BRINDISI – ( da il7 Magazine) Ad ottobre 2020 le opere di bonifica sarebbero dovute terminare. Ed invece i fanghi tossici provenienti dalle lavorazione dell’ex Petrolchimico sono ancora tutti lì. Stoccati a cielo aperto da oltre trenta anni, a due passi dal mare e dal parco naturale Saline Punta della Contessa, tra un volo di fenicotteri e cavalieri d’Italia. Un milione di metricubi di inquinanti altamente pericolosi che ricoprono oltre 50 ettari di terreno, che hanno contaminato la falda e sono arrivati sulla spiaggia. Viene comunemente chiamata area Micorosa, per la sua messa in sicurezza sono stati stanziati 48milioni di euro di fondi Cipe, risorse pubbliche per un’area contaminata dai privati. Da oltre un anno nel cantiere di Micorosa non si vede più neanche un operaio, nessun mezzo in azione. Tutto è fermo.
Delle opere previste ne sono state realizzate, dal consorzio che si era aggiudicato l’appalto, Co.Me.Ap, solo il 7 per cento. Praticamente nulla. Il consorzio siciliano aveva vinto la gara nel 2015 con un ribasso del 74,3 per cento per un valore economico di 17 milioni di euro al netto dell’iva. Un ribasso che allora fece molto discutere, ma che la commissione giudicatrice dichiarò congruo. La storia ha poi dimostrato che tanto congruo non era, visto che il consorzio, quasi un anno fa, ha dichiarato di non poter più svolgere la bonifica anche a causa dell’aumento dei prezzi. La Co.Me.Ap ad aprile 2020 infatti, dopo il primo step di pagamento di circa un milione di euro, ha presentato le proprie riserve chiedendo al Comune 9milioni di euro in più addebitali, a suo dire, ad alcuni ritardi della stazione appaltate (Comune di Brindisi), e della direzione lavori (Sogesid). L’azienda ha chiesto anche di rivedere la valutazione circa la quantità del terreno necessario per la copertura a causa del fatto che i rifiuti si sarebbero abbassati nel tempo. Ed ha rivendicato un adeguamento dei prezzi sulle forniture in quanto questi sarebbero aumentati rispetto a quelli calcolati nel 2015, tra questi anche il prezzo della impermealizzazione.
La consegna dei lavori avvenne nel 2018, e questi si sarebbero dovuti concludere dopo 730 giorni. Ad oggi si è ancora punto e a capo. A questo si aggiunge che la stessa Co.Me.Ap ha presentato ricorso al Tar ed ha chiesto al Comune di Brindisi un risarcimento danni di 13 milioni di euro. Il Comune si è costituto nel procedimento ma non si è tenuta ancora l’udienza. Per i brindisini un danno oltre la beffa.
Intanto prima della fine del 2020 il contratto con Co.Me.Ap è stato rescisso. Una settimana fa l’amministrazione comunale, tramite l’ufficio Ambiente diretto dall’ingegnere Francesco Corvace, ha firmato un nuovo contratto con la società lucana, Semataf srl, capofila di un’Ati. Era la terza in graduatoria nella gara d’appalto del 2015, la seconda in lista nel frattempo era fallita. La Semataf si era presentata con un ribasso del 58 per cento, ma visto il passare il tempo è stato fatto un ragguaglio. Alla fine il costo sarà di circa 22milioni di euro. La consegna dei lavori è prevista per il 2 febbraio. Due anni dopo a partire da questa data i fanghi tossici a Micorosa dovrebbero essere tombati. Chissà se sarà la volta buona.
Al momento, come si diceva, è stato effettuato solo il 7 per cento delle opere. Su un’area di 54 ettari sono stati interessati ai lavori solo 7 ettari, su questi è stato posato uno strato di copertura di terreno vegetale, si tratta infatti di una prima fase, mentre su 2mila metriquadrati c’è stata anche la posa del telo impermeabile. In realtà non si tratta di una vera e propria bonifica, ma di una messa in sicurezza dell’area. I rifiuti restano, ma vengono incapsulati. Il progetto è stato redatto da Sogesid, la società in house del ministero dell’Ambiente incaricata anche per la direzione dei lavori. Questo prevede un incapsulamento tra terreno e telo impermeabile dei fanghi inquinanti. Una maniera per isolarli e tombarli.
Tuttavia mentre l’appalto pubblico è fermo, l’appalto privato di Eni rewind va avanti. La società, seguendo lo stesso progetto di Sogesid, ha dato il via ai lavori di messa in sicurezza dei terreni confinanti Micorosa. Nel 2014 infatti, con allora sindaco Mimmo Consales, fu siglato tra Comune di Brindisi, Regione Puglia e Syndial (azienda proprietaria degli impianti dell’ex Petrolchimico) l’accordo procedimentale di programma per la messa in sicurezza permanente dell’area Micorosa e delle aree Syndial esterne allo Stabilimento petrolchimico site nel Sito d’interesse nazionale.
La bonifica di Micorosa è stata finanziata con fondi Cipe rivenienti da un accordo di programma sottoscritto il 17 luglio 2012 dal ministero dell’Ambiente, dal ministero dello Sviluppo Economico, dalla Regione Puglia e dal Comune di Brindisi. Erano stati stanziati 48milioni di euro di cui 37milioni per la gara d’appalto di Micorosa, ora diventati 22milioni con il contratto della nuova società. Il resto delle risorse è ancora nelle mani della Regione che non le ha dirottate verso altri interventi. Soldi comunque della città di Brindisi costituiti con un fondo versato dalle aziende della zona industriale. Ma dopo 9 anni si è ancora al punto di partenza. E Micorosa è sempre lì, a ricordare che a pochissimi chilometri dal centro abitato c’è uno dei siti più inquinanti d’Italia.
Lucia Portolano
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