Omicidio del 19enne, in un altro processo forse un passo verso la verità

BRINDISI- (Da Il7 Magazine ) E’ trascorso più di un anno e mezzo dalla morte di Giampiero Carvone, il 19enne brindisino ammazzato a colpi di pistola davanti al portone della sua abitazione al quartiere Perrino di Brindisi. A distanza di 20 mesi il suo assassino non ha né un nome  e né un volto ma nel corso delle indagini nove persone sono state arrestate per episodi di violenza strettamente legate all’omicidio. Nel corso dell’ultima udienza  del processo   presieduto dal giudice  Genantonio Chiarelli del tribunale di Brindisi, il pubblico ministero, Raffaele Casto,   ha presentato le richieste di condanna a carico di sei di questi soggetti indagati a vario titolo per  detenzione illegale di arma comune da sparo in concorso,  alterazione di arma in concorso, esplosione pluriaggravata in concorso, minaccia pluriaggravata in concorso.  Si tratta di Giuseppe Lonoce per il quale il pm ha chiesto 11 anni, 10 mesi e 20 giorni; Stefano Coluccello,  9 anni , 1 mese e  10 giorni; Aldo Bruno Carone, 4 anni; Eupremio Carone, 3 anni e 6 mesi; Giuseppe Sergio, 7 anni, 4 mesi e 20 giorni; Alessandro Coluccello, 4 anni e 3 mesi. Stando ai riscontri investigativi della Squadra Mobile di Brindisi, che ha condotto le indagini, questi soggetti, molti dei quali imparentati tra di loro, sarebbero coinvolti in alcuni episodi di violenza, tra questi una sparatoria, scaturiti dal furto di un’auto di cui si sarebbe reso responsabile il giovane Carvone.  E’ la stessa dirigente della Squadra Mobile di Brindisi, Rita Sverdigliozzi, a dichiarare durante una conferenza stampa che: “Il movente della morte di Carvone matura nello stesso contesto del furto d’auto”.

10 settembre 2019–  Giampiero Carvone muore con un colpo di pistola alla nuca la notte del 10 settembre. Il ragazzo, stando a quanto ricostruito dagli investigatori, alle tre della notte è davanti al portone della sua abitazione in via Tevere, quartiere Perrino di Brindisi, quando viene raggiunto da una scarica di proiettili. La Scientifica accerterà cinque colpi esplosi  di cui uno fatale perché raggiunge il 19enne alla testa. A trovare Giampiero in un lago di sangue è il padre, Piero Carvone, che tenta di soccorrere il figlio che morirà in ospedale al termine di un delicato intervento chirurgico. Proprio dalle dichiarazioni del padre che partono le indagini della polizia. L’uomo racconta che il giorno prima, il 9 settembre, il ragazzo aveva ricevuto delle minacce. Quattro persone si erano presentate presso la sua abitazione chiedendo di riparare i danni arrecati ad una autovettura di cui sarebbe stato responsabile il figlio.

16 settembre 2019– L’autopsia conferma la causa della morte di Giampiero Carvone, il proiettile ha perforato il cervello ma la traiettoria lascia da pensare. Gli investigatori, grazie anche agli esiti dell’esame autoptico, ipotizzano che il colpo sia stato sparato dall’alto verso il basso. Si ha l’impressione che il ragazzo  si sia chinato per schivare la raffica di colpi. Forse chi ha sparato non voleva uccidere ma solo dargli un avvertimento, magari mirando alle gambe. Ipotesi, ovviamente, che purtroppo non danno la risposte sull’identità dell’assassino. Nel frattempo si celebrano i funerali del ragazzo in quartiere praticamente blindato. Alle esequie partecipano centinaia di ragazzi. Polizia, Carabinieri, persino la Finanza monitorano la funzione. Pattuglie e posti di blocco ovunque e persino un drone che registra tutto ciò che accade. Le forze dell’ordine sono convinte che in quella folla ci potrebbe essere la mano che ha premuto il grilletto.

