BRINDISI – (da il7 Magazine) La commissione Europea l’8 luglio 2020 ha pubblicato la strategia per l’idrogeno adottando la nuova teoria della green economy: il primato delle fonti rinnovabili e l’utilità assoluta dell’idrogeno verde. Si punta sull’idrogeno come canale di accumulatore di energia per non sprecare l’energia prodotta dalle rinnovabili. Tutto questo per sostituire le fonti fossili. Intorno all’idrogeno girano milioni di euro finanziati dall’Europa nel Recovery plan. Angelo Consoli è presidente dell’ associazione Cedri (circolo europeo della terza rivoluzione industriale), è brindisino ma vive a Roma e da 19 anni è nel gruppo di lavoro dell’economista americano Jeremy Rifkin fondatore della green economy.
A cosa serve l’idrogeno? E quali sono i vantaggi?
“L’idrogeno è l’elemento più diffuso nell’universo. Sulla terra si trova legato ad altre molecole più pesanti. Per esempio nell’acqua legato all’ossigeno. L’idrogeno è importantissimo per accumulare l’energia rinnovabile che è pulita ma discontinua (come quella solare per esempio che è presente solo di giorno), e si ottiene scindendo la molecola. Per far ciò bisogna utilizzare degli elettrolizzatori che sono delle macchine che invaderanno il mercato molto presto, come i computer e internet hanno fatto nel settore ITC. Sarebbe bene che Brindisi non si facesse trovare impreparata”.
Perché c’è questo grande interesse negli ultimi tempi?
“Perchè la Commissione europea ha alzato gli obiettivi climatici europei di taglio delle emissioni climalteranti al 2030 dal 40% al 55% e per far questo bisogna alzare la resa degli impianti esistenti e di quelli futuri attraverso l’idrogeno, appunto perché l’idrogeno permette l’accumulo e l’utilizzazione in tempi diversi da quelli della produzione dell’energia quindi si può fare più energia con meno impianti rinnovabili”.
La produzione di idrogeno è sempre green?
“No. Solo quella da fonti rinnovabili è considerata green ai sensi della legislazione europea sull’idrogeno”.
Da Confindustria ai sindacati, dalle istituzioni alla politica nel territorio di Brindisi si parla dell’idrogeno come di una grande opportunità. Ma cosa realmente può significare in termini economici e sociali?
“L’Europa prevede un mercato di quasi 500 miliardi al 2050 per le tecnologie dell’idrogeno (elettrolizzatori, accumulatori, celle a combustibile, distributori stradali, stampa 3D, etc) e una potenza installata supplementare di 120 giga al 2030. Sono tutti posti di lavoro stabili e qualificati e figure professionali che ancora non esistono e che dovranno essere formate molto rapidamente e in questo io vedo un grande ruolo da giocare da parte del sindacato, di Confindustria e delle varie associazioni professionali. L’idrogeno contribuirà a liberare l’uomo dalla servitù energetica. Una città come Brindisi per esempio potrà uscire dal colonialismo energetico dell’era fossile e diventare pienamente padrona del proprio destino. L’energia pulita e l’idrogeno permetteranno nuove aggregazioni sociali intorno ai veri valori e alle vere vocazioni dei brindisini. Le piccole imprese brindisine e i cittadini potranno prodursi energia abbondante e a buon mercato senza dover dipendere da grandi impianti impattanti sia sul piano ecologico che su quello economico, e potranno recuperare in modo pieno la propria sovranità energetica e la propria vocazione economica nei settori del turismo, della cultura, dell’archeologia e dell’enogastronomia. Ritorniamo con orgoglio ad essere la città del primitivo e dell’uva, di Virgilio e della Valigia delle Indie e abbandoniamo per sempre l’immagine negativa di città martire dell’inquinamento e delle malattie”.
Quali sono attualmente i progetti in via di autorizzazione per il territorio di Brindisi?
