Al Verdi, concerto per due pianoforti “Danza tra fiabe e migrazioni sonore”

BRINDISI- Continua la programmazione streaming dal Nuovo Teatro Verdi di Brindisi. Dopo la parentesi del teatro civile, domenica 14 marzo, con inizio alle ore 18, si torna alla musica con il concerto per due pianoforti «La danza tra fiabe e migrazioni sonore». L’appuntamento anticipa lo spettacolo in programma per la rassegna «Brindisi in scena», realizzato con il sostegno dei fondi regionali destinati al piano straordinario per la cultura e lo spettacolo «Custodiamo la Cultura in Puglia».

I maestri Stefania e Giampaolo Argentieri propongono un repertorio inusuale ma impegnativo e di forte impatto emotivo, un viaggio tra suite e arie d’opera. Lo spettacolo sarà trasmesso online sulle pagine Facebook di Fondazione Nuovo Teatro Verdi, Comune di Brindisi, Riccardo Rossi Sindaco di Brindisi, Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi, Agenda Brindisi, Brindisi Oggi, Brindisi Report, Brindisi Time, Brundisium, L’Ora di Brindisi, Newspam, Nuovo Quotidiano di Puglia online, sulla web-tv Apulia (apuliawebtv.it) e ancora sul canale Youtube della Fondazione Nuovo Teatro Verdi.

L’arduo compito di ricreare l’atmosfera di danza e l’intera gamma sonora di voci e orchestra, sarà affidato ai due pianisti brindisini, da sempre attivi nelle sale da concerto più prestigiose del mondo e forti di un inequivocabile affiatamento musicale. Fin da giovanissimi si sono imposti all’attenzione del pubblico e della critica grazie al singolare affiatamento unito a talento e versatilità, tanto da risultare vincitori di numerosi concorsi nazionali e internazionali e partecipare a prestigiose manifestazioni come il Festival Europeo della Musica «Young Classic» a Passau, in Germania, la «Festa della Musica» organizzata nel 2007 dal Ministero dei Beni Culturali nell’Archivio di Stato di Brindisi e la grande esposizione «Edvard Grieg International Piano Competition» di Oslo nel 2011.

Il concerto si apre con «Clair de lune» di Claude Debussy, il brano per pianoforte impressionista per eccellenza. Composto nel 1890 e rivisto da Debussy per la pubblicazione nel 1905 nella «Suite bergamasque», evoca l’atmosfera rappresentata nei dipinti di Claude Monet e nella poesia di Paul Verlaine o di Arthur Rimbaud. Debussy è stato indiscutibilmente il massimo esponente dell’impressionismo in musica grazie alla sua geniale capacità di scomporre gli elementi melodici, ritmici e armonici, e di rivoluzionare la composizione musicale, fino ad allora regolata da contorni precisi (melodie, funzioni armoniche, forma).

Nel 1937 Darius Milhaud scrisse le musiche per un adattamento per bambini della farsa «Le Médecin Volant» di Molière, andata in scena al Théâtre Scaramouche negli Avenue des Champs-Élysées a Parigi. Da quella partitura l’autore marsigliese trasse il materiale per una suite per due pianoforti, l’op. 165 b, intitolata appunto «Scaramouche». I due pianoforti si incontrano in un momento di leggerezza nel quale il compositore mescola chanson francese, jazz, blues e samba strizzando l’occhio alla Commedia dell’Arte.

Il concerto prosegue con la «Suite n. 2 op. 17» del russo Sergej Rachmaninov: composta in Italia nei primi mesi del 1901, la seconda Suite per due pianoforti venne eseguita il 24 novembre 1901 dall’autore e da suo cugino Alexander Siloti. La composizione nacque nello studio di un medico psichiatra, cui il musicista si rivolse dopo un silenzio durato tre anni a causa di una depressione che seguì all’insuccesso della Sinfonia in re maggiore del 1897. Il primo movimento, Introduzione, è costituito da un energico tempo di marcia in tre parti; segue un Valzer brillante il cui impulso ritmico è completato da complesse figurazioni; il terzo movimento, Romanza, è altamente emotivo e la Suite si chiude con una Tarantella dalle proporzioni orchestrali che richiede grande virtuosismo a entrambi i pianisti.

Chiusura con il celebre «Libertango» di Astor Piazzolla, il re delle commistioni tra musica di strada e repertorio colto. Tema del 1974 (celebre anche per la versione interpretata da Grace Jones nel film di Roman Polański, Frantic), «Libertango» condensa in una sola melodia tutto ciò che lo scrittore e poeta Luis Borges diceva della danza argentina: «Non è solo un ballo, ma un modo di camminare, un modo di sentire la vita, che colora le vicende dei suoi protagonisti e dei suoi interpreti per raccontare ogni volta una storia diversa».

BrindisiOggi

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