26 settembre 2019– Ad una settimana dalla morte di Giampiero Carvone, qualcosa nelle indagini si muove, la Squadra Mobile di Brindisi, arresta quattro giovani per tentata estorsione. In manette finiscono Giuseppe Lonoce, 37 anni,  Stefano Coluccello, 28 anni, e i fratelli Aldo Bruno Carone e Eupremio Carone, rispettivamente 22 e 21 anni. Secondo l’accusa i quattro il giorno prima dell’omicidio avrebbero raggiunto Giampiero Carvone presso la sua abitazione e dinnanzi all’intera famiglia accusano il ragazzo del furto di un’auto, una Lancia Delta. Ne nasce una lite e volano anche parole pesanti. Le indagini degli investigatori accertano che effettivamente Carvone il 9 settembre 2019, con l’aiuto di alcuni complici, aveva sottratto un’auto poi rivenuta dallo stesso Coluccello.  I quattro, quindi, vengono arrestati per estorsione aggravata. Giuseppe Lonoce finisce in carcere, Coluccello e i fratelli Carone ai domiciliari.

17 ottobre 2019– Un nuovo tassello si aggiunge a questa storia sempre più contorta, ma chiara a chi sta investigando. Due brindisini finiscono in manette per porto abusivo di armi ed esplosione di colpi d’arma da fuoco, si tratta di Stefano Coluccello, 28 anni, già agli arresti domiciliari con l’accusa di tentata estorsione , e Giuseppe Sergio, 20 anni. Entrambi, rinchiusi nel carcere di Brindisi, secondo l’accusa, sarebbero responsabili di una sparatoria avvenuta qualche ora prima l’omicidio di Giampiero Carvone. Stando alla ricostruzione degli investigatori Coluccello e Sergio avrebbero minacciato, esplodendo un colpo di fucile a canne mozze, due amici del 19enne coinvolti nel furto d’auto  avvenuto 24 ore prima dell’omicidio e del quale si era reso responsabile il Carvone. Coluccello e Sergio avrebbero raggiunto i due ragazzi seduti in una piazzetta a pochi passi da via Tevere, quartiere Perrino, e avrebbero intimato loro di pagare i danni arrecati all’auto oggetto di furto e poi recuperata dallo stesso Coluccello. Il colpo di fucile sarebbe stato esploso davanti a famiglie e bambini che in quel momento erano in piazzetta e solo per puro caso nessuno è rimasto ferito. Il fatto era accaduto intorno alle 21 del 9 settembre scorso , qualche ora prima, quindi, dell’omicidio del 19enne. Gli investigatori sono sempre più convinti che il movente dell’omicidio sarebbe proprio legato al furto della vettura e alla tentata estorsione nei confronti di Carvone e dei suoi amici.

17 dicembre 2019– Porto abusivo di armi, con questa accusa finisce nei guai nuovamente Stefano Coluccello e Giuseppe Sergio a questi si aggiunge anche Alessandro Coluccello, fratello del primo. I primi due erano già stati arrestati con l’accusa  di aver esploso un colpo di fucile a canne mozze, a scopo intimidatorio,  nei confronti di alcuni giovani, amici del Carvone. Questi con il 19enne avevano perpetrato il furto di un’autovettura in uso a Stefano Coluccello e durante la fuga l’avevano danneggiata. La Squadra mobile di Brindisi nel frattempo non aveva mai smesso di indagare scopre che Stefano Coluccello pur essendo ai domiciliari non solo aveva incontrato altre persone, violando la misura cautelare, ma aveva anche consegnato nelle mani del fratello e del Sergio una pistola a funzionamento automatico. Di fatto la pistola non è stata trovata ma gli inquirenti hanno raccolto elementi sufficienti per avvalorare l’accusa.

La scorsa settimana si è svolta l’udienza del processo a carico di Giuseppe Lonoce, Stefano Coluccello, Aldo Bruno Carone, Eupremio Carone, Giuseppe Sergio e  Alessandro Coluccello.  In aula c’era anche il papà di Giampiero, Piero Carvone. Il pm ha formulato le richieste di condanna e durante l’udienza sono emersi nuovi particolari che potrebbero essere utili alle indagini sull’omicidio. Un teste, dopo aver smontato l’alibi di uno degli indagati, che aveva sostenuto di essere in sua compagnia,   ha anche  dichiarato di essere a conoscenza di come si sarebbero svolti i fatti che hanno portato all’uccisione del giovane 19enne. Si tratterebbe di una confidenza fatta proprio da uno degli imputati. Ovviamente queste dichiarazioni sono ora al vaglio degli inquirenti, così come l’attendibilità del teste. La famiglia di Giampiero continua a lottare nella speranza che finalmente si faccia luce su questa tragedia.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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