ed ai contribuenti in regime forfettario.

Certo, è giusto che le cessioni successive alla prima siano limitate solo ad istituti di credito e ad altri intermediari finanziari ed assicurazioni, sottoposti a rigidi processi di vigilanza. E’ opportuno, pertanto, che il Governo torni sui suoi passi, ridando spazio alle legittime aspettative di chi fa parte delle filiere sane e dei fruitori finali, cioè i cittadini onesti che hanno deciso di utilizzare lo strumento dei bonus edilizi.

Paralizzare oggi questo processo di utilizzo dei bonus significherebbe mettere in discussione le finalità di questo strumento (grazie agli incentivi in campo edilizio, dal 1998 al 2021 sono stati investiti ben 401 miliardi di euro), che – è bene ricordarlo – vanno nella direzione di una riqualificazione e di un efficientamento ambientale degli edifici e si coniugano con una forte ripresa del comparto edilizio con, finalmente, la fuoriuscita dal nero e la possibilità per le imprese di poter programmare ed offrire “lavoro buono e sicuro” ed a tempo indeterminato.

C’è ancora tempo per fare marcia indietro, nell’interesse dell’Italia che vogliamo più bella e sicura.

 

Angelo Contessa – Presidente Ance Brindisi

 

 

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