BRINDISI – (da il7 Magazine) ABV2856. Lo ricorda ormai a memoria, è impresso nella sua mente, quel numero non lo dimenticherà più. È il primo lotto del vaccino AstraZeneca “incriminato”, quello che è stato sospeso per primo dopo la morte di due suoi colleghi in Sicilia. In poche ore quella sigla fa il giro d’Italia, si trova su tutti i giornali e viene annunciato in tutte trasmissioni televisive. Francesco va a prendere il documento che gli è stato rilasciato dalla Asl di Brindisi che attesta la somministrazione del vaccino, e proprio su quel foglio appare la stessa sigla, le stesse lettere e gli stessi numeri. Gli si raggela il sangue. Ha 53 anni e fa parte delle forze dell’ordine della città di Brindisi che in queste settimane si è sottoposto alla vaccinazione anti Covid. Insieme a tanti altri suoi colleghi ha fatto la prima dose il 25 febbraio presso l’hub vaccinale al quartiere Bozzano. Uno dei più grandi della provincia di Brindisi. La vecchia sala da ballo del centro anziani trasformata in un grande ambulatorio per le vaccinazioni. Come agli insegnanti anche ai componenti delle forze dell’ordine è toccato il vaccino AstraZeneca. E a lui in quel giorno è stata somministrata la dose di quel lotto, quello sul quale sono state aperte le verifiche dell’Ema (agenzia europea dei medicinali) dopo i casi di “eventi avversi” con alcune trombosi e circa sei decessi avvenuti poco dopo il vaccino. Al momento dagli esami autoptici non è emerso nessun nesso di casualità tra il vaccino e quei decessi. Ma ulteriori verifiche sono in corso.
“Potete immaginare lo spavento – racconta il 53enne – all’inizio sono caduto in una sorta di ipocondria. Ho chiamato il mio medico curante per segnalarli alcuni sintomi ma in realtà era sono il frutto della mia paura. Chiaramente una notizia del genere destabilizza tutti”. Il realtà l’uomo subito dopo la somministrazione della dose ha avuto solo decimi di febbre per una notte curati con Tachipirina. “Ho avuto circa 37 e mezzo di febbre a distanza di 12 ore dal vaccino e qualche brivido di freddo. Ma nulla più. Nel pomeriggio dopo 24 ore era passato tutto. Ho preso per due volte la Tachiripina, la notte e pomeriggio del giorno dopo, così come mi era stato detto quando ho fatto il vaccino. Successivamente non ho avvertito nessun altro sintomo, salvo un pò il braccio gonfio dove mi era stata fatta la somministrazione, ma il medico di famiglia mi ha rassicurato dicendomi che si trattava di un reazione normale. Come tutti gli altri vaccini”.
Passata la paura iniziale il 53enne non ha alcun dubbio sul fatto di voler completare la vaccinazione che per lui è stata programmata il 29 maggio, tre mesi dopo la prima dosa. Una volta completato il ciclo vaccinale dovrebbe essere immune al Covid. “Voglio fare la seconda dose – dice l’uomo – la vaccinazione è l’unica arma che abbiamo per sconfiggere il virus e tornare alla nostra vita di sempre. Ci sono due motivi per cui voglio farlo: il primo per arrivare all’immunità di gregge affinchè l’Italia possa ripartire e far riprendere la propria economica, con le dovute accortezze, il secondo riguarda un dovere morale, è un fatto di coscienza nei confronti della mia famiglia. Io non ho competenze sanitarie per stabilire la validità del vaccino, ma sono convinto che se dovessi portare a casa il virus facendo ammalare gravemente i miei cari, perché ho rifiutato il vaccino, non me lo perdonerei mai. Non mi darei pace se qualcuno dovesse stare male per colpa mia. E me ne pentirei per tutta la vita. Non vedo l’ora di fare la seconda dose. Non vedo altre alternative”.
Nella provincia di Brindisi prima dello stop sono state somministrate tra forze dell’ordine, associazioni di volontariato e operatori scolastici sei mila dosi di AstraZeneca, una parte erano del lotto incriminato. Di reazioni al vaccino ce ne sono state diverse: dalla febbre alta ai dolori muscolari, alcuni sintomi sono durati anche due giorni, ma non si sono registrati “eventi avversi”. La stessa Asl di Brindisi ha tranquillizzato gli utenti. “Stiamo effettuando un’attività di monitoraggio – afferma Stefano Termite, direttore dipartimento Salute pubblica – per tenere sotto controllo eventuali reazioni importanti, in particolare nelle persone che sono state vaccinate, oltre quindici giorni fa, con il lotto di AstraZeneca oggetto delle indagini dei Nas. Al momento – continua Termite – non sono state portate alla nostra attenzione segnalazioni da parte dei vaccinati o dei loro medici di fiducia su eventi avversi significativi legati a quella somministrazione”.
Intanto dopo il blocco in tutta Italia del vaccino di AstraZeneca la vaccinazione ha subito un notevole rallentamento anche per gli over80. Le scorte di vaccini Pfizer e Moderna sono quasi terminate, e quelle attese in questi giorni nel Brindisino non arriveranno. Pfizer ha annunciato che avrebbe inviato il 30 per cento in meno delle dosi richieste e previste. Slittano così le prenotazioni degli over 80 fissati per questi giorni. La Asl sta contattando i prenotati per rinviare la vaccinazione. Tutto questo quando per le prossime due settimane è atteso il picco della nuova ondata, per questo motivo infatti la Regione ha previsto il blocco dei ricoveri non urgenti negli ospedali pugliesi. Tuttavia il direttore generale della Asl di Brindisi Giuseppe Pasqualone ha lanciato un appello a tutti i medici, infermieri, tecnici e amministrativi affinchè prestino il proprio contributo gratuito alla somministrazione dei vaccini. “Gli hub sono stati allestiti – afferma il direttore – e possono entrare in funzione. Se abbiamo personale a sufficienza e si sblocca la questione delle dosi in 30 giorni con 10mila vaccini al giorno possiamo vaccinare tutta la provincia di Brindisi”. All’appello di Pasqualone hanno rispondo già in duecento. Si attendono le nuove adesioni.
Lucia Portolano
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