Enel ferma un gruppo, Macchia: “Non siano i lavoratori a pagare”

INTERVENTO / La decisione di anticipare nel mese di gennaio 2021 la fermata del Gruppo 2 della centrale
termoelettrica Federico II di Brindisi Cerano rientra nell’impegno di ENEL per la prevista transizione energetica verso un modello sempre più sostenibile. Del resto, la decarbonizzazione è una realtà dalla quale non si può tornare indietro e, per questo motivo, serve una “Road Map” che porti al migliore degli esiti possibili, in termini di occupazione, sostenibilità e ritorno economico per il territorio. L’obiettivo è ambizioso e per nulla semplice da centrare ma i livelli politico-istituzionali locali hanno il diritto e il dovere di chiedere a una sola voce impegni vincolanti anche a Enel e al governo affinché la transizione rappresenti una svolta concreta e irreversibile per Brindisi, polo industriale tra i più complessi e articolati dell’Europa, visti gli importantissimi insediamenti produttivi ospitati tra città e provincia, ma bisognoso di un improcrastinabile rinnovamento che necessariamente deve puntare
ad una svolta green ad ampio raggio in un percorso di tutela ambientale e di salute condiviso con il territorio.

La Cgil è da sempre attenta ai profondi mutamenti globali che investono il pianeta e, per questo, non sono passati inosservati i grandi progetti che vedono in prima fila Enel, tanto in giro per l’Italia, quanto dall’altro capo del mondo. Ed è proprio sulla produzione termoelettrica che il nostro Paese si gioca una partita strategica per la lotta ai cambiamenti climatici, ma soprattutto per avere un nuovo modello di sviluppo sostenibile partendo dall’innovazione e dalle tecnologie pulite. La CGIL Brindisi ha proposto una serie di progetti tra cui lo sviluppo di attività innovative sull’accumulo, sul foto voltaico, l’eolico, rinnovabili di ultima generazione e l’insediamento di una sede strutturata di rilevanza nazionale di ENEL Green Power – realtà in forte espansione per le attività di realizzazione, gestione e controllo dei nuovi impianti di energie rinnovabili – par fare di Brindisi un sito pilota per la transizione energetica. Tuttavia la CGIL per avere una transizione davvero epocale, definitiva e sostenibile, un “Green new deal “ per Brindisi, ha proposto un progetto pilota per la produzione di idrogeno verde in coerenza con gli indirizzi del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC). Progetto successivamente condiviso dalla Regione e portato in fase di
valutazione per la costruzione di un impianto per la produzione di idrogeno da fotovoltaico È necessario, quindi, riprendere un percorso che si è interrotto ben prima che la pandemia travolgesse tutto, bisogna ripartire dai temi che rappresentano i pilastri sui quali costruire il futuro di Brindisi. Serve una strategia immediata e condivisa che incardini i progetti in una nuova cornice disegnata per lo sviluppo sostenibile ed il territorio, guardando alle opportunità che piani come il Just Transition Fund e il Recovery Fund possano modificare il nostro modello di sviluppo, per stare dentro quei cambiamenti green previsti dal nuovo sistema europeo a condizione che la transizione energetica venga percepita da tutti come un beneficio  e non come un cambiamento che avvantaggia alcuni e danneggia altri. Dunque, non c’è più tempo da perdere: la transizione energetica può rivelarsi una grande opportunità solo se verranno contestualmente programmati adeguati investimenti per lo sviluppo economico e produttivo. È da qui che nasce l’obbligo anche per ENEL di non lasciare dietro nessuno, per evitare che siano i lavoratori a pagare i costi della transizione.

Antonio Macchia, segretario provinciale Cgil

1 Commento

  1. Forse prima di dare retta ai NO AL CARBONE, intendiamoci anche io voglio la nostra salute e quella dei nostri figli, bisognava capire dove collocare i lavoratori, sopratutto quelli delle ditte in appalto che da decenni lavorano nella centrale e per la centrale. Queste persone, che in molti casi hanno più di 50 anni, non possono pagare la mancata programmazione da parte di TUTTI. Questa cosa si sarebbe dovuta affrontare 10/15 anni fa e non aspettare gli ultimi anni per poi trovarsi con la bomba innescata. Qualche giorno fa mi sono fatto un giro per tutta la zona industriale e vi assicuro che sembra un paesaggio tipo quello dei videogiochi, dove i personaggi vanno in cerca degli zombi nelle città abbandonate. E’ ora che la politica, i sindacati e gli imprenditori, facciano il loro e risollevino questa città ADESSO!! Non c’è più tempo. I ragazzi di Brindisi che hanno voglia di emergere e hanno capacità, stanno già offrendo le loro prestazioni ad altre realtà e la città rimane in mano alla delinquenza e ai ragazzini sfrontati che la distruggono.

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