BRINDISI – (da Il7 Magazine) Benzene nell’aria di Brindisi sino a dieci volte il limite massimo consentito. Da metà a maggio a inizio giugno le centraline di monitoraggio della zona industriale di Brindisi hanno misurato numerosi sforamenti. Più volte la quantità di benzene rintracciata nell’aria ha superato di gran lunga i 5microgrammi al metrocubo, limite annuo massimo consentito dalla legge. In particolar modo nelle ultime due settimane di maggio il benzene in alcuni giorni ha raggiunto il picco di 14microgrammi a metrocubo, valori più elevati si sono registrati nella prima settimana di giugno dove il picco è stato di 50,9 microgrammi al metrocubo. L’Arpa Puglia, diretta da Vito Bruno, ha inviato la segnalazione dei superamenti dell’inquinante all’Ispra (Istituto superiore per la ricerca ambientale), il quale a sua volta ha diffidato le società Versalis e Basell, presenti nel Petrolchimico, ad un monitoraggio integrativo della misurazione delle loro emissioni con cadenza settimanale.
L’aumento di benzene infatti, è stato rilevato dalla centralina di Micorosa, posizionata per misurare gli inquinanti nell’aria durante la bonifica, ma ubicata in un punto tale da riuscire a rilevare le emissioni provenienti proprio del Petrolchimico. Gli sforamenti sono emersi nelle settimane in cui la torcia di Versalis, in particolar modo, è entrata in funzione con il suo sistema di cracking. Da settimane infatti ci sono continue accensioni della torcia dovute alla manutenzione e alla fermata degli impianti. Era stata la stessa società Versalis ad annunciare il 14 aprile due mesi e mezzo di fermata a partire da maggio, con relativi lavori per la realizzazione di una torcia a terra, e per questo possibili “discontinue fiammate”. E così è stato. Da settimane infatti, in alcuni momenti della giornata la torcia va in accensione con un’altissima fiamma tanto da essere visibile da diversi punti della città. In serata si intravede il bagliore a diversi chilometri. Stando ai dati dell’Arpa oltre all’effetto scenografico le emissioni prodotte in atmosfera avrebbero superato i limiti consentiti, inquinano l’aria.
La buona notizia è invece che in nessuna delle altre centraline distribuite in città, come al Casale e al Centro, sono stati registrati superamenti. In queste centraline la quantità giornaliera di benzene sino al 22 giugno è rientrata nella media consentita.
Il Petrolchimico di Brindisi è l’unico insediamento industriale di questo tipo in tutta la Puglia ad avere un sistema di monitoraggio dell’aria totalmente privato, senza alcuna gestione pubblica. Persino nell’ex Ilva le centraline vengono gestite da Arpa. L’agenzia regionale per la protezione ambientale ha sempre definito “non adeguato” il sistema di monitoraggio dell’aria all’interno del Petrolchimico.
Mesi fa il sindaco Riccardo Rossi in sede di conferenza dei servizi per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale a Versalis, aveva chiesto di subordinare l’autorizzazione ad un nuovo progetto di monitoraggio della qualità dell’aria. Ma la richiesta in quella sede è stata rigettata, la società ha incassato l’Aia, e il progetto sulle centraline è stato rinviato ad un momento successivo, e ad un diverso tavolo.
Ad aprile scorso, quando la società annunciava la fermata degli impianti e l’avvio degli investimenti con la realizzazione della torcia a terra, il sindaco parlò della disponibilità dei dirigenti Eni Versalis di aprire un tavolo con Comune e Arpa per la realizzazione di una rete di monitoraggio all’interno dell’area e del perimetro del Petrolchimico. Ma per ora sono parole rimaste sulla carta.
Intanto a maggio la società ha iniziato le operazioni per la fermata generale degli impianti, propedeutiche alle attività di manutenzione programmata e ai nuovi investimenti previsti nello stabilimento di Brindisi. La durata è di circa 80 giorni. Le attività di manutenzione riguardano gli impianti cracking, butadiene, polietilene, dei sistemi acque mare ed elettrico, oltre alla realizzazione della nuova torcia a terra. La società ha fatto sapere che le attività prevedono investimenti per circa 60 milioni di euro, a cui si aggiungono le spese per la fermata poliennale, che avviene ogni 6 anni, per un totale pari a circa 100 milioni di euro di investimenti nel biennio 2020-2021. “Oltre alla manutenzione dei tre impianti – specificò in una nota Versalis – verranno messi in cantiere interventi straordinari che prevedono miglioramenti tecnologici e dell’affidabilità, efficientamento energetico e ambientale. In particolare, verrà installata la nuova torcia a terra e saranno sostituiti i terminali delle torce esistenti con modelli di ultima generazione. Gli altri interventi riguardano il miglioramento tecnologico per l’efficientamento energetico di due forni, il miglioramento dell’affidabilità della stazione di pompaggio e della rete di distribuzione acqua mare e quello dell’affidabilità della rete elettrica, grazie all’installazione di una nuova cabina per l’alimentazione dei principali motori elettrici ed una serie di interventi sulla distribuzione elettrica in collaborazione con Enipower”.
È stata la stessa società a precisare che: “ Per le attività di fermata e di riavvio degli impianti saranno attivi i dispositivi di controllo e i sistemi di sicurezza, tra i quali la torcia che si attiverà, in maniera discontinua, per il tempo strettamente necessario a effettuare gli interventi programmati. Saranno preventivamente informati gli enti competenti, come previsto dal vigente protocollo operativo di comunicazione”. Come per dire, noi vi avevamo avvertito. Ma non basta un propedeutico avvertimento a giustificare gli sforamenti oltre la norma. La legge prevede comunque contestazioni ambientali solo quando il limite dei 5microgrammi/metrocubo è superato nella media annuale. Resta pur sempre la questione del danno sanitario.
Lucia Portolano
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