BRINDISI- Droga e pizzini dalla finestra del carcere, l’OSAPP, l’Organizzazione sindacale Autonomo della Polizia Penitenziaria, chiede di spostare la casa circondariale di Brindisi fuori dalla città. Dopo le ultime dichiarazioni del pentito brindisino, Andrea Romano, che rivela come dalla finestra del carcere siano statti fatti passare droga e pizzini, ora l’OSAPP chiede la chiusura della struttura, che evidentemente presenta numerose falle e la realizzazione di una casa circondariale lontana dal contesto urbano. Il Segretario Regionale Ruggiero Damato, già in tempi non sospetti chiese la chiusura del penitenziario brindisino e una diversa locazione che non sia quella attuale quasi al centro della città in quanto da come emerge da dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, dalle finestre che si affaccia direttamente sulla strada che diventa il canale di comunicazione tra il mondo esterno e i detenuti, parrebbe che sarebbe entrato di tutto da queste finestre del carcere di Brindisi: droga e soprattutto pizzini, e dove parrebbe che i boss della Sacra corona unita comandano dalle loro celle, è da qui che impartiscono gli ordini per i propri sodali.
Emergerebbe che dal carcere gestiscono i traffici di droga, le estorsioni e le varie attività illecite che servono a riempire la “cassa comune del clan”. Un mondo parallelo nella città di Brindisi, con rapporti e alleanze anche nei paesi della provincia, descritto nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia un 34 enne salentino, che a dicembre scorso ha deciso di collaborare con la giustizia, l’ultimo collaboratore della nuova generazione della Scu che ormai ha cambiato pelle e metodi.
“Con la cronica carenza di personale, la mancanza di investimenti in sistemi di sicurezza, iniziando da sistemi di anti scavalcamento e intrusione, uso di droni che vigilano in supporto al sistema di vigilanza, impiego di cani antidroga, formazione e aggiornamento del personale con nuove tecniche investigative e di prevenzione, in poche parole far fare realmente alla polizia penitenziaria quello che li compete quali componenti a pieno titolo nei corpi di polizia prevedendo l’inserimento reale nell’antimafia- dice Damato- nelle procure con uffici dedicati, fornendo uomini e mezzi idonei al passo dei tempi e alla lotta a una criminalità all’avanguardia con mezzi tecnologici, in quanto abbiamo dimostrato come polizia penitenziaria di aver sventato evasioni, tentativi di intrusione di droga telefonini, intercettati ordini che erano destinati all’esterno dei penitenziari con pochissimi mezzi e a spesso autodidatti, si pensi se ci forniscono uomini e mezzi soprattutto tecnologici cosa sarebbe in grado di fare la polizia penitenziaria, ricordando a noi stessi che il carcere è ed è stato un data base per la lotta alla criminalità organizzata nazionale ed estera”. “Urge una vera e propria riforma del sistema penitenziario e della Polizia Penitenziaria , iniziando dalla distinzione fra la sicurezza e il trattamento, quindi prevedere figure di polizia del trattamento che deve essere distinto e separato da quello della sicurezza in quanto sono incompatibile fra loro per ovvie ragioni senza fare demagogia- conclude- formare di fatto un Dipartimento della Polizia Penitenziaria con a capo il CAPO della Polizia Penitenziaria che gestisca la sicurezza prevedendo nuove figure professionali del Corpo come quella del trattamento, come si potrebbe prevedere psicologi ecc. ecc., avendo solo un rapporto funzionale e non gerarchico con gli attuali Direttori e Dirigenti Generali che loro si debbano fare trattamento, come sta chiedendo alla politica tutta il Segretario Generale Dott. Leo Beneduci da oltre un decennio.Pertanto auspichiamo che il nuovo Guarda Sigilli la Ministra Presidente Catarbia che dalla sua autorevolezza e sensibilità per importanti incarichi ricoperti in precedenza crediamo che sia la persona giusti e autorevole per una vera riforma del sistema penitenziario e della Polizia Penitenziaria”.
BrindisiOggi
Commenta per primo