INTERVENTO/Lo scorso 27 giugno ho rivolto – primo firmatario – una interrogazione a risposta scritta al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, allo scopo di conoscere quali iniziative il Governo Letta intenda intraprendere per tutelare, come previsto dalla carta costituzionale, il diritto alla salute e quindi ad una esistenza libera e dignitosa della comunità brindisina.
La situazione ambientale, come è noto, dipinge un quadro dai profili potenzialmente emergenziali: in tale area infatti è insediato il più significativo polo energetico europeo – presenti tre impianti di produzione energetica, e cioè la centrale termoelettrica Brindisi Nord (A2A), la centrale termoelettrica Brindisi Cerano (Enel), la centrale termoelettrica a gas (Edipower) -, insistendo inoltre un polo chimico costituito da diverse attività industriali a rilevante rischio di incidente.
La storia del nostro territorio, che è anche storia dell’opinione pubblica, articolazione della vicenda politica, sedimentazione di passione civile, ha ormai acclarato come sia necessario invertire radicalmente la rotta delle politiche ambientali in terra di Brindisi. Sia chiaro: nessuno intende demonizzare un settore che è pacifico ritenere strategico. Ma, prima di giungere ad uno snodo umiliante quale quello della vicenda Ilva, affrontata da una magistratura coraggiosa per colmare i vuoti via via disseminati dai governi nazionali, occorre mordere il tempo a nostra disposizione.
Il contributo offerto da Brindisi alle esigenze energetiche del Paese si è configurato come un vero e proprio sacrificio, inciso sulla pelle di generazioni come pegno pagato in cambio di impiego: ancora una volta l’esperienza consumata (tardivamente) con l’Ilva dimostra come il teorema dell’ammalarsi (o morire) per lavorare sia fasullo ed osceno e quindi inaccettabile. Ed invece, anziché arrestare un processo di vilipendio del territorio, scelte centrali dissennate hanno prefigurato addirittura la realizzazione di un rigassificatore, progetto già preliminarmente costellato da abusi e illeciti, e che espone il territorio ad una vertiginosa impennata dei rischi ecologici ed ambientali. Ma qual è lo scellerato principio che muove certe amministrazioni dello Stato? Quello per cui il corpo di una donna già violato può essere liberamente ancora e ancora stuprato?
Noi abbiamo tra le mani la ricetta per mettere in sicurezza il territorio e tutelarne gli abitanti: e non è stilata certamente dal capriccio di un parlamentare neofita. Quella ricetta l’hanno scritta, di concerto, le amministrazioni locali, la regione Puglia e quasi tutte le espressioni della politica e della società civile, ovvero moltissimi enti e soggetti che dall’alto di differenti autorevolezze si sono espressi sull’argomento, individuando obiettivi indispensabili: una drastica riduzione dell’energia prodotta da combustibili fossili nella centrale elettrica Enel di Cerano; la chiusura della centrale elettrica Brindisi nord dell’A2A (Edipower); la revoca definitiva dell’autorizzazione alla costruzione del rigassificatore, ritirando tutte le autorizzazioni fin qui concesse ed attualmente sospese; la redazione di un piano adeguato ed effettivamente realizzabile per la bonifica delle vaste aree inquinate.
Noi vogliamo rivolgerci alla parte sana di questo equivoco Governo delle larghe intese, a quella che in questo stesso momento storico intende cimentarsi dipanando la matassa tarantina: al confronto, il groviglio di problemi di Brindisi non è certo meno grave e meno urgente.
Toni Matarrelli
on.Sel
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