BRINDISI – da il7 Magazine (nella foto: la parte segnata in nero è l’insediamento a terra, mentre quella in rosso è la banchina) Il procedimento al ministero dello Sviluppo economico è aperto da un anno e un mese. La richiesta è quella di ottenere le autorizzazioni per la realizzazione di un deposito costiero di gnl (gas naturale liquefatto) con una capacità di stoccaggio utile tra i 16mila e i 19mila metricubi sulla banchina di Costa Morena est al porto di Brindisi. Il progetto redatto da Edison a dicembre 2020 ha ottenuto dal Comitato tecnico regionale parere positivo al nulla osta di fattibilità. (Nof). Un primo passo avanti. Del comitato fanno parte Regione, Arpa, Inail, Provincia, vigili del fuoco e Capitaneria di porto.
Si tratta di un deposito di gas per alimentare mezzi su gomma e navi. Secondo il progetto la banchina dovrà essere attrezzata per consentire lo scarico di gnl da metaniere con capacità comprese tra 7.500 a 30mila metricubi, e il caricamento di nave bettoline con range di capacità tra 1mille e 7.500 metricubi.
Lo scorso ottobre Edison, su invito del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Ugo Patroni Griffi e del sindaco di Brindisi Riccardo Rossi, ha illustrato il progetto presso la sede di Confindustria e presso l’Autorità portuale
Nel corso dell’incontro sono emerse le preoccupazioni degli operatori portuali circa l’ubicazione del deposito e, in particolare, circa l’estensione dell’occupazione della banchina. A quanto pare Edison avrebbe accolto le istanze pervenute ed elaborato una soluzione tecnica alternativa che prevede l’arretramento dell’ormeggio delle navi gasiere destinate al deposito, liberando almeno 300 metri di banchina che resterebbero a disposizione delle altre operazioni portuali. Tale proposta sarebbe stata già discussa con i tecnici dell’Autorità portuale e della Capitaneria di porto, e sarebbe in fase di definizione progettuale e di ingegnerizzazione. Gli operatori portuali si sono dichiarati soddisfatti di questa possibile soluzione. Resta critico invece il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, che ha sollevato diverse obiezioni sulla localizzazione a Costa Morena proponendo uno spostamento del progetto a Capobianco, dove sarebbe dovuto sorgere il rigassificatore della British gas. Giorni fa il sindaco ha precisato: “Edison mi ha riferito che non esiste nessun nuovo progetto. Ho appreso che allo stato attuale c’è solo un’ipotesi di idee sulle quali stanno ragionando e che qualora diventassero variante di progetto, ne saremo informati con relativa illustrazione”. Da parte sua la società proponente si sente forte della scelta del sito e della compatibilità dell’area dopo il rilascio del Nulla osta di fattibilità da parte del comitato regionale.
In base al progetto di Edison il deposito costiero di Brindisi prevede che l’infrastruttura gestisca tre operazioni principali: l’approvvigionamento del gnl via nave di piccola taglia da un terminale di rigassificazione; lo stoccaggio nel deposito costiero e la vendita del combustibile per il trasporto pesante attraverso la distribuzione via terra con autobotti o rifornimento navi attraverso un bunker vessel.
L’investimento previsto per la realizzazione dell’opera è di circa 100 milioni di euro con impiego di manodopera sia durante le fasi di costruzione, che successivamente in quelle operative. La durata preventivata per il completamento dei lavori è di circa 36 mesi dall’ottenimento di tutte le autorizzazioni.
