Viaggio tra i ruderi del litorale, “abbattiamo lo scempio”

BRINDISI- Un viaggio lungo il litorale nord tra ruderi e strutture abbandonate. Riceviamo  e pubblichiamo il contributo del nostro lettore, Giuseppe Antonelli.  

“Brindisi, città d’acqua. Quando il sindaco Mennitti usò per la prima volta questa espressione sembrò a molti  un’affermazione  ovvia, più che un progetto  ambizioso. In realtà  lui  voleva dire: liberiamo Brindisi  da troppe servitù militari, restituiamo al porto il ruolo di fattore trainante per lo sviluppo, ridisegniamo le direttrici della crescita urbanistica della città, valorizziamo  le e spiagge ed i litorali. Cose giuste ma poco di tutto è stato a tutt’oggi realizzato. Per mancanza di risorse finanziarie? per  vincoli tecnici e normativi? pensiamo anche per  incapacità di andare  oltre gli  slogan e la ricerca di consensi immediati.

Ricollegandoci infatti alla  suggestiva visione del sindaco Mennitti non possiamo ignorare lacune e contraddizioni. Basti pensare alle condizioni della Sciaia, luogo caro ai brindisini un po’ avanti con gli anni. In prossimità di quel tratto di mare è cresciuto disordinatamente  un intero quartiere ed è stato  inaugurato in tempi recenti un porticciolo turistico, Bocca di Puglia, che  stenta a decollare.

Ebbene proprio lì, nel crocevia stradale più importante  della costa immediatamente a nord di Brindisi, bene in vista, si possono scorgere numerosi edifici semidistrutti. Tra i più appariscenti, quello dell’ Estoril  club , rinomato locale notturno che cessò di funzionare all’inizio degli anni ’70  e  quelli di  due antichi e rinomati  ristoranti sul mare :il Picnic e  la Lampara. A guardar bene, ci sarebbe tant’altro da scoprire : quel che resta di Babylandia,  le rovine  dell’ufficio pesa automezzi operante durante la costruzione della diga di Punta Riso, le cabine  infrante dalle onde del mare di quella che fu una   splendida spiaggia della Marina Militare. Negli stessi paraggi , davanti alla conca , una  bassa scogliera anch’essa molto frequentata ed invasa da rifiuti nei giorni di bassa marea .

Viene  quindi spontaneo chiedersi cosa abbia impedito alle amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi  decenni, ed a quella presente, di disporre, con ordinanza, l’abbattimento di tanti edifici  in rovina, per il  decoro della città e la sicurezza dei cittadini. E’ pur vero che di ordinanze ce ne vorrebbero parecchie, se si tiene conto delle abitazioni e stabilimenti diroccati ,  sparsi lungo  le principali vie di accesso alla città: Provinciale per San Vito, Via Appia, Via Porta Lecce. Ruderi che condividono gli spazi con i pochi, stupendi monumenti sopravvissuti a Brindisi, e lo sguardo di chi si trova a passare.

 Verrebbe infine da considerare che, fino agli  anni ’60 e ’70, quando Brindisi non aspirava ancora ad ottenere prestigiosi riconoscimenti internazionali (Capitale Europea della Cultura, Città Europea dello Sport) le cose non andavano poi così male : la città  possedeva un elegante teatro ( quello sì abbattuto senza indugio per i danni non gravi provocati da un temporale), numerose sale cinematografiche,  club giovanili,  circoli aziendali, spiagge incontaminate. Senza contare che le più antiche chiese  erano tutte aperte ai riti religiosi, i corsi erano pieni di vita ed  attraversati da  migliaia di turisti che si imbarcavano su decine di traghetti che quotidianamente partivano dalla Grecia e , dulcis in fundo, si registravano condizioni di quasi piena occupazione .

Anche nello sport  i risultati  erano lusinghieri: la città aveva  una squadra di calcio  in serie B ed una di basket in A1. Dalle sue associazioni sportive uscivano  campioni olimpici nel  pugilato e campioni italiani nel  canottaggio, i cui nomi sarebbe troppo lungo ricordare .

Brindisi allora non era del tutto senza problemi, ma si accontentava di essere considerata una piccola città di provincia….”

BrindisiOggi

7 Commenti

  1. Il professor Voglino non mi ha risposto.
    Eppure era (è) una domanda semplice semplice.

    Al Dr Mulello: concordo con Lei.
    E, del resto, Tommaso Fiore la conosceva eccome (la sua terra).
    Ancor oggi gli altamurani son, giustamente, fieri di lui.

  2. La puntuale e attenta descrizione della realtà di Giuseppe, non può non trovarmi, e spero nom solo io, in sintonia. Leggendo l’articolo mi tornavano inente le parole di Tommaso Fiore: beato colui che conosce la sua terra..

  3. Concordo con il sigr cosimo!Nella gestione antonino venne realizzato il porticciolo turistico, oggi piu’ di ieri in pienissima crisi gestionale…un altro esempio??il villaggio di acque chiare che ha fatto sfumare il sogno ed i sacrifici di numerosi brindisini!!Se tutto cio’ corrisponde al risanamento della costa……Noto con stupore che molta gente continua a nominare antonino come un eroe,dimenticando tutte le malefatte sia amministrative che di coerenza politica!vedi ribaltone del 1999

  4. Se l’aministrazione comunale si fidasse un pò di più dei giovani imprenditori Brindisini, dando in uso tutte queste zone in disuso e lasciate abbandonate a se stesse, risolverebbero tante cose e sopratutto non ci rimetterebbe neanche un centesimo, vi sarebbe la riqualificazione della zona litorale, il controllo, la pulizia e presenza di diversi servizi, ma purtroppo, noi piccoli imprenditori, siamo costretti a dare il ns contributo in altre zone, dove veniamo apprezzati per tutto quello che offriamo. Tengo a precisare al commento precedente, che il sig. Antonino e colui che è stato arrestato, ma è anche colui che ha dato una svolta alla città di brindisi e che ancora oggi ne stiamo usufruendo dei tanti finanziamenti europei che riusci ad avere per la riqualificazione della città.

  5. Chiedo scusa, dottor Voglino:

    l’Antonino di cui ella parla
    è quella persona arrestata numerose volte?

    No, giusto per capire meglio a cosa si riferisce.
    Grazie.

    POSTILLA: un plauso al lettore Antonelli per la sua semplice ma veritiera disanima

  6. sarebbe già un primo passo se ogni anno si mettesse in cantiere l’accesso, la pulizia di brevi tratti di mare….basti pensare di fronte a quello che fu l’abusivismo di Sbitri, finalmente smantellato, cosa ci vuole per rendere fruibile il litorale sabbioso prospiciente e poi si scelga un altro intervento, mica è detto che la godibilità di bene pubblico passi per forza nella concessione ai privati.Pubblico è bello.

  7. Con la gestione Antonino esisteva la delibera del piano di risanamento della costa e fu fatta nel periodo di ultimazione del porticciolo turistico.Poi x 9 anni tutto fermo.Spero che questa amministrazione riprenda da quelle delibere e faccia i lavori di riqualificazione .Ho piena fiducia nell’operato di quests amministrazione.

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