“Mi risulta che ci sia un progetto per la produzione di idrogeno da fotovoltaico nella zona di Cerano gestito dalla Saipem e dalla Alboran Hydrogen (società leccese), che mira a produrre solo idrogeno verde con recupero dell’ossigeno per la depurazione delle acque, e a alimentare la Hydrogen Valley di Puglia in corso di pianificazione da parte dell’Università del Salento insieme all’Università La Sapienza il cui pro Rettore per la sostenibilità, Livio de Santoli ha ispirato l’idea delle Comunità dell’energia. Non so molto dell’altro progetto (Prometeus) ma dalla documentazione che ho visto non mi pare solo idrogeno verde, e i riferimenti a idrogeno da fossili aggiungono confusione a una situazione in cui di confusione già ce n’è tanta per esempio con il progetto di GNL della Edison nel porto. Per fortuna mi risulta che i brindisini si stiano organizzando con un Comitato per la transizione ecologica (che mira a tenere distinti progetti realmente “green” da semplici operazioni di greenwashing) che sarà coordinato da Michele Errico. Gli auguro buon lavoro in questa nuova avventura in cui bisognerà affermare i valori positivi della trasformazione ecologica oltre all’opposizione a progetti vecchi, impattanti e pericolosi, che perpetuerebbero le logiche ormai superate del colonialismo energetico per il quale Brindisi ha dato.
La Regione ha candidato la Puglia come “Centro nazionale per l’alta tecnologia dell’idrogeno”, e una sede del centro dovrebbe essere alla Cittadella della ricerca. Cosa significa far parte dell’ hydrogen valley?
“Significa essere in sintonia con l’Europa. Oltre alla produzione di idrogeno bisogna poi sviluppare l’utenza che utilizzerà tale risorsa, e nella Cittadella della ricerca potrebbe sorgere un centro sperimentale sui distributori di idrogeno per macchine, autobus, per il residenziale e per l’industria. La comunicazione sulle nuove strategie per l’idrogeno dello scorso luglio afferma che solo con le Hydrogen valleys sarà possibile trasformare il territorio agendo su domanda e offerta di idrogeno e energia pulita, nel senso di quella trasformazione ecologica che oggi vediamo diventare oggetto di un nuovo Ministero, ma che Papa Francesco aveva già anticipato parlando di “ecologia integrale” nella sua fondamentale enciclica Laudato si’ pubblicata bel sei anni fa”.
Per l’economia del territorio può l’idrogeno sostituire il carbone? E quali sono i tempi?
“L’idrogeno può essere un beneficio per l’economia del territorio mentre il carbone non lo è mai stato. L’idrogeno è compatibile con le coltivazioni mentre il carbone è stato una catastrofe per una agricoltura millenaria. L’idrogeno è “power to the people” quindi potere (oltre che energia) per tutti i brindisini, per le imprese e per gli agricoltori. I tempi saranno molto rapidi e potrebbero esserlo ancora di più se il Comune e la Regione pianificassero una accelerazione della transizione ecologica locale con i loro piani energetici. Un impatto sociale positivo sarebbe sicuramente quello occupazionale. Da uno studio che il CETRI ha fatto tre anni fa emerge con chiarezza che l’intensità occupazionale per unità di capitale investito nelle energie rinnovabili e nell’idrogeno è dalle dieci alle venti volte superiore all’intensità occupazionale delle energie fossili. In altre parole per ogni posto di lavoro perduto nel fossile se ne ottengono da dieci a venti nell’energia pulita. Perché non approfittarne e fare di Brindisi la capitale della nuova energia e dei mestieri ad essa collegati magari approfittando di strutture come Forte a mare e il Tommaseo per realizzare il sogno della scuola B.E.S.T. per l’idrogeno, le rinnovabili e le smart grid”.
Per sviluppare questo settore di cosa ci sarebbe bisogno in questa provincia?
“Di volontà politica. Bisogna fare dei piani energetici ed ecologici seri che si ispirino agli otto settori del Green deal Europeo (energia pulita e idrogeno, obiettivi climatici ambiziosi, protezione della biodiversità locale, agricoltura sana e di filiera corta, mobilità a emissioni zero, costruzioni sostenibili, economia circolare senza rifiuti, e bonifiche del territorio inquinato. I soldi ci sono: Next Generation EU mette centinaia di miliardi su questi obiettivi. Gli esperti ci sono pure. Bisogna solo metterli insieme e dare loro degli obiettivi. E, naturalmente formarne di nuovi”.
Lucia Portolano
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