Allarme Squid game nelle scuole, gli psicologi pugliesi: “Raccogliamo l’invito dei presidi”

BARI – Il presidente dell’Ordine degli psicologi di Puglia Vincenzo Gesualdo rinnova il suo invito alle Istituzioni, soprattutto scolastiche, a voler creare una rete di esperti a disposizione di alunni e insegnanti per prevenire e supportare i momenti di crisi. “Non è la prima volta in cui parliamo della necessità di essere presenti nelle scuole, a diretto contatto con studenti e professori, ma questa volta si rende necessario un intervento rapido”. Gesualdo risponde all’appello del presidente regionale dell’associazione Presidi Italiani Roberto Romito: “Raccolgo e condivido l’invito del presidente Romito a rafforzare la presenza degli psicologi negli istituti scolastici per lavorare soprattutto sulla prevenzione, necessaria per questa e per altre problematiche. Dal bullismo ai disturbi alimentari, passando per la depressione infantile, dobbiamo accompagnare insegnanti e genitori nella corretta gestione di situazioni potenzialmente pericolose”.

Grazie al protocollo sottoscritto dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e dal Ministero dell’Istruzione, le istituzioni scolastiche hanno la possibilità di sfruttare uno strumento utile per attivare servizi di supporto psicologico. “Nel segno di un percorso collaborativo con gli uffici scolastici regionali, siamo pronti ad attuare interventi di assistenza psicologica in quegli istituti che dovessero avvertire l’esigenza di attivare strategie di supporto per l’insorgenza di forme di disagio e malessere tra gli studenti”, spiega Gesualdo.

“Non dobbiamo stupirci dell’interesse dei più giovani verso la violenza” continua il presidente dell’Ordine degli psicologi di Puglia. “Cominciano già da bambini a fare giochi in cui il principio non è la condivisione ma l’io”.

Secondo Gesualdo i bambini crescono in un clima di esclusività: devono essere i più bravi e i più forti. “Sono quasi sempre figli unici – prosegue ancora. E devono quasi sempre rispondere ai bisogni dei loro genitori che li vogliono perfetti e che non accettano quasi mai che abbiano debolezze”. Se è vero che gli input esterni non aiutano, la famiglia deve tornare ad avere un ruolo di mediazione. E non solo.

“È necessario fare un passo indietro e mettere da parte i modelli di competitività che inevitabilmente portano a sviluppare aggressività” conclude Gesualdo. “Dobbiamo tornare ai modelli di appartenenza e di collaborazione. In questo la scuola deve avere un ruolo decisivo”.

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