Licenziati 81 lavoratori Dcm, Leo (Fiom): “E’ una brutta storia, la politica batta un colpo”

BRINDISI – Ottantuno lavoratori metalmeccanici  Dcm sono stati licenziati. “Tre anni di  trattative sindacali, di coinvolgimenti istituzionali, Prefettura, Sindaco, Regione Puglia, MISE, sono risultati vani di fronte alla protervia del fondo finanziario che gestiva l’azienda ex GSE”.  Lo afferma il segretario Fiom Cgil Angelo Leo.

“I liquidatori della DCM, non vedevano l’ora d’inviare le lettere di licenziamento collettivo per liberarsi degli 81 lavoratori che avevano chiesto semplicemente di ottenere un altro anno di cassa integrazione coinvolgendo istituzioni, parlamentari e governi vari – aggiunge Leo – Alla fine la logica unilaterale aziendale prevale su tutti, lavoratori, famiglie, politica, istituzioni. L’azienda ipocritamente ha chiesto ai lavoratori di rinunciare al contenzioso legale in cambio della sua disponibilità a favorire l’eventuale cassa integrazione in deroga. Contemporaneamente ha comunicato a tutte le istituzioni che stavano lavorando per questa soluzione di non invitarla più a qualsiasi incontro con le parti. Ai lavoratori non è stato concesso neanche un secondo per rispondere alla richiesta di rinuncia all’azione legale, che si sono ritrovati licenziati. Questa di Brindisi è una brutta storia, simile purtroppo a tante altre che si stanno consumando a danno dei lavoratori nel nostro paese. Nonostante gli annunci della ripresa e del tutto va bene, madama la Marchesa. L’amara realtà rimane invece che gran parte dei lavoratori subisce la cassa integrazione, ma ora si sta già passando ai licenziamenti collettivi. Attaccare il sindacato, indebolendo la sua capacità contrattuale in difesa dei lavoratori e primo tra tutti al diritto al posto di lavoro è un pericoloso segnale in una situazione di precario equilibrio economico, sociale, politico. I lavoratori, il sindacato, non vanno lasciati soli . La politica e le istituzioni battano un colpo. I licenziati della DCM appartengono non solo al nostro territorio, essi appartengono all’intero paese nell’epoca delle multinazionali che aprono e chiudono senza freni, come e quando vogliono”.

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