INTERVENTO/ Sembra l’ennesima punizione nei confronti di chi si è permesso di acquistare, a costo di enormi sacrifici, una casa nel complesso di Acque Chiare, per abitarvi, per viverci, per costruirsi una vita con la propria famiglia e non certamente per andare in vacanza.
Quelli che la guardia di Finanza, nel suo verbale, definiva ignari acquirenti di quelli immobili, inconsapevoli della loro destinazione turistica-alberghiera, che li avevano acquistati come private abitazioni, talora come prima casa, a ciò indotti con “artifici e raggiri”. Una vicenda complessa che nel pensiero di questa città è costantemente oscillata fra giustizialismo giacobino e moralista nei confronti di chi, senza colpa alcuna, si era permesso ad acquistare quelle abitazioni e la strumentalizzazione politica di chi, per fini esclusivamente elettorali, cercava di sfruttare quella vicenda umana, prospettando soluzioni che non sono state mai portate a compimento.
Adesso ci si mette anche il comune a voler far cassa, inviando ai proprietari la richiesta di pagamento dell’ IMU, per diverse migliaia di euro, riferita al periodo in cui le abitazioni erano state sottoposte a sequestro giudiziario, adducendo il fatto che per essere esentati durante il periodo del sequestro è mancato il necessario requisito della “dimora abituale”.
Come se la possibilità della dimora rientrasse nella loro discrezionalità e non imposta dal provvedimento giudiziario.
In pratica non potendo abitarci per disposizione dell’autorità giusdiziaria e non per propra volontà, devono pagare l’IMU prescindendo da tutto.
Evidentemente non è stato ritenuta sufficiente la grande sofferenza determinata dalla ultradecennale vicenda giudiziaria di sequestro, che li ha allontanati da quelle case costringendoli a trovare altrove, a proprie spese, una abitazione temporanea, ma anche dalle consistenti risorse economiche impegnate per far fronte alle rate del mutuo, a quelle ingenti determinate dai lavori necessari per mettere riparo ai rilevanti danni provocati dai vandali e dal degrado.
Fa specie il livello di attenzione riservata del comune nel formulare la richiesta di pagamento dell’IMU nei confronti di chi, avendo le abitazioni dissequestrate e essendo ritornato a viverci, non deve pagarla dal momento del dissequestro, come era accaduto per anni prima del sequestro.
Una attenzione e una tempestività che applicata a suo tempo nel controllo di quanto avveniva Acque Chiare, come doveva essere fatto, avrebbe evitato tanti problemi e sofferenze e tanti danni economici .
Naturalmente solo a carico di quei cittadini, perchè il comune sta pensando a guadagnarci su quella sofferenza.
Ma mi chiedo e si chiedono, come opera la sospensione del pagamento dell’IMU nei confronti di chi non la pagava prima e non la paga successivamente al dissequestro per il possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge per l’esenzione?
E’ possibile che il provvedimento di sequestro possa contenere in sè la comminazione automatica di una sanzione pecuniaria, a danno del proprietario a cui viene restituito l’immobile sequestrato , commisurata all’ importo dell’ IMU per tutto il periodo di sequestro?
Come interpretare e a chi o a cosa fare riferimento per la mancanza del requisito della “ dimora abituale” cui si fa riferimento nella richiesta di pagamento dell’IMU, cosiderato che l’allontanamento da quella abitazione è stata imposto con il provvedimento di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria, che prescidende dalla volontà palesemente diversa, del proprietario dell’immobile?
La logica finalizzata a fare a tutti i costi cassa da parte del comune, può rivelarsi in contrasto con il buon senso, che non si dovrebbe mai smarrire nella corretta interpretazione e applicazione della legge?.
E l’Aministrazione comunale, il sindaco, rispetto a questa vicenda si tengono fuori, non hanno niente da dire a quei cittadini?
Potrebbero, per il ruolo che ricoprono chiarire la situazione, dare una risposta ai quesiti proposti, liberaldoli finalmente dalla bolla punitiva in cui sono stati collocati da 15 anni.
Vincenzo Albano
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