BRINDISI- Quella che pubblichiamo di seguito è la lettera di un papà, Stefano Trinchera , la cui figlia affetta da sindrome di Down, quindi con bisogni speciali, è a casa nonostante il Dpcm del 2 marzo scorso consenta a i Bes di frequentare.
“Sono un genitore di una bambina di 9 anni affetta da Sindrome di Down frequentante la terza classe della scuola primaria Salvemini, aimè derubata volontariamente e ingiustificabilmente di uno strumento fondamentale quale la presenza in aula con insegnanti, insegnanti di sostegno ed educatrici scolastiche, come previsto dal legislatore e recepito dai ministeri di competenza, da chi invece avrebbe dovuto garantirgli un equo e ottimale diritto allo studio.
È ciò che sta accadendo in questi giorni nell’istituto comprensivo Brindisi centro ad opera della Dirigente Scolastica che incurante della importantissima possibilità fornita ai nostri bambini in questi tempi tristi e duri, ovvero la presenza in aula degli alunni con difficoltà di apprendimento, accompagnati oltre che dalle insegnanti anche da una aliquota di alunni favorevoli alla presenza, anche a rotazione, nascondendosi dietro la libertà decisionale ovvero all’ autonomia scolastica che ogni dirigente ha nel gestire o coordinare nei modi, tempi e sostanza le varie attività istituzionali a lei affidate, tra le quali quelle didattiche, ha pensato bene di chiudere la scuola mandando indistintamente tutti gli alunni a casa in DAD nonostante sia ben specificato nell’articolo 43 del DPCM 02 Marzo 2021 “Sono sospese le attività dei servizi educativi dell’infanzia e le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza. Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata”.
Ad una mia richiesta formale fatta alla dirigente su menzionata, inviata via email il 15 marzo c.a. per chiedere di poter considerare per mia figlia la didattica in presenza anziché la DAD, dopo aver visto nei mesi precedenti gli effetti deludenti e demotivati, sia per la bimba che per noi genitori che l’abbiamo seguita durante le lezioni a distanza, la segreteria dell’istituto rispondeva tramite email e con modo arrogante che la decisione di utilizzare questo o quello strumento alternativo l’uno all’altro non era certo affidata ai genitori ma esclusivamente alla scuola senza però neanche aver constatato le reali esigenze didattiche dei singoli alunni in questione e senza ascoltare pareri di nessuno tra insegnanti, educatrici e genitori come se con la propria autonomia la dirigente ottenesse il gran dono della onniscienza dimenticando che dall’alto dei suoi super poteri non gestisce solo numeri o impiegati ma bensì vite e soprattutto il futuro di piccoli e indifesi studenti colpevoli solo di essere capitati a studiare nell’istituto sbagliato gestito da una dirigente poco sensibile alla questione visto che in altri istituti scolastici brindisini, gestiti da dirigenti più attenti alle reali esigenze dei propri alunni, è stata ben recepita la norma impartita dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e vengono svolte lezioni in presenza per gli alunni su menzionati. E così dopo una settimana, didatticamente persa, e sfido qualsivoglia figura scolastica ad asserire e dimostrare il contrario, la nostra dirigente scolastica e tutto il suo staff, dopo svariate sollecitazioni da parte nostra e delle insegnanti che riportavano le nostre amarezze, continua imperterrita sulla sua posizione abbandonando di fatto al proprio triste destino i più svantaggiati, coloro che avrebbero dovuto avere più aiuto e che questa volta lo avrebbero potuto avere grazie alla legge ma che per la mancanza di sensibilità, lungimiranza o addirittura buon senso non è stato possibile dare loro. Molte insegnanti mi hanno ripetuto negli anni che la scuola deve essere considerata come una grande famiglia sa cui deduco che la Preside dovrebbe essere come una grande mamma che aimè nel nostro caso risulta essere più matrigna che madre amorevole perché lascia indietro i propri figli più svantaggiati proprio come fossero figliastri o nello specifico alunni di serie b dei quali poco importa mentre si dovrebbero fare tutti gli sforzi possibili applicando ogni strumento a disposizione per non lasciarli mai indietro.
Rassegnarsi a vedere i propri figli regredire utilizzando strumenti didattici non idonei quando ne esisterebbero altri più vantaggiosi, arbitrariamente accantonati non si sa per quale arcano motivo, è una azione che da genitore non potrò mai accettare per il bene supremo di mia figlia considerando soprattutto che attualmente visto il controllo del personale scolastico già parzialmente vaccinato e il rispetto delle ferree regole di prevenzione individuali e collettive l’ambiente scuola risulta il luogo pubblico comune più sicuro attualmente presente sul nostro territorio. Questa lettera aperta per sensibilizzare chi di dovere a fare il meglio per gli alunni in modo che si risolva rapidamente questa problematica e che non si verifichi più una cosa del genere in futuro ma anche per constatare la presenza o meno di mancanze amministrative o legali da parte di chi gestisce tale situazione che vale il futuro di una generazione intera.
Questa la lettera inviata alla scuola:
Questa la risposta della scuola:
Stefano Trinchera
La situazione è critica, non si può condividere nel merito lo sfogo.