Scompare Alba, fondò la Brin Ail e si batte per il reparto di Ematologia. Il ricordo del dottor Quarta

BRINDISI- ( Da Il7 Magazine ) Ha dedicato una vita aiutando chi lottava contro la malattia ma lui, la sua battaglia più grande, non è riuscito a vincerla. Se va così a 78 anni Mino Alba, un uomo che durante la sua vita ha lasciato il segno. Mino Alba è stato uno dei fondatori insieme al suo amico fraterno, il dottor Gianni Quarta, della Brin Ail ( la sezione provinciale brindisina della Associazione Italiana contro le Leucemie)  e per anni ha sostenuto l’apertura del reparto di Ematologia nel nosocomio brindisino. Alba, che era anche titolare di una nota Agenzia Assicurativa insieme ai sui figli, è deceduto il 2 agosto scorso nel reparto di Pneumologia dell’ospedale Perrino di Brindisi a causa delle complicanze legate al Covid. Questo nonostante avesse ricevuto entrambe le dosi di vaccino. Fatale per l’uomo è stata la partecipazione all’ultima regata Brindisi-Corfù dove purtroppo assieme ad altre quattro persone ha contratto il virus. Mino Alba amava il mare e la vela, e proprio questa sua smisurata passione l’ha tradito. L’uomo all’inizio era un pauci sintomatico, stava trascorrendo la quarantena presso la propria abitazione ma qualche giorno dopo aver scoperto di essere positivo la situazione si è complicata sino al trasferimento in ospedale. La sua è stata un’agonia lunga 45 giorni ed a nulla sono valsi gli sforzi dei medici, i polmoni erano già stati irrimediabilmente compromessi dal Covid. La notizia della morte di Mino Alba ha sconvolto la comunità brindisina ed in particolare il mondo solidale  dell’associazionismo a cui lui era tanto affezionato. Per anni Alba ha lavorato al servizio dell’Ail con grande entusiasmo portando un contributo importante. Del resto se non fosse stato per il suo impegno e per la sua tenacia oggi forze non avremmo avuto una sezione provinciale dell’Ail. Ne è convinto anche il suo amico fraterno il dottor Gianni Quarta che insieme a lui ha realizzato un sogno l’apertura  di un Reparto di Ematologia presso l’ospedale di Brindisi, di cui poi è stato anche primario.

“E’ molto doloroso, la sua morte lascia un vuoto immenso- dice, commosso, Quarta- Quando abbiamo cominciato siamo partiti da zero. Non esisteva un reparto di Ematologia a Brindisi. Si andava a Bari o San Giovanni Rotondo. Lui ha aderito subito alla mia idea. Abbiamo sensibilizzato le persone, abbiamo incontrato la gente ed una volta occupato persino il piazzale Di Summa dinnanzi al vecchio ospedale. Insieme ci siamo aiutati nella vita. L’Ail nasce quando si forma il reparto di Ematologia . Mino non era il mio braccio destro, era il mio braccio destro e sinistro. Abbiamo lavorato tanto insieme e lui si è impegnato in tutte le iniziative che abbiamo fatto. Ad esempio con l’Ail abbiamo organizzato il primo concerto al Nuovo Teatro, c’era Albano. Ma abbiamo realizzato iniziative di carattere nazionale per sensibilizzare la gente e per solidarietà ai pazienti. Era una persona di grande sensibilità e dal carattere forte, stimato da tutti tanto da essere nominato consigliere nazionale per la Puglia dell’Ail. Era mosso da un grande spirito di solidarietà, intraprendente, gioioso nonostante la vita lo avesse messo più volte alla prova”. Gianni Quarta, che è stato vicino a Mino Alba sino all’ultimo momento, ha condiviso molte esperienze importanti con l’amico. “Uno dei ricordi più cari è quello legato alla organizzazione del 50esimo anniversario dell’Ail  che festeggiammo due anni fa con la Brindisi-Corfù, facemmo un grande spettacolo in piazza. Mancherà alla città, ha lavorato in silenzio, mai fuori dalle righe. Ha seguito e sposato il mio sogno eravamo un solo cuore ed un solo pensiero- racconta- Con lui muore una parte dello spirito di solidarietà. Ricordo che durante il periodo di Natale, quando organizzavamo la vendita della stelle natalizie lui dormiva in tenda per assicurarsi che nessuno rubasse le piante . Caricava il suo camper e girava per la provincia. Era la prima associazione  sul territorio”. La sfida più grande che ha impegnato i due amici resta, tuttavia, l’apertura del reparto di Ematologia, ci hanno creduto insieme e sempre insieme hanno cercato di mobilitare le coscienze e far capire l’importanza di avere un reparto simile a Brindisi in un periodo in cui spesso e volentieri la gente era costretta ad andare fuori per trovarne uno. “Si comincia a parlare del reparto di Ematologia nel 1982, poi nel 1986 funziona in maniera autonoma con il day hospital. Solo nell’ 1995, superando tutti gli ostacoli della politica, il reparto viene inaugurato alla presenza del Ministro alla Salute dell’epoca, Elio Guzzanti- dice Quarta- Nel 1997 viene eseguito il primo trapianto. Nel frattempo abbiamo costruito percorsi di studio e formato medici ed abbiamo proseguito questo cammino anche con il nuovo ospedale. Abbiamo dato supporto scientifico a tutto il mondo. Abbiamo fatto insieme innumerevoli esperienze”.

Dopo tanto impegno, tante lotte a favore della tutela della salute e dell’assistenza per Quarta è difficile pensare di aver perso l’amico e soprattutto pensare che a portarlo via sia stato il Covid. “La vaccinazione non copre il cento per cento delle patologie. Tutti devono essere vaccinati perché chi non lo è, di fatto,  buca la copertura del vaccino. Questa ultima regata Brindisi-Corfù è stata una regata maledetta. Tutti si sono fidati del tampone quando sappiamo benissimo che l’affidabilità del tampone è di 48 ore e poi tutto può cambiare. Mino ha pagato caro l’amore per il mare. L’ha tradito questa superficialità. Le persone più deboli oggi pagano lo scotto più alto. Mino aveva la doppia vaccinazione e quando ha scoperto di avere il Covid era un pauci asintomatico esattamente come le altre quattro persone che lo hanno contratto come lui durante la regato. Poi ci sono state della complicanze ed è stato trasferito in ospedale. Sono stati 45 giorni terribili. Noi ci siamo sentiti al telefono sino all’ultimo, facevamo le video chiamate e lui aveva il casco per poter respirare. E’ stata una agonia lenta e una sofferenza lucida , purtroppo non siamo riusciti ad uscire fuori dal tunnel. Sono tanto arrabbiato”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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