INTERVENTO/ Presso la diga di Punta di Riso, Brindisi, trentaquattro migranti, di nazionalità irachena e iraniana, a bordo della nave da crociera Norwegian Getaway, attendono da martedì che il Ministero dell’Interno deliberi circa la possibilità di uno sbarco. Gli accertamenti sanitari effettuati dal personale competente hanno garantito buone condizioni di salute e le procedure relative all’operazione di sbarco sono già state mobilitate, tutto pareva lasciar intendere un esito positivo nell’immediato. Il nullaosta ministeriale, tuttavia, continua ingiustificatamente a farsi attendere. Ancora una volta, l’Italia si dimostra pronta a sospendere lo stato di diritto e tracciare, in maniera più o meno esplicita, una netta gerarchizzazione di vite umane; ancora una volta, lo Stato italiano si fa veicolo istituzionale di una classificazione ingiusta di persone e di corpi, di dignità e diritto alla vita considerati tutto sommato trascurabili, che finiscono con inquietante facilità in fondo alla lista delle priorità del Governo. Ancora una volta, lo Stato si volta, impassibile, dall’altra parte.
Intanto in mare si continua a morire nel tentativo, di raggiungere un’Italia ideale, un Paese di comunità e di speranze realizzate, realizzabili. Un’Italia idealizzata. Perché in Italia di migranti non si parla; o meglio, se ne parla, se ne può sempre parlare se si intende farne oggetto di speculazione, di propaganda politica, di chiacchiera da bar. Si parla di migranti come di un concetto astratto, lontano da noi e slegato dal nostro quotidiano, dimenticabile ma che si può sempre tirare fuori all’occorrenza. Se ne parla solo nei termini di una rigida classificazione, di corpi incastrati in confini specifici, dai quali è inimmaginabile anche solo provare a sottrarsi. Invalicabili confini spaziali di chi nasce troppo lontano per poter essere consideratə italianə, confini che si sommano a infiniti altri.
Nel frattempo, a bordo della Norwegian Getaway è iniziato uno sciopero della fame, mentre più in là, in mare aperto, si continua a morire.
È tempo di cambiare narrazione; di smantellare costrutti e confini. È tempo di guardare nella giusta direzione.
La Collettiva TFQ Brindisi
ancora una volta chiunque carica clandestini in acque territoriali straniere e vuole sbolognarli sulle spalle del povero Pantalone(quello che lavora, sputa sangue e paga le tasse)!!!