ROMA- I soldi delle bonifiche per Brindisi? Svaniti nel nulla. La conferma arriva dritta dal Ministero dell’Ambiente. Il 16 luglio scorso si è tenuta a Roma la conferenza dei servizi per l’area Sin di Brindisi(sito di interesse nazionele), durante l’incontro è emerso che le somme versate dalle aziende del sito di Brindisi come atto transattivo con il Ministero, così come previsto dall’Accordo di Programma di dicembre 2007, sono state distratte ad altro uso. Sulla questione scendono in campo le segreteria nazionali di Cgil, Cisl e Uil che hanno inoltrato una richiesta d’incontro urgente al ministro Orlando per chiedere conto dei quasi 26 milioni di euro che avevano una precisa destinazione d’uso, cioè le opere di bonifica per il sito di Brindisi e che invece il Ministero dell’Ambiente afferma di non avere più nelle proprie disponibilità. Questa triste possibilità era stata già paventata da tempo dalle istituzioni locali, quei soldi era improvvisamente finiti nel fondo Letta, ed oggi sono stati utilizzati per altro.
“Le organizzazioni sindacali unitariamente- afferma Michela Almiento, segretaria generale Cgil Brindisi- chiedono di individuare iniziative idonee atte a garantire una rapida restituzione delle relative risorse economiche e, al contempo, di procedere a un esame approfondito dei problemi del SIN, allo scopo di sbloccare l’ormai insostenibile situazione di stallo in cui ci ritroviamo da decenni”.
Se non si bonificano le aree inquinate, queste non solo restano contaminate, ma non potranno mai arrivare nuovi insediamenti.
“Nella conferenza dei servizi- continua Almiento- si è fatto un piccolo passo avanti: si è preso atto che le aziende, nel caso specifico quelle del gruppo ENI, sembra non siano in grado di fare un’analisi di rischio completa di tutti i parametri di riferimento previsti dalle norme, il prossimo 25 luglio ci sarà un incontro tecnico con gli Enti preposti ( in videoconferenza ) allo scopo di porre fine a queste omissioni. Invece, in merito alla bonifica dell’acqua di falda, non è ancora chiaro se si stia andando verso un progetto esecutivo che miri ad implementare il sistema di barriere idrauliche, mettendo da parte la realizzazione della famosa, quanto discussa, barriera fisica di contenimento. Di fatto, i soldi per quest’opera non ci sono, ecco perché presumiamo che la dottoressa Gasparrini, in rappresentanza del ministero, realisticamente, stia comunque cercando di implementare le attività dei pozzi di emungimento delle acque”.
La Cgil stimola una rivendicazione che parta dai diversi livelli di responsabilità politica e amministrativa, chiedendo a ciascuno, Regione, Ministero dell’Ambiente, Ministero dello Sviluppo Economico, impegno per un territorio che da tempo è compromesso sul piano ambientale e della salute. Il sindacato sollecita la necessità del riconoscimento della valutazione del danno sanitario oltre a quello ambientale. “il rapporto “SENTIERI” ( commissionato dal Ministero della Salute ) quando raccomanda anche per Brindisi la necessità di ulteriori dati epidemiologici per una più approfondita comprensione dell’impatto sanitario dei siti contaminati e una migliore individuazione delle priorità negli interventi di risanamento ambientale- conclude la segretaria- indica la strada che è, a nostro avviso, ormai obbligata: la valutazione dell’impatto ambientale e’ ormai imprescindibile dalla valutazione del danno sanitario. Solo questa strada potrà segnare un futuro possibile a un territorio che vanta di essere strategico sul versante energetico, aeronautico, così come lo è stato e vuole tornare ad esserlo sul versante della chimica, a condizione però che le aziende non pensino di tirare a campare, o che si facciano un alibi considerando il nostro un contesto irrequieto sul piano istituzionale e ambientale”.
BrindisiOggi
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