BRINDISI – (da il7 Magazine di Lucia Portolano) Solo tre giorni prima, mentre camminava nel suo soggiorno, con le figlie lontane da casa, un pensiero le era piombato addosso: “e se capitasse proprio a me? Cosa farei io?” Une pensiero premonitore. Era a letto Ada, parlava con suo marito, quando si è accorse di avere un nodulo al seno. Immediatamente prenotò la visita senologica con gli esami di rito. Il medico le confermò la brutta notizia: si trattava di un tumore maligno al seno destro. Da quel momento in poi la trafila. Ada Corsa è una donna di Brindisi di 55 anni, è sposata, ha due figlie di 27 e 31 anni che vivono molto lontano da lei. Tre anni fa ha vissuto l’esperienza della malattia. Oggi sta bene, e diffonde il suo messaggio di coraggio, di forza, e soprattutto d’amore a tutte le donne che stanno vivendo una situazione simile.
Lei ce l’ha fatta, la malattia ha stravolto la sua vita ma le ha insegnato tanto. “Ho smesso di correre – spiega Ada Corsa – mi sono fermata ed ho guardato dentro di me. Proprio grazie al cancro mi sono ritrovata ed ho apprezzato la mia esistenza e tutto ciò che mi circondava”. Da qualche tempo non lavora più, in passato ha fatto la ragioniera, e qualche anno fa per mandare le figlie all’università ha lavorato ad un call center, il solo stipendio del marito non bastava. “Ma anche quella è stata un’esperienza – dice – ed ho imparato tante cose. Tutto serve nella vita”.
Lo scorso anno, in pieno lockdown, è uscito il suo libro Resilienza dove racconta la sua rinascita durante la malattia, quel cancro, che lei ha chiamato “folletto capriccioso”. Resilienza è il racconto di una donna, di una madre, di una moglie alle prese con un nuovo modo di concepire la vita. “Grazie per questo altro meraviglioso giorno. Oggi ho compreso tante altre cose bellissime di me – scrive nel suo libro – Sono andata con mia cognata in un lido ad osservare l’eclisse di luna. Che magia!..”
Era l’estate del 2019 quando è arrivata la terribile notizia, a settembre c’è stato l’intervento ed a gennaio ha iniziato la radioterapia, e poi ha seguito un protocollo sanitario con dei farmaci. Dopo tre anni può dire di avercela fatta e soprattutto di aver vissuto un’esperienza che l’ha trasformata in una nuova Ada. “Io non voglio più tornare quello che ero prima”. Proprio nella malattia questa donna ha ritrovato la sua rinascita.
“Ammetto di aver avuto paura – spiega – in un primo momento mi è caduto il mondo addosso. Ma proprio mentre ero alle prese con le visite e le tante analisi ho cercato di capire quale era il vero conflitto che dovevo risolvere. Come dovevo reagire e perché era accaduto questo? Dentro di me vivevo già un grande vuoto a causa della lontananza di una delle mie figlie, che aveva vissuto tra Argentina e Bolivia. Ed allora ho iniziato a cercare dentro di me. Ed è lì che ho trovate tutte le risposte”. Ada si è rivolta ad uno psicologo, non ha avuto nessun timore a chiedere aiuto. “Ho iniziato ad annotare in un diario tutte le mie sensazioni – racconta – ed ho capito che dovevo avere più fiducia in me stessa, proprio grazie alla malattia sono riuscita ad entrare dentro di me a conoscermi in meglio. Ad un certo punto mi sono vista anche più bella, vedevo i miei occhi brillare. Mi sentivo stordita per quello che stava accadendo, ma nello stesso tempo dentro di me c’era una grande forza. Anche i rapporti con la mia famiglia sono migliorati, sono riuscita a parlare con loro in maniera profonda. Mi sono dedicata alla meditazione e grazie a questa ho conosciuta la mia parte interiore. La società ci porta sempre a correre, e non ci accorgiamo di quello che ci circonda. Ho fatto un auto indagine su me stessa, e mi sono accorta delle meraviglie che c’erano fuori”.
Nulla è stato facile per lei come tutte le donne che si trovano a dover affrontare un percorso simile. “Anche accettare la radioterapia non è stato facile – dice – ma quando entravo in quel luogo cercavo di portare allegria agli altri. Dovevo alleggerire per me e per loro. Ed è questo ciò che ho cercato in quel periodo, la leggerezza e la bellezza della vita di tutti i giorni. Mentre facevo le cure e vedevo le luci dei macchinari immaginavo che quello fosse un cielo con le stelle e la luna. Ho cercato il bello in tutte le cose. Ho interpretato tutto questo come un’opportunità”.
Ada Corsa oggi fa parte dell’associazione Andos (associazione donne operate al seno) che si occupa di promuovere, avviare e sostenere ogni iniziativa che possa favorire una completa riabilitazione delle donne che hanno subìto un intervento al seno, sotto l’aspetto fisico, psicologico e sociale. “Nel mio percorso ho incontrato donne che si ribellavano alla malattia, che erano arrabbiate (tutte reazioni comprensibili), io invece in quei mesi ho pensato che tutto ciò che arriva nella vita è un’opportunità. Ho vissuto ogni giorno come se fosse il primo (con la curiosità della scoperta) e l’ultimo (senza sprecare nulla). Ad un certo tutto mi è sembrato finalmente chiaro: dovevo vivere la vita e goderla. Non sono mancati i combattimenti con me stessa, anche quando mi hanno messo in menopausa indotta non l’ho accettato subito”.
Ada durante la malattia ha riscoperto le sue passioni che aveva accantonato e chiuso in un cassetto, dimenticandosi anche di averle. È ritornata a scrivere e a dipingere. “Ora ho capito che oltre il corpo io sono anima, che ho bisogno dei miei momenti. Ho capito cosa è il silenzio per riscoprirsi e ritrovarsi. Mi prendo tutti i miei momenti e in casa ascolto musica rilassante. Ho così iniziato a respirare ed ho smesso di correre”. A dicembre uscirà il suo nuovo libro, ed anche questo vuole essere un messaggio d’amore per tutte le persone.
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