Al momento è n corso il procedimento autorizzativo. A dicembre 2019, come si diceva prima, Edison ha richiesto al ministero dello Sviluppo Economico la convocazione di una Conferenza di servizi preliminari ed ha presentato alle amministrazioni interessate dal procedimento autorizzativo uno Studio di fattibilità dell’impianto. La Conferenza dei servizi non si è ancora potuta tenere in presenza fisica a causa dell’emergenza sanitaria. Nello stesso dicembre 2019 Edison ha avviato l’istanza per l’ottenimento di un Nulla osta di fattibilità. Esattamente un anno dopo, a dicembre 2020, il Comitato tecnico regionale Puglia ha rilasciato parere positivo al Nof. Ma per operare è necessaria l’autorizzazione unica. I depositi gnl infatti, con capacità superiore alle 200 tonnellate, sono soggette a un’autorizzazione unica rilasciata dal ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e d’intesa con la Regione. L’impianto ha già ottenimento parere positivo al Nulla osta di fattibilità relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose. Brindisi è inserita tra i siti ad alto rischio di incidente rilevante, ed ospita già da anni nella sua zona industriali altri depositi di gas con funzione però totalmente diversa.
Edison durante l’incontro pubblico tenutosi a Brindisi ha parlato di ricadute positive sul territorio, affermando che qualora il progetto venisse realizzato renderebbe disponibile il gnl sia per uso marittimo che stradale nel centro-sud Italia determinando evidenti benefici economici in termini di indotto e competitività dei trasporti. Il deposito concorrerebbe a rendere il porto di Brindisi un’infrastruttura chiave per l’approvvigionamento di questo combustibile alternativo e intorno a cui consolidare i traffici esistenti, in particolare quello crocieristico, facendolo diventare un polo di attrazione preferenziale per i traffici dei mezzi navali “green” e incentivando lo sviluppo dei settori turistici oltre che industriali e commerciali.
Per quanto attiene alla rete di distribuzione stradale la società ha spiegato che il Piano Energia e Clima ha posto come obiettivo lo sviluppo di una rete di 800 distributori di GNL per mezzi pesanti entro il 2030: ad oggi i punti vendita di GNL operativi in Italia sono 87 e sono concentrati per lo più nel centro-nord Italia. In Puglia è operativo un solo punto vendita e dei 35 in via di sviluppo, nessuno è nella regione (Fonte Federmetano) lasciando quindi intravedere ampi margini di crescita per il mercato.
A Brindisi si è aperto il dibattito sull’opportunità di ospitare l’investimento. Ai dubbi del sindaco Rossi sulla localizzazione si sono aggiunti quelli della sua forza politica Brindisi Bene Comune che chiede che sia la città a decidere sul progetto. Il Partito democratico da parte sua non si esprime. Ma ad entrare nell’argomento a gamba tesa ci pensa ancora una volta il consigliere regionale Fabiano Amati, che ormai da tempo interviene su quasi tutte le questioni che riguardano il capoluogo. Amati boccia l’ipotesi del sindaco di trasferire l’opera a Capobianco, e indebolisce quella posizione. “Capobianco – dice – si compone di due parti. L’una, cioè quella colmata da British gas, è destinata alla Zona franca doganale, così come da decisione adottata dall’Agenzia delle dogane. Qualora la proposta si riferisse dunque a questa parte, bisognerebbe rinunciare alla Zona franca. E non mi sembra una buona idea quella di rinunciare a un grande investimento per accogliere un investimento più piccolo. La seconda parte di Capobianco, invece – aggiunge – ha bisogno di essere infrastrutturata (banchine e colmata), operazione che allo stato non ha nemmeno la progettazione e che per essere realizzata ha bisogno di 100 milioni d’investimenti pubblici. In altre parole, se ci fossero i soldi e tutto dovesse andare per il meglio, servirebbero almeno cinque anni di tempo per rendere disponibile l’area a ciò aggiungendo, ovviamente, i tempi di realizzazione del serbatoio di gas naturale liquefatto. Un ottimo motivo per convincere Edison ad andare altrove. In realtà Capobianco non è una soluzione alternativa plausibile ma un rifugio dialettico, per dare a vedere di possedere una soluzione alternativa e non farsi affibbiare il giudizio di ‘non-si-puotisti’, che mi pare invece possa essere confermato, a meno che non passi l’idea, Dio non voglia, che in tanti parlano senza un minimo di approfondimento di merito”.
Lucia Portolano
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