FASANO – Fermato carico di rifiuti edili non autorizzato, sequestrato il mezzo.
Dopo qualche giorno da un episodio analogo a Oria, i Carabinieri (Forestali e Territoriali) hanno focalizzato l’ attenzione sul trasporto abusivo di rifiuti anche sulla zona nord della provincia.
Così, questa volta, ad un posto di controllo nei pressi della frazione Montalbano, i Militari della Stazione Forestale di Brindisi e di quella Territoriale di Fasano, hanno effettuato accertamenti su un camion carico di rifiuti da demolizioni edili, tubi di plastica e cartoni. E’ quindi risultato che per l’ automezzo l’ iscrizione all’ Albo Gestori Ambientali era stata sospesa, e quindi non poteva esercitare l’ attività di trasporto di rifiuti. A questo punto si è
proceduto di iniziativa a sottoporre a sequestro penale preventivo l’ autocarro, affidato ad un custode giudiziario, con il suo carico di rifiuti. Il conduttore del mezzo (proprietario è il padre), un 40enne fasanese, è stato deferito alla
Procura della Repubblica di Brindisi, per il reato di gestione di rifiuti non autorizzata (art. 256, comma 1, lett. a) e b) del Decreto legislativo n. 152 del 2006, noto come “Testo Unico Ambientale”).
Si rimarca così quanto già riportato sul fenomeno diffuso della gestione illecita di rifiuti, in tutto il territorio della provincia di Brindisi. Nella maggior parte dei casi il fenomeno si alimenta dal tentativo di eludere o quantomeno ridurre i costi della regolare gestione, fino allo smaltimento: pertanto il produttore di rifiuti (direttore di cantiere edile, proprietario di
abitazione in fase di rinnovo del mobilio, ecc,) si rivolge a soggetti non autorizzati (leggi non iscritti all’ Albo Gestori Ambientali), per la raccolta ed il trasporto dei materiali di scarto. Il trasportatore, a sua volta, privo di alcun tipo di documentazione per la tracciabilità dei rifiuti (formulari di identificazione), in questi casi effettua lo “smaltimento”
abbandonando il carico nelle campagne, fino a creare vere e proprie discariche, a cui talvolta dà anche fuoco.
Purtroppo, i costi evasi dalle diverse figure della catena della gestione illecita dei rifuti li paga poi tutta la collettività, sia in termini di deterioramento dell’ ambiente, inteso come bene collettivo, sia per i costi di ripulitura e di ripristino dello stato dei luoghi, a carico dei Comuni ogniqualvolta non sia possibile individuare i responsabili.
Alla luce di tutto ciò, si rinnova l’ appello a tutti i cittadini a collaborare con l’ Arma dei carabinieri con segnalazioni, possibilmente circostanziate, alle centrali operative